La Corte di Giustizia respinge il ricorso di Ungheria e Polonia contro la legge che lega i fondi europei al rispetto dello stato di diritto. In arrivo le linee guida per il meccanismo di condizionalità
In una sentenza, conferma del meccanismo di condizionalità per l’accesso ai fondi europei, Budapest e Varsavia hanno visto il loro ricorso respinto nella sua interezza. I valori dell’Ue, come lo stato di diritto, “definiscono l’identità stessa dell’Unione europea come ordine giuridico”, ha dichiarato la Corte in merito alla attesa sentenza. “La Corte precisa che il rispetto di questi valori non può essere ridotto a un obbligo che uno Stato candidato deve soddisfare per aderire all’Unione europea e che può ignorare dopo l’adesione”. Reagendo alla sentenza, il Ministro della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha detto che la Corte ha preso “una decisione politica”. Questo “a causa del nostro prossimo referendum sulla protezione dei bambini”, un seguito alla legge anti-gay del Governo ungherese approvata nel 2021.
La sentenza comporterà che la Commissione europea potrà trattenere i fondi diretti a Ungheria e Polonia in risposta alla violazione di principi cardine dell’Unione. La Presidente Ursula von der Leyen si troverà, quindi, presto sotto pressione da parte di tutto lo spettro politico per ricorrere a tale misura. “Basta scuse per la von der Leyen. È ora di agire finalmente contro i violatori del diritto nella nostra unione”, ha twittato il deputato verde tedesco Daniel Freund. In una dichiarazione successiva alla sentenza, la von der Leyen ha dichiarato che la Commissione “analizzerà attentamente il dettato delle sentenze e il loro possibile impatto sugli ulteriori passi che farà in base al regolamento”. Ha promesso che la Commissione “adotterà nelle prossime settimane delle linee guida che forniranno ulteriore chiarezza su come applicare il meccanismo nella pratica”.
La lunga attesa per il meccanismo di condizionalità
Nel dicembre 2020 l’Ue aveva adottato il regolamento che ha creato il meccanismo di condizionalità per proteggere il bilancio dell’Ue. L’Ungheria e la Polonia, però, hanno intentato subito un’azione legale davanti alla Corte dell’Ue nel marzo 2021. Ciò aveva portato a un’attesa degli esiti della sfida legale per procedere con l’utilizzo del meccanismo di condizionalità. Il piano ha ricevuto un forte sostegno dai Governi dell’Europa occidentale, che sono pagatori netti nel bilancio dell’Ue. Belgio, Danimarca, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Paesi Bassi e Svezia sono tra i principali sostenitori di questa misura, intervenendo nel corso della causa.
Nell’applicare il meccanismo di condizionalità, la Commissione europea dovrà controllare un’ampia gamma di violazioni dei valori democratici dell’Ue. In particolare le preoccupazioni di Polonia e Ungheria riguardano l’indipendenza della magistratura, così come l’interferenza dello Stato con i media e la società civile. Il Governo della Polonia sembra aver eroso l’indipendenza giudiziaria e aver ignorato le recenti decisioni della Corte di giustizia dell’Ue. In Ungheria, invece, leggi restrittive prendono di mira determinati gruppi della società civile e il Governo o i suoi sostenitori controllano gran parte dei media.
“L’Ungheria e la Polonia hanno fatto rapidamente marcia indietro sulla libertà dei media, l’indipendenza dei giudici, il diritto di protestare”, ha dichiarato Amnesty International. L’Ungheria e la Polonia stanno infatti affrontando anche un esame per i loro scarsi risultati nello stato di diritto secondo la procedura dell’articolo 7. Tale disposizione del trattato Ue, che si occupa dei Governi che violano i principi dell’Ue, può portare alla sospensione del diritto di voto nel Consiglio.
Difendere lo stato di diritto: le possibili ripercussioni
L’Ue ha già congelato fondi per il recupero della pandemia per un valore di 36 miliardi per la Polonia e 7 miliardi per l’Ungheria. Il cosiddetto “meccanismo di condizionalità” potrebbe ora colpire qualsiasi parte del bilancio dell’Ue, del valore di 1,8 trilioni di euro per il 2021-27. L’Ungheria è tra i maggiori beneficiari di fondi Ue pro capite e la Polonia è il maggiore beneficiario netto complessivo. Eventuali tagli ai fondi europei potrebbero quindi avere forti ricadute sul tessuto socioeconomico dei Paesi colpiti
La Polonia e l’Ungheria hanno minacciato di vendicarsi bloccando altre decisioni dell’Ue che richiedono l’unanimità, anche sul clima e l’energia, così come la politica estera. Molto dipenderà dalle linee guida che produrrà la Commissione.
La decisione potrebbe anche avere un impatto politico immediato, in particolare in Ungheria, dove le elezioni nazionali avverranno il 3 aprile. Queste dovrebbero essere le elezioni più difficili per il Primo Ministro Viktor Orbán dalla sua schiacciante vittoria nel 2010.
La Corte di Giustizia respinge il ricorso di Ungheria e Polonia contro la legge che lega i fondi europei al rispetto dello stato di diritto. In arrivo le linee guida per il meccanismo di condizionalità
In una sentenza, conferma del meccanismo di condizionalità per l’accesso ai fondi europei, Budapest e Varsavia hanno visto il loro ricorso respinto nella sua interezza. I valori dell’Ue, come lo stato di diritto, “definiscono l’identità stessa dell’Unione europea come ordine giuridico”, ha dichiarato la Corte in merito alla attesa sentenza. “La Corte precisa che il rispetto di questi valori non può essere ridotto a un obbligo che uno Stato candidato deve soddisfare per aderire all’Unione europea e che può ignorare dopo l’adesione”. Reagendo alla sentenza, il Ministro della Giustizia ungherese, Judit Varga, ha detto che la Corte ha preso “una decisione politica”. Questo “a causa del nostro prossimo referendum sulla protezione dei bambini”, un seguito alla legge anti-gay del Governo ungherese approvata nel 2021.