Il senatore della West Virginia ha fatto sapere che voterà contro la riforma del filibuster e la legge che garantirebbe il diritto di voto. Per lui la democrazia americana non è in pericolo...
Il senatore della West Virginia ha fatto sapere che voterà contro la riforma del filibuster e la legge che garantirebbe il diritto di voto. Per lui la democrazia americana non è in pericolo…
Il senatore della West Virginia, Joe Manchin, è ottimista e ritiene che la democrazia americana non sia in pericolo. O almeno questo si desume dalla sua ultima presa di posizione in materia elettorale. Il senatore democratico che riesce a farsi rieleggere nell’ex Stato del carbone, dove Trump ha vinto a valanga anche nel 2020, ha infatti annunciato, con un articolo pubblicato dalla Charleston Gazette-Mail, che voterà contro la più grande revisione della legge elettorale degli Stati Uniti proposta dal suo partito, non lasciando speranze a un testo cruciale per garantire il diritto di voto negli Stati governati dai repubblicani. Manchin spiega la sua scelta con la necessità di preservare lo spirito bipartisan che dovrebbe ispirare le scelte sulle regole: non votarle congiuntamente “rischierebbe di dividere ulteriormente e distruggere la repubblica che abbiamo giurato di proteggere e difendere quando siamo stati eletti”.
Il progetto di legge, denominato “For the people’s act”, limiterebbe il ridisegno dei distretti congressuali fatto dalle maggioranze statali, introdurrebbe maggior trasparenza al sistema di finanziamento delle campagne elettorali e costringerebbe gli Stati a prevedere la possibilità di votare a distanza senza un giustificato motivo, nonché garantirebbe una finestra per votare di 15 giorni. Il testo sostenuto con forza dal Presidente anche durante il suo discorso a Tulsanel centenario del rogo della “Black Wall Street”, è una risposta alle leggi votate dalle assemblee legislative a maggioranza repubblicana che restringono la possibilità di votare sulla base delle congetture false che lo scorso novembre la vittoria di Biden sia il frutto di frodi elettorali. La verità è che quello degli Stati Uniti è un sistema antiquato e barocco che si potrebbe rendere funzionale introducendo una tessera elettorale, il voto in un giorno di festa e altre piccole riforme considerate normali nelle altre democrazie avanzate.
La riforma del filibuster e delle infrastrutture
Con la maggioranza di uno che i democratici hanno al Senato, senza il voto di Manchin, la legge è destinata a venire bocciata. Allo stesso modo, il senatore della West Virginia tiene con il fiato sospeso l’amministrazione Biden e il suo partito sulla riforma del filibustering(l’ostruzionismo per aggirare il quale servono 60 voti) e persino sul pacchetto di infrastrutture proposto dalla Casa Bianca. Il senatore insiste sulla necessità di trovare un terreno comune ai due partiti, come da tradizione politica americana. Manchin sembra però non sapere o non vedere che il partito avversario ha come obiettivo quello di impedire all’amministrazione democratica di produrre risultati. Il leader repubblicano in Senato, Mitch McConnell, lo spiegò quando venne eletto Obama e sembra intenzionato a fare lo stesso con Biden. Il Presidente ha anche lui sostenuto la necessità di cercare compromessi con il campo avversario, ma di fronte al muro di gomma contro il quale sbattono le sue proposte sembra propendere per l’idea che occorra forzare la mano.
Ma cosa significa forzare la mano? Tutto e niente. La sinistra del partito ha preso ad alzare i toni nei confronti di Manchin e Sinema (senatrice dell’Arizona, anche lei tiepida nei confronti delle riforme elettorali) ma non ha frecce al suo arco. Il rappresentante di New York Mondaire Jones chiama Manchin “intellettualmente disonesto, perché si appella alla bipartisanship mentre sa che il partito repubblicano sta lavorando per smantellare il funzionamento delle istituzioni democratiche, la cooperazione tra partiti precede l’avvento di FoxNews e della propaganda di estrema destra”. Jones non ha torto, l’agenda del partito repubblicano non sembra avere altri punti all’ordine del giorno se non quello di far deragliare Biden.
Se però è difficile, ma possibile, riuscire a convincere i due senatori sulle leggi di spesa promettendo grandi cose per i loro Stati – la West Virginia è tra quelli socialmente ed economicamente peggio messi del Paese – tutto si complica se parliamo di riforme del sistema. Manchin pensa alla sua rielezione e sa che in uno Stato bianco al 92% le discussioni sul voto delle minoranze sono mal viste, mentre le retorica sul passato migliore messo in dubbio da un’America sempre meno omogenea funzionano benissimo.
L’unico ad avere armi per tentare di forzare la mano è Joe Biden. Nemmeno lui ha strumenti reali per far cambiare opinione a Manchin, ma potrebbe proporre delle ipotesi di compromesso, annacquare il testo in votazione e usare argomenti retorici contro il senatore ribelle. Così facendo fornirebbe una scappatoia a Manchin e porterebbe comunque a casa un risultato. Nulla però garantisce il voto a favore del senatore e senza quello Biden e tutto il Partito democratico hanno come prospettiva quella di non produrre risultati sul fronte degli investimenti in economia e welfare e di andare al voto di metà mandato con le regole restrittive volute da diversi Stati. È dunque probabile che Biden o il leader del Senato Schumer si apprestino a ridimensionare le proprie richieste nella speranza che Manchin cambi idea. Il rischio di perdere la maggioranza e di trovarsi, come Obama per sei anni su otto, a non poter produrre legislazione significativa, è dietro l’angolo.
Il senatore della West Virginia ha fatto sapere che voterà contro la riforma del filibuster e la legge che garantirebbe il diritto di voto. Per lui la democrazia americana non è in pericolo…
Il senatore della West Virginia, Joe Manchin, è ottimista e ritiene che la democrazia americana non sia in pericolo. O almeno questo si desume dalla sua ultima presa di posizione in materia elettorale. Il senatore democratico che riesce a farsi rieleggere nell’ex Stato del carbone, dove Trump ha vinto a valanga anche nel 2020, ha infatti annunciato, con un articolo pubblicato dalla Charleston Gazette-Mail, che voterà contro la più grande revisione della legge elettorale degli Stati Uniti proposta dal suo partito, non lasciando speranze a un testo cruciale per garantire il diritto di voto negli Stati governati dai repubblicani. Manchin spiega la sua scelta con la necessità di preservare lo spirito bipartisan che dovrebbe ispirare le scelte sulle regole: non votarle congiuntamente “rischierebbe di dividere ulteriormente e distruggere la repubblica che abbiamo giurato di proteggere e difendere quando siamo stati eletti”.
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