Il Consiglio dei Ministri degli Esteri declassa la figura del leader d'opposizione Juan Guaidó, mentre i deputati chiedono di riaffermare la dicitura di Presidente ad interim
Il Consiglio dei Ministri degli Esteri declassa la figura del leader d’opposizione Juan Guaidó, mentre i deputati chiedono di riaffermare la dicitura di Presidente ad interim
Sembrerebbe cambiata la posizione dell’Unione europea nei confronti di Juan Guaidó. Nei giorni scorsi la pubblicazione delle conclusioni del Consiglio dei Ministri degli Esteri mette in evidenza una nuova formulazione nei confronti di quello che dal 2019 è stato ritenuto il leader del fronte contrario al Presidente Nicolás Maduro, definito recentemente, insieme agli altri esponenti anti-governativi, “rappresentanti dell’opposizione democratica” e ancora “importanti attori e interlocutori privilegiati”.
Il documento del Consiglio aveva lo scopo di riaffermare il supporto europeo verso il futuro democratico del Venezuela, con la richiesta di garanzia delle espressioni politiche e dei diritti civili, così come la liberazione dei prigionieri contrari al Presidente Maduro. Ma le conclusioni hanno creato ulteriori frizioni con il Parlamento dell’Ue, che già si era mostrato sensibile verso la terminologia utilizzata in precedenza dalla Commissione.
Infatti, in un comunicato stampa del 6 gennaio, l’Alto Commissario per la Politica Estera Josep Borrell parlò di Juan come rappresentante — insieme agli altri — dell’ormai in scadenza Assemblea Nazionale eletta nel 2015, senza rimarcare con una dicitura formale il ruolo dell’autoproclamato Presidente ad interim secondo quanto previsto dalla Costituzione venezuelana.
In quel caso, Borrell specificò che le dichiarazioni non erano da intendersi come direttamente attribuibili a lui, bensì come un testo concordato e votato all’unanimità dai 27 membri. L’Alto Rappresentante aggiunse che è legittimo che il Parlamento abbia un’altra posizione. E infatti dai membri parlamentari è stata approvata una risoluzione che chiede all’Ue di ristabilire il supporto inequivocabile per Guaidó come ultimo Presidente democraticamente eletto del Parlamento e, di conseguenza, ad interim della nazione.
D’altro canto, sono in atto dei movimenti all’interno dell’ampia opposizione venezuelana che segnalano insofferenza verso Juan Guaidó. A fine 2020 Vanessa Neumann, rappresentante diplomatica dell’opposizione nel Regno Unito, si dimise a causa di problematiche legate all’incertezza di numerosi partiti d’opposizione attorno alla figura dell’ex Presidente del Parlamento, lei stessa evidenziando dubbi sul suo operato.
Dal fallito colpo di Stato del maggio 2019 alle ultime elezioni parlamentari di dicembre vinte da Maduro, sotto accusa da parte dei partiti anti-governativi è proprio Guaidó, che non sarebbe stato capace di mediare tra le varie istanze, portando a una divisione delle opposizioni che ha favorito il Presidente in carica. L’ultima tornata elettorale avrebbe dovuto sancire l’unità del fronte contro Maduro con il boicottaggio in massa delle elezioni. Invece, uno dei blocchi ha partecipato alla consultazione, conquistando il 18% dei consensi.
Il Consiglio dei Ministri degli Esteri declassa la figura del leader d’opposizione Juan Guaidó, mentre i deputati chiedono di riaffermare la dicitura di Presidente ad interim
Sembrerebbe cambiata la posizione dell’Unione europea nei confronti di Juan Guaidó. Nei giorni scorsi la pubblicazione delle conclusioni del Consiglio dei Ministri degli Esteri mette in evidenza una nuova formulazione nei confronti di quello che dal 2019 è stato ritenuto il leader del fronte contrario al Presidente Nicolás Maduro, definito recentemente, insieme agli altri esponenti anti-governativi, “rappresentanti dell’opposizione democratica” e ancora “importanti attori e interlocutori privilegiati”.
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