Nel giro di poche ore, il Ciad ha chiesto alla Francia di ritirare i propri soldati dal Paese e il Senegal ha detto a Parigi che farà altrettanto. La Francia paga l’incapacità di adattarsi ad un contesto cambiato e sarà obbligata a modificare i propri piani strategici.
Bruxelles vorrebbe porre le basi per lo sviluppo di un’economia più forte e dinamica in Camerun e anche consolidare la democratizzazione del Paese, uno degli stati meno liberi al mondo, controllato ininterrottamente dal 1982 dal regime di Paul Biya.
Complesso capire quali siano le reazioni in Africa, tra i capi di stato e le popolazioni. In attesa delle elezioni, gran parte dei Paesi subsahariani hanno preferito non esporsi – con l’eccezione del Sudafrica, convintamente pro Harris.
I risultati elettorali apparentemente chiari nascondono una realtà ben più complessa. Da subito il voto è stato contestato dalle opposizioni, che hanno accusato il Frelimo di brogli e di aver registrato 900mila elettori inesistenti.
A 30 anni dal genocidio del 1994, il Rwanda viene acclamato a livello internazionale come una delle principali success stories africane. Quella guidata da Paul Kagame, però, è a tutti gli effetti una dittatura, legittimata da elezioni a cui sono ammessi solo i partiti alleati con il regime.
Il nodo resta la crisi economica e la questione migratoria, Saied ha ribadito l’impegno di Tunisi a cooperare nel controllo delle migrazioni ma ha espresso la ferma opposizione del suo Paese a diventare luogo di soggiorno per i migranti irregolari.
La forza della democrazia in Ghana non esclude la sopravvivenza del sistema di potere tradizionale della chieftancy, il sistema dei capi tradizionali, che è stato preservato sin dall’indipendenza ed è ora tutelato dalla Costituzione del 1992.
Il presidente uscente Tebboune, riconfermato dalle urne, ha dovuto riconoscere la presenza di irregolarità, ammettendo implicitamente che le elezioni non si sono svolte in maniera corretta. In evidenza il dato dell’affluenza, bassissima.
Mali e Niger hanno interrotto le loro relazioni con l’Ucraina, dopo che è emerso che Kiev avrebbe aiutato gruppi ribelli nei due Stati a uccidere dei mercenari russi.
Nei primi mesi di governo, Faye e il suo partito si sono mostrati molto più moderati di quanto era lecito attendersi e di certo non hanno portato la rivoluzione che avevano promesso. Soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la Francia.