Una donna prende parte a una protesta contro gli emendamenti alla Costituzione russa, Mosca, Russia, primo luglio 2020. Il cartello recita: "Putin per sempre". REUTERS/Maxim Shemetov
Vladimir Putin potrà rimanere alla guida della Russia fino al 2036: circa il 78% dei votanti si è espresso a favore delle modifiche costituzionali
Una donna prende parte a una protesta contro gli emendamenti alla Costituzione russa, Mosca, Russia, primo luglio 2020. Il cartello recita: “Putin per sempre”. REUTERS/Maxim Shemetov
In Russia il 78% circa dei votanti si è espresso a favore delle modifiche costituzionali volute dal Presidente Vladimir Putin, che ha così ottenuto la possibilità di restare al potere fino al 2036. Putin è alla guida della Russia già da vent’anni: il suo mandato attuale si concluderà nel 2024, ma grazie alle riforme previste dal referendum potrà ricandidarsi per altre due volte.
Benché l’esito del referendum fosse scontato – l’opposizione ha però parlato di voto illegittimo –, si tratta comunque di una vittoria per Putin e di un passo importante verso il raggiungimento del suo obiettivo: estendere e rafforzare il proprio controllo sul Paese. Si tratta in realtà di un progetto che va ben oltre la pura leadership e che può essere definito politico in senso ampio, quando non direttamente ideologico.
Il patriottismo e il conservatorismosociale sono due elementi centrali nell’idea di Russia che ha Putin. Non è un caso se molti emendamenti contenuti nella nuova costituzione (e approvati dal referendum) riguardino proprio questioni culturali: il divieto di matrimonio fra persone dello stesso sesso, la volontà di proteggere la presunta “verità storica” sulla Seconda guerra mondiale per enfatizzare il contributo sovietico, il riferimento alla fede in Dio dei russi, tramandata loro dagli antenati.
Secondo BBC News questi emendamenti – i più discussi dalla televisione russa e quelli su cui il Governo stesso ha insistito di più – avrebbero permesso a Putin di spostare l’attenzione dalle modifiche istituzionali, create ad hoc per garantirgli la possibilità di rimanere al potere fino al 2036.
La ricostruzione è sensata e l’obiettivo tattico potrebbe essere stato proprio questo: insistere sul patriottismo e sull’identità nazionale russa per stimolare la partecipazione al voto e per allontanare l’idea di un referendum “su Putin”. La popolarità del Presidente è infatti ai minimi: il suo tasso di approvazione è del 60 per cento, secondo un sondaggio di Levada. Una cifra comunque alta, specie se paragonata agli indici di gradimento della maggior parte dei politici occidentali, ma ben al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti, che sfioravano anche il 90 per cento.
Se si guarda tuttavia alla strategia di Putin, si coglie immediatamente l’importanza del conservatorismo sociale. Putin si presenta alla popolazione russa – e a quelle russofone delle ex-repubbliche sovietiche – come il difensore della morale tradizionale contro il liberalismo occidentale, che accusa di essere portatore di corruzione: il valore della famiglia contro la “propaganda gay”, dunque, per usare un termine del Cremlino.
La religione ortodossa, in particolare, è fondamentale nel disegno di Putin, che in questi vent’anni ha rafforzato il ruolo pubblico e politico della Chiesa. Professato dalla maggioranza della popolazione, il Cristianesimo ortodosso funge innanzitutto da elemento unificante per la nazione. Ma l’insistenza sulla fede è anche utile a Putin per rimarcare le differenze tra la Russia e un Occidente che avrebbe smarrito il proprio senso morale.
La religione ortodossa possiede infine una funzione “estera” per Putin, che la utilizza come uno strumento per estendere l’influenza di Mosca al di là dei suoi confini. Secondo una ricerca di Pew, la stragrande maggioranza delle popolazioni dell’Europa centrale e orientale – si va dal 73% della Bielorussia al 78% dell’Ucraina all’89% della Georgia, fino al 92% della Moldavia – si definisce ortodossa.
Il riferimento alla fede ancestrale in Dio incluso nella nuova costituzione russa è un riferimento allo Stato medievale della Rus’ di Kiev e al battesimo di Vladimir il Grande (circa 990): un evento ancora importante per gli slavi di fede cristiana ortodossa.
Vladimir Putin potrà rimanere alla guida della Russia fino al 2036: circa il 78% dei votanti si è espresso a favore delle modifiche costituzionali
In Russia il 78% circa dei votanti si è espresso a favore delle modifiche costituzionali volute dal Presidente Vladimir Putin, che ha così ottenuto la possibilità di restare al potere fino al 2036. Putin è alla guida della Russia già da vent’anni: il suo mandato attuale si concluderà nel 2024, ma grazie alle riforme previste dal referendum potrà ricandidarsi per altre due volte.
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