Il 17 novembre Arianespace, la società spaziale francese, fallì nel portare in orbita due satelliti. Intanto, l'Europa cerca di dotarsi di una strategia più offensiva per tenere il passo con Stati Uniti e Cina
Il 17 novembre Arianespace, la società spaziale francese, fallì nel portare in orbita due satelliti. Intanto, l’Europa cerca di dotarsi di una strategia più offensiva per tenere il passo con Stati Uniti e Cina
Il 15 novembre scorso SpaceX, l’azienda aerospaziale statunitense fondata da Elon Musk, ha trasportato con successo in orbita quattro astronauti diretti verso la Stazione spaziale internazionale. Circa sei mesi prima, il 30 maggio, con un lancio definito “storico”, ne aveva portati altri due, partendo sempre dal territorio americano.
Il 17 novembre la società di trasporto spaziale francese Arianespace, invece, fallì: avrebbe dovuto mettere in orbita due satelliti – uno francese e uno spagnolo, quest’ultimo legato al programma europeo Copernicus sull’osservazione della Terra –, ma il razzo ebbe un problema durante il volo e il carico andò perduto.
A mettere a confronto (e in competizione) Arianespace con SpaceX è anche la Commissione europea, che vorrebbe unire i Paesi membri dell’Unione nel sostegno alla società francese.
Lo spazio ha del resto acquisito una forte centralità politica, economica, strategica e militare, e non a caso si parla di una nuova “corsa”. Ma l’Urss questa volta non c’entra: la sfida è principalmente tra Stati Uniti e Cina. L’Unione europea, coerentemente con gli obiettivi autoimposti di autonomia strategica, non vuole rimanere ai margini e intende anzi diventare un attore spaziale di primo piano.
L’alleanza europea sui lanciatori spaziali
Una decina di giorni fa il Commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton ha detto appunto che Bruxelles ha bisogno di una strategia per lo spazio “più offensiva e aggressiva” per tenere il passo con i progressi cinesi e con gli sviluppi tecnologici statunitensi. Da una parte, sono sempre più evidenti – come dimostrato dalla missione lunare Chang’e 5 – le ambizioni di Pechino in questo campo; dall’altra, SpaceX ha sviluppato la capacità di riutilizzare i propri razzi per nuovi lanci, riducendo di molto i costi delle missioni spaziali.
Nel corso degli ultimi decenni l’Europa ha cercato di accrescere la propria proiezione spaziale. Tra le altre cose, si è dotata di un sistema di posizionamento satellitare – chiamato Galileo –, in alternativa al Gps americano. Secondo Breton, però, quanto fatto finora non è abbastanza. E ha pertanto annunciato la nascita di una “alleanza europea sui lanciatori spaziali per poter definire insieme […] una tabella di marcia comune per la nuova generazione di lanciatori e di tecnologie utili a garantirci un accesso autonomo allo spazio”.
Breton ha anticipato che l’alleanza sarà composta da gruppi industriali, da Governi e legislatori europei e dall’Agenzia spaziale europea (Esa).
Nuovi standard
Proprio in riferimento ai razzi riutilizzabili di SpaceX, Breton ha notato che il paradigma dei lanciatori è cambiato e che l’Europa non può continuare a fare affidamento sulle tecnologie convenzionali. Come quelle del lanciatore Ariane 5, sviluppato da Arianespace per l’Esa e definito dal Commissario “un leader del mercato per anni”. Ma “gli standard per i lanciatori stanno attualmente venendo ridefiniti al di fuori dell’Europa”, ha aggiunto.
Politico scrive che l’Europa, invece di puntare su un approccio radicalmente diverso (come ha fatto SpaceX), ha preso una scelta conservativa, adottando un design tradizionale per il nuovo lanciatore Ariane 6, che dovrebbe venire testato per la metà del 2022. Anche il Ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire ha riconosciuto che l’Europa ha compiuto un errore nello scartare l’opzione del razzo riutilizzabile, peccando di scarsa “audacia”.
Secondo le stime, Ariane 6 avrà un costo di circa 77 milioni di dollari a lancio, molto meno rispetto al prezzo di Ariane 5 (177 milioni). Ma più del costo del razzo Falcon 9 di SpaceX, 62 milioni a lancio, che possiede inoltre il vantaggio di essere riutilizzabile.
Arianespace è nata nel 1980 e attualmente la sua quota nel mercato dei lanci satellitari vale 2,6 miliardi di dollari. Appena sotto (2,3 miliardi) c’è la società statunitense Blue Origin, creata nel 2000 dal fondatore di Amazon, Jeff Bezos. In cima alla classifica c’è SpaceX di Elon Musk, con una quota di 3,3 miliardi.
I rischi di un approccio “Compra europeo”
L’alleanza pubblico-privato descritta da Thierry Breton si poggerà anche sul sostegno dei Governi europei, incoraggiati da Bruxelles ad affidarsi principalmente ad Arianespace per la messa in orbita dei loro satelliti. E sulla rapida attivazione di una nuova rete satellitare a banda larga europea, che – oltre a migliorare la connettività Internet – dovrebbe aumentare l’offerta di contratti di lancio, scrive Politico.
Il direttore generale dell’Esa, Jan Wörner, ha avvertito però dei rischi di un approccio simile. Impostare una politica “compra europeo” all’interno dell’Unione potrebbe spingere gli altri Paesi a fare lo stesso e a chiudere i loro mercati. “Saremmo noi a perderci”, ha detto Wörner, “visto che vogliamo esportare i nostri lanciatori”. Josef Aschbacher, che sostituirà Wörner come nuovo direttore dell’agenzia, sembra tuttavia dare maggiore peso all’aspetto strategico della questione. “I lanciatori sono strategici e dobbiamo essere all’avanguardia nel mercato”, ha dichiarato. “Dobbiamo riprenderci la nostra quota”.
Arianespace sostiene che la strategia della Commissione europea non sia molto diversa da quella del Governo degli Stati Uniti, che starebbe sostenendo attivamente le proprie aziende aerospaziali attraverso grandi contratti istituzionali. L’anno scorso il Dipartimento della Difesa americano ha stipulato contratti multimilionari con SpaceX e United Launch Alliance (joint venture tra Boeing e Lockheed Martin) perché effettuino lanci per conto della Space Force, la branca delle forze armate che si occupa delle operazioni nello spazio.
Arianespace potrebbe concludere un accordo da 1 miliardi di euro con Bruxelles per portare in orbita i satelliti del sistema Galileo e del programma Copernicus.
Il 15 novembre scorso SpaceX, l’azienda aerospaziale statunitense fondata da Elon Musk, ha trasportato con successo in orbita quattro astronauti diretti verso la Stazione spaziale internazionale. Circa sei mesi prima, il 30 maggio, con un lancio definito “storico”, ne aveva portati altri due, partendo sempre dal territorio americano.
Il 17 novembre la società di trasporto spaziale francese Arianespace, invece, fallì: avrebbe dovuto mettere in orbita due satelliti – uno francese e uno spagnolo, quest’ultimo legato al programma europeo Copernicus sull’osservazione della Terra –, ma il razzo ebbe un problema durante il volo e il carico andò perduto.
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