Dopo i successi del pacchetto anti Covid e della campagna vaccinale, Biden lascia ai partiti in Congresso il compito di negoziare su temi complicati e divisivi
Dopo i successi del pacchetto anti Covid e della campagna vaccinale, Biden lascia ai partiti in Congresso il compito di negoziare su temi complicati e divisivi
Le stagioni politiche americane sono brevi. L’amministrazione Biden e la sua maggioranza in Congresso sono infatti già alle prese con il problema 2022, quando come ogni metà mandato si rinnovano la Camera e un terzo del Senato. I democratici devono sperare di mantenere la loro maggioranza nonostante le leggi che restringono e limitano l’esercizio del voto e il prossimo ridisegno dei distretti elettorali negli Stati a guida repubblicana che avverrà costruendo confini dei singoli collegi pensati per favorire i candidati del Grand Old Party (l’assurda pratica di disegno partigiano dei collegi elettorali è nota come gerrymandering).
Come contrastare queste pratiche che cambiano le regole per cambiare i risultati elettorali? Nella testa di Biden e dei suoi la soluzione ci sarebbe: ottenere risultati. Ma dopo le prime settimane di grande dinamismo e successi – il pacchetto economico di tamponamento della crisi da Covid e la campagna vaccinale a Washington tutto sembra essersi fermato.
Biden ha lasciato ai partiti in Congresso il compito di negoziare su alcuni temi divisivi e complicati sui quali però serve davvero raggiungere compromessi affinché passino e si evitino crociate “fine di mondo” di quelle che distraggono l’opinione pubblica e mobilitano l’elettorato a lui avverso. Su immigrazione, controllo e regole per la circolazione di armi da fuoco, riforma della polizia, si chiede il contributo degli eletti e dei due partiti e si offrono gli strumenti dell’amministrazione per fornire know-how tecnico. Su questi temi in Senato si discute e ci sono tentativi di produrre legislazione condivisa; il video nel quale si vedono due poliziotti della Louisiana uccidere e insultare l’afroamericano Ronald Greene aiuterà a tenere alta l’attenzione sulla necessità di far passare qualche provvedimento in materia di polizia.
Il pacchetto sulle infrastrutture
Le carte Biden le vuole giocare sulla legislazione economica: infrastrutture, welfare, transizione ecologica, fisco. Ma la campagna elettorale si avvicina anche per il Partito repubblicano e non è affatto detto che una forza politica che continua a essere ostaggio dell’ex Presidente Trump voglia lavorare su un compromesso. Non il partito e la sua leadership almeno. Ma per i singoli eletti le cose sono diverse: quanti benefici porterebbe il provvedimento X in quella contea dove il rappresentante Y viene eletto? Come e quanto impatterebbe il piano infrastrutture sull’economia dello Stato di questo o quel senatore? Queste sono le domande a cui probabilmente Biden fornisce risposte in incontri con i singoli eletti, alcuni dei quali ha visto nelle settimane passate. I negoziati in Congresso avvengono molto e anche così e il Presidente ne ha lunga esperienza. Ma basterà?
La scorsa settimana la Casa Bianca ha avanzato una sua ipotesi di ridimensionamento del pacchetto infrastrutture, venendo incontro alle obiezioni sul deficit dei senatori moderati di entrambi i partiti e alle preoccupazioni diffuse su deficit e inflazione. L’idea sottoposta a un gruppo di senatori repubblicani è quella di ridurre la spesa di circa 500 miliardi, ma non di ridimensionare il concetto di infrastruttura che il partito di Trump contesta: per i democratici le infrastrutture sono anche la banda larga o alcune spese di welfare e per la transizione ecologica. Le differenze rimangono anche su come finanziare la spesa futura. I repubblicani sono per ridimensionare il pacchetto e imporre tariffe sulle nuove infrastrutture, l’amministrazione rifiuta questo approccio perché ritiene che si debbano raccogliere risorse eliminando i tagli alle tasse fatti da Trump e con nuove tasse sui redditi più alti – oltre che con le misure in discussione in sede Ocse sulle tasse ai grandi gruppi e i profitti fatti all’estero. Far pagare tariffe sulle nuove infrastrutture, spiegano alla Casa Bianca, significherebbe aumentare le tasse a tutti i cittadini, mentre il Presidente ha promesso di non alzarle a chi guadagna meno di 400mila dollari l’anno. Per certi aspetti è una delle differenze tra una politica fiscale di destra e una di sinistra.
In un’intervista al New York Times, Biden racconta più o meno di non essere cambiato in termini politici, ma di ritenere che l’America abbia preso le distanze dalla se stessa del pre e Dopoguerra, quando l’accesso all’istruzione superiore di qualità non era roba da milionari, i salti erano contrattati dai sindacati e così via. “Oggi siamo a un passaggio di fase cruciale e dobbiamo attrezzarci e per questo le leggi che propongo sono di quella dimensione”, dice in sostanza il Presidente. Sulla dimensione e la direzione delle iniziative legislative da prendere le distanze con il partito di opposizione rimangono. Alla Casa Bianca spiegano che la volontà di trattare c’è, ma che se non ci saranno segnali di compromesso, l’amministrazione premerà affinché si proceda comunque. Per avere un’agenda ambiziosa nei due anni finali della presidenza, Biden dovrà mantenere la maggioranza e per mantenerla deve ottenere risultati. Se non c’è modo di portarli a casa con il metodo bipartisan si tenterà con il metodo “o la va o la spacca”.
Dopo i successi del pacchetto anti Covid e della campagna vaccinale, Biden lascia ai partiti in Congresso il compito di negoziare su temi complicati e divisivi
Le stagioni politiche americane sono brevi. L’amministrazione Biden e la sua maggioranza in Congresso sono infatti già alle prese con il problema 2022, quando come ogni metà mandato si rinnovano la Camera e un terzo del Senato. I democratici devono sperare di mantenere la loro maggioranza nonostante le leggi che restringono e limitano l’esercizio del voto e il prossimo ridisegno dei distretti elettorali negli Stati a guida repubblicana che avverrà costruendo confini dei singoli collegi pensati per favorire i candidati del Grand Old Party (l’assurda pratica di disegno partigiano dei collegi elettorali è nota come gerrymandering).
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Abbonati per un anno a tutti i contenuti
del sito e all'edizione cartacea + digitale della rivista di
geopolitica