A Budapest si protesta contro l’edificazione del campus della Fudan University, ma il Governo approva la cessione dei lotti di terreno. Nuova trappola del debito?
La costruzione del campus della Fudan University di Shanghai a Budapest rischia di avere effetti di lungo termine nella politica interna ungherese, con il sindaco della capitale Gergely Karacsony che potrebbe rappresentare l’anno prossimo alle elezioni generali l’alternativa al Primo Ministro Viktor Orbán del tutto contrario al progetto. La struttura dovrebbe vedere la luce nel 2024 e sarebbe la prima università cinese ad avere una sede satellite in Europa.
Problemi politici ed economici
Le questioni sono molteplici: c’è chi vede, dietro la scelta, un eccessivo avvicinamento dell’Ungheria verso il Partito comunista cinese e chi si preoccupa delle spese per l’edificazione delle strutture universitarie. Infatti, secondo i documenti trapelati e pubblicati dal giornale Direkt36, l’esborso per lo Stato sarebbe pari a 1.5 miliardi di dollari, più dell’intero budget che normalmente l’Ungheria impiega per l’educazione universitaria.
Budapest dovrebbe, in sostanza, ripagare un prestito di almeno 1.3 miliardi di dollari alla Development Bank di Pechino, una mossa che andrebbe contro i regolamenti dell’Unione europea e che si avvicina pericolosamente al caso del Montenegro, che siglò un accordo con la Cina (tramite la banca ExIm) per il finanziamento dell’85% dei costi di un’autostrada. Ora il Paese balcanico rischia di dover cedere ampie fette di territorio alla banca se non ripagherà il debito. Anche per l’Ungheria una trappola del debito?
I dubbi sul progetto
Per la costruzione del campus, per giunta, verrebbero impiegati materiali provenienti dalla Cina, così come sarebbero aziende di Pechino a occuparsi del progetto, che prevede anche edilizia low-cost per ospitare almeno 12mila studenti. Dopo le rivelazioni di Direkt36, su tutte le furie le opposizioni, che sono scese in piazza nei giorni scorsi per protestare, nonostante le restrizioni imposte per la crisi sanitaria da coronavirus.
A guidare la protesta lo stesso sindaco Karacsony, leader dei Verdi, europeista, che ha espresso veementemente la sua critica all’idea e minacciato di negare lo svolgimento nella sua città del campionato mondiale di atletica nel 2023. Il prossimo anno si terranno le elezioni nel Paese magiaro: l’opposizione si prepara già a una dura battaglia.
Le questioni sono molteplici: c’è chi vede, dietro la scelta, un eccessivo avvicinamento dell’Ungheria verso il Partito comunista cinese e chi si preoccupa delle spese per l’edificazione delle strutture universitarie. Infatti, secondo i documenti trapelati e pubblicati dal giornale Direkt36, l’esborso per lo Stato sarebbe pari a 1.5 miliardi di dollari, più dell’intero budget che normalmente l’Ungheria impiega per l’educazione universitaria.