Il direttore generale dell’Oms Ghebreyesus: non possiamo accettare che poche nazioni più ricche abbiano già usato la maggior parte dei sieri disponibili.
Le Nazioni Unite e l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo ripetono fin dai primi mesi di pandemia: senza equità nella vaccinazione non ci sarà un’uscita nel breve periodo dalla crisi. Eppure, gli appelli delle principali organizzazioni internazionali non vengono ascoltati dagli Stati. Specie da parte di quelli industrializzati che, con la diffusione della variante Delta, pensano già ai boosters shots, le terze dosi per prolungare l’efficacia dei vaccini.
Il quadro complessivo è drammatico per i Paesi in via di sviluppo. Secondo i dati rilasciati dall’Oms, a maggio le nazioni ricche avevano già somministrato 50 vaccini ogni 100 persone, ora quasi il doppio. Nel frattempo, le realtà povere sono arrivate solamente a 1.5 dosi inoculate ogni 100 individui. “Abbiamo bisogno di un cambiamento urgente: i vaccini devono andare verso le nazioni a basso reddito”, ha affermato il Direttore Generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. “Capisco le preoccupazioni dei Governi nel voler proteggere le persone dalla variante Delta, ma non possiamo accettare che poche nazioni abbiano già usato la maggior parte dei sieri disponibili”.
Il programma Covax non è bastato
Sembra non essere servito appieno il programma Covax, ideato dall’Onu in collaborazione con numerosi partner, che in primis avrebbe dovuto calmierare i prezzi dei vaccini e garantirne, in parallelo, un’equa distribuzione internazionale. I Governi più ricchi, riversandosi immediatamente verso le case farmaceutiche produttrici dei vaccini anti Covid-19, grazie alla loro disponibilità economica hanno potuto assicurarsi fin da subito grandi lotti di produzione, causando per giunta un aumento dei prezzi per un bene certamente scarso. In questo modo, i Paesi in via di sviluppo hanno avuto difficoltà nell’accaparrarsi dosi vaccinali, dovendole pagare maggiormente.
Per questo motivo, l’Oms ora chiede uno stop. Una vera e propria moratoria pari a 2 mesi per le terze vaccinazioni. Con lo scopo di riuscire a raggiungere entro il 30 settembre il 10% di persone immunizzate in ogni Stato. Tra gli obiettivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno il 40% di persone vaccinate globalmente entro la fine del 2021 e del 70% entro metà 2022. Sarà complicato già raggiungere il primo step. Ad esempio, ad oggi solo il 2% della popolazione del continente africano ha completato il ciclo di vaccinazione.
Serve una strategia globale
Jarbas Barbosa, Assistant Director della Pan American Health Organization, ritiene che da un punto di vista di salute pubblica non abbia senso iniettare la terza dose in alcune nazioni, intanto che i cittadini di altre realtà attendono ancora la prima. Inoltre, secondo Barbosa, “è moralmente ed eticamente complicato”. A questo, da aggiungere un dato puramente economico. Come spiegato dall’Oms a gennaio, se i Paesi più poveri non disporranno delle dosi per il vaccino, la perdita per le nazioni avanzate sarà pari a 2.4 trilioni di dollari. Le economie globali sono interconnesse, così come la salute dei cittadini: lasciare indietro una sola nazione significa ritardare la ripresa dell’intera comunità internazionale.