Facebook espanderà il progetto per un cavo sottomarino di Internet in Africa: sarà il più grande al mondo, con 35 punti di approdo in 26 Paesi diversi
La società tecnologica americana Facebook ha annunciato, assieme a un consorzio internazionale di aziende di telecomunicazione, l’espansione di un progetto per un cavo sottomarino di Internet in Africa. Si chiama 2Africa e sarà il più grande cavo sottomarino al mondo, con 35 punti di approdo in 26 Paesi diversi: gli ultimi a essere stati aggiunti, lunedì, sono le Seychelles, le Comore, l’Angola e la Nigeria sud-orientale; poco tempo prima erano state incluse anche le isole Canarie.
Gli interessi economici dietro il cavo 2Africa
2Africa avrà un costo di poco meno di 1 miliardo di dollari e dovrebbe entrare in funzione tra la fine del 2023 e il 2024. Oltre a Facebook, nel progetto sono coinvolte Alcatel Submarine Networks (azienda del gruppo finlandese Nokia), la britannica Vodafone, la francese Orange, la saudita stc, l’egiziana Telecom Egypt e la cinese China Mobile International.
Dietro a 2Africa ci sono evidenti interessi economici. L’intenzione di Facebook è fornire una migliore e più diffusa connessione a Internet in Africa, così da sfruttare la crescita demografica e la digitalizzazione (aiutata dagli smartphone a basso costo) del continente per raccogliere nuovi utenti. Su una popolazione di 1,3 miliardi di persone, la percentuale di africani che si connettono alla rete da dispositivi mobile è ancora del 26%, contro una media globale del 51%.
Facebook, Google e il cavo Apricot
Facebook e Alphabet, la società madre di Google, valgono assieme circa l’80% degli investimenti recenti nei cavi sottomarini transatlantici. Sono, senza grossi dubbi, le infrastrutture di connettività più importanti della nostra epoca: al loro interno passa il 99% dei dati trasmessi su Internet, dai messaggi sui social network alle comunicazioni sanitarie e amministrative.
Proprio Facebook e Google hanno di recente presentato un piano per la realizzazione di un cavo di Internet che collegherà Guam, il Giappone, le Filippine, Taiwan, l’Indonesia e Singapore. Apricot, questo il nome del progetto, sarà lungo 12mila chilometri ed entrerà in servizio nel 2024.
Nei mesi scorsi le due società avevano annunciato un altro cavo sottomarino – Echo – che percorrerà all’incirca la stessa tratta: Stati Uniti, Guam, Singapore e Indonesia. Echo e Apricot non sono due sistemi concorrenti ma complementari, e la ridondanza è un vantaggio perché aumenta il grado di resilienza delle connessioni.
Il valore strategico dei cavi sottomarini
Ovviamente, proprio come Facebook, anche Google vede nei cavi sottomarini gli strumenti che le permetteranno di espandere i propri servizi digitali nei mercati asiatici. Ma, oltre al valore economico, questi cavi possiedono una rilevanza strategica enorme per la quantità di dati che trasmettono. Non a caso i progetti legati a queste infrastrutture sono sempre monitorati con grande attenzione dagli Stati Uniti, che non vogliono lasciare la posa dei cavi nelle mani di aziende cinesi come HMN Tech (già nota come Huawei Marine Network).
L’America interviene e mette pressione ad aziende private e governi ogni volta che avverte dei rischi alla sua sicurezza nazionale. Lo scorso marzo, ad esempio, Facebook fece sapere di essersi ritirata dal progetto Hong Kong-Americas sullo sviluppo di un cavo tra la California e Hong Kong. Il motivo fu politico: da quando la Cina ha rafforzato il proprio controllo su Hong Kong, Washington non considera più la città-regione uno “sbocco sicuro” per i flussi di dati.
A giugno, sempre gli Stati Uniti hanno fatto pressioni su un gruppo di nazioni insulari del Pacifico per convincerle ad abbandonare un progetto della cinese HMN Tech per un cavo sottomarino – l’East Micronesia Cable – che si sarebbe collegato a Guam, territorio americano sensibile perché ospita molte strutture militari.
Facebook espanderà il progetto per un cavo sottomarino di Internet in Africa: sarà il più grande al mondo, con 35 punti di approdo in 26 Paesi diversi