L’intervento annuale di fronte al Parlamento europeo è durato un’ora o poco più per condensare i vari temi, dalla riforma delle regole fiscali al futuro della difesa comune, fino all’autonomia strategica sui semiconduttori
La accoglie in aula poco prima dell’inizio del suo discorso sullo stato dell’Unione (SOTEU, qui la versione integrale in italiano), ed è a lei che si rivolge alla fine dell’ora o poco più di intervento, il secondo che pronuncia da quando è Presidente della Commissione, di fronte al Parlamento europeo riunito in seduta plenaria.
Ursula von der Leyen sceglie Bebe Vio, la plurimedagliata campionessa paralimpica italiana, come simbolo “di una rinascita contro ogni aspettativa. Di un successo raggiunto grazie al talento, alla tenacia e a un’indefessa positività”. Per von der Leyen, la schermitrice è “l’immagine della sua generazione: una leader e una sostenitrice delle cause in cui crede, che è riuscita a raggiungere tutto questo rimanendo fedele alla sua convinzione secondo cui, se sembra impossibile, allora si può fare. Questo è lo spirito dei fondatori dell’Europa e questo è lo spirito della prossima generazione di europei”.
Tanta continuità ma poca ambizione
Immagini evocative a parte, il SOTEU è stato un compendio in cui la Presidente ha tutto sommato giocato sul sicuro: tanta continuità e poca ambizione, von der Leyen ha condensato quanto fatto nell’ultimo anno e i principali dossier dell’agenda dell’esecutivo Ue per i mesi a venire. Tutto come previsto, magari con qualche elemento di dettaglio in più.
Von der Leyen parte dai successi, innegabili, dell’ultimo anno: “Quando sono venuta qui dinanzi a voi dodici mesi fa non sapevo ancora quando o addirittura se avremmo potuto avere un vaccino efficace contro il virus. Oggi, invece, nonostante le tante voci critiche, l’Europa è leader a livello mondiale”. I numeri danno forza alle parole: più del 70% degli europei ha completato il ciclo vaccinale. Non solo: “Siamo stati gli unici a condividere la metà della nostra produzione di vaccini con il resto del mondo, consegnando oltre 700 milioni di dosi in più di 130 Paesi”. Alle 250 milioni di dosi promesse all’Africa, se ne aggiungeranno altre 200 milioni entro metà 2022, insieme all’impegno “a rafforzare la produzione di vaccini mRNA nel continente”. Ci siamo mossi “all’europea”, dice la leader della Commissione, e questo spiega anche la buona riuscita del certificato digitale Covid-19: ne sono stati rilasciati “oltre 400milioni, con 42 Paesi connessi in quattro diversi continenti. Mentre il resto del mondo parlava, l’Europa ha agito e ce l’ha fatta”.
Sguardo anche al rischio futuro di emergenze sanitarie planetarie: “Per garantire che mai più nessun virus trasformi un’epidemia locale in una pandemia globale”, la Commissione ha formalizzato l’istituzione di un’autorità ad hoc, HERA, con una dotazione iniziale di 50 miliardi di euro entro il 2027.
Più autonomia strategica
Il prossimo futuro, secondo von der Leyen, è fatto anche di una buona dose di autonomia strategica europea: un’agenda che condivide con Emmanuel Macron, con cui co-organizzerà – durante il semestre francese di presidenza del Consiglio Ue – un summit dedicato alla Difesa. Una maggiore integrazione militare in seno all’Ue – ostaggio tradizionale “non della mancanza di capacità, ma di volontà politica” – è stata protagonista del discorso di colei che, prima di assumere il ruolo di Presidente della Commissione, è stata a lungo Ministra della Difesa in Germania. Questo non vuol dire tagliare fuori la Nato (“Stiamo lavorando a una nuova dichiarazione congiunta da presentare entro la fine dell’anno”), ma avere la consapevolezza che “vi saranno missioni internazionali in cui l’Alleanza Atlantica o l’Onu non saranno presenti, ma a cui l’Ue dovrebbe comunque partecipare”, come ha messo in luce il drammatico ritiro degli Usa dall’Afghanistan. Tra le proposte più concrete per avanzare sulla strada delle sinergie, quella di valutare “l’esenzione dall’Iva per l’acquisto di materiale di difesa sviluppato e prodotto in Europa”.
Quando l’autonomia strategica incontra la transizione digitale, von der Leyen affronta di petto il nodo dei semiconduttori (“quei minuscoli chip che fanno funzionare tutto: dagli smartphone ai treni) e annuncia l’avvento di un Chips Act “per sviluppare un ecosistema europeo all’avanguardia”, a cominciare dalla produzione, in un frangente in cui – nonostante l’esplosione della domanda – la carenza di semiconduttori mette a repentaglio “la nostra sovranità tecnologica”.
Crescita, Green Deal, migranti
In ambito economico, la priorità della Commissione si conferma il lancio della consultazione pubblica sulla riforma del Patto di stabilità e crescita già nelle prossime settimane, “per raggiungere il consenso sulla via da seguire ben prima del 2023”, quando tornerà operativa la disciplina fiscale Ue dopo quasi due anni di sospensione delle regole.
Un calendario molto ambizioso, visto che otto Stati membri – a vario titolo annoverabili nel fronte dei frugali – hanno già puntato i piedi rispetto all’accelerazione sul dossier, preferendo “la qualità alla velocità” (parola del Cancelliere austriaco Sebastian Kurz). L’esecutivo Ue proporrà a breve le nuove risorse proprie necessarie per ripagare i debiti contratti sul mercato per finanziare il Recovery Plan “Next Generation EU”: un impegno che prova a rassicurare gli europarlamentari, nonostante i ritardi accumulati da Bruxelles rispetto alla tabella di marcia. Più fondi Ue anche alla transizione ecologica, con 4 miliardi aggiuntivi entro il 2027 e, mentre in varie capitali sale la tensione sul caro bollette, von der Leyen ribadisce che il Green Deal sarà accompagnato da un Fondo sociale per il clima “per far fronte alla povertà energetica”.
A proposito di iniziative sul tavolo, ma che hanno bisogno di raccogliere consenso politico, la Presidente rilancia il patto Ue sulla migrazione e l’asilo, perché “la migrazione non deve essere usata per dividerci”. Nell’espressione della solidarietà nei confronti dei Paesi dell’est nel mirino della Bielorussia dell’autocrate Aleksandr Lukashenko (che ha aperto i confini ai flussi migratori, usati come arma di ricatto nei confronti dell’Ue), nessuna parola sui muri eretti da Lituania, Polonia e Lettonia e il loro disallineamento rispetto ai valori Ue. Valori ribaditi, invece, ricordando i giornalisti uccisi ogni anno in Europa e “la libertà che dà voce a tutte le altre libertà, quella dei media”, così come – in risposta all’intervento di un eurodeputato – annunciando che la Commissione non approverà i Recovery Plan e anzi formalizzerà le procedure di infrazione contro gli Stati membri che violano lo stato di diritto “nelle prossime settimane”.
Del tutto assente la Brexit, nonostante Londra abbia appena comunicato il rinvio nell’istituzione dei controlli doganali e le tensioni continuino sul Protocollo sull’Irlanda del Nord. Ma c’è la Next Generation, a parole e con i fatti: il 2022 sarà l’Anno europeo dei giovani, mentre ai NEET – la categoria tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione – sarà dedicato “Alma”, un nuovo programma per permettere loro di fare un’esperienza di lavoro in un altro Stato europeo.