La richiesta, indirizzata al Presidente Anp Mahmoud Abbas, arriva dal Segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ribadisce l’intenzione di riaprire il Consolato a Gerusalemme Est
La politica degli Stati Uniti verso la Palestina ha avuto un accenno di cambiamento rispetto al quadriennio precedente a guida Donald Trump, a partire dai toni utilizzati e dalla frequenza dei contatti tra le diplomazie delle due realtà. L’ultima conversazione telefonica avvenuta tra il segretario di Stato Antony Blinken e il Presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas segue la nuova linea dell’amministrazione democratica, con riferimenti alla riapertura del Consolato Usa a Gerusalemme Est e la promessa di ulteriori aiuti.
I tentativi di riavvicinamento
I rapporti tra statunitensi e palestinesi hanno toccato il punto più basso con la decisione dei repubblicani di aprire l’Ambasciata a Gerusalemme, spostandola da Tel Aviv, la capitale riconosciuta internazionalmente dello Stato di Israele. La mossa non è stata ben accettata dall’Unione europea, tantomeno dall’Autorità nazionale palestinese, che si è trovata all’angolo nelle decisioni di Trump e dell’allora segretario di Stato Mike Pompeo.
La riapertura del Consolato
Ancora oggi, nonostante le promesse di Washington, non è stato riaperto il Consolato a Gerusalemme Est: una serie di difficoltà ostacolano la volontà di Biden, stretto nella morsa delle pressioni israeliane e della politica interna, storicamente favorevole al principale alleato nell’area mediorientale. Ciononostante, Blinken ha ribadito l’intenzione dell’attuale amministrazione di rispettare la promessa. Questo passaggio non è presente nella nota stampa pubblicata dal Dipartimento di Stato, ma è riportata dall’agenzia di stampa palestinese Wafa.
La richiesta di riforme
Anche sul tema delle riforme, nessun passaggio nella nota stampa del Dipartimento di Stato, ma sulla questione approfondisce il portavoce Ned Price, che ai giornalisti parla generalmente di “bisogno di riforme all’interno dell’Autorità palestinese”. Si apprende che il riferimento è relativo ai pagamenti che l’Anp elargisce ai carcerati palestinesi negli istituti di pena israeliani. La questione è controversa perché, da una parte di opinione pubblica, sono ritenuti membri della resistenza e prigionieri politici, dall’altra nemici di Tel Aviv. Abbas considera tali pagamenti come una forma di welfare alle famiglie dei carcerati, ma Israele ha adottato un modo per disincentivare tale politica, deducendo dalle tasse che raccoglie per conto dell’Anp, trasferite poi mensilmente a Ramallah, il valore degli assegni delle persone in prigione.
La posizione della Palestina
Abbas ha ribadito a Blinken “l’insostenibilità della situazione, chiedendo la fine dell’occupazione nei territori dello Stato di Palestina”. Il Presidente palestinese ha rimarcato la necessità che gli Usa pressino Israele per fermare l’espulsione dei cittadini da Gerusalemme Est, le torture ai prigionieri e le pratiche unilaterali che minano l’implemento degli accordi per una soluzione a due Stati. Sarà difficile, nella realtà che un tale scenario si verifichi: da tempo il mondo politico e della società civile discute sulla necessità di un’unica nazione che possa estendere pari diritti, sicurezza, libertà e prosperità ai due popoli.
La richiesta, indirizzata al Presidente Anp Mahmoud Abbas, arriva dal Segretario di Stato Usa Antony Blinken, che ribadisce l’intenzione di riaprire il Consolato a Gerusalemme Est