La dura politica cinese aiuta l’economia nazionale del Vietnam. La stampa riformata di Hong Kong non è credibile. Il Giappone torna al nucleare. Le autorità cinesi hanno chiuso le scuole private di ripetizione
Vietnam: l’indurirsi della politica cinese aiuta l’economia nazionale
Mentre Pechino comincia ad ammettere che il perdurare delle strettissime misure anti-pandemiche avrà un impatto negativo sulla sua economia (a cui si devono aggiungere le difficoltà create dalla catastrofica siccità che ha colpito parte del Paese), il Vietnam, che aveva inizialmente seguito strategie sanitarie simili, sta registrando una crescita del Pil del 7.7%, superiore alle aspettative, e frutto in gran parte dall’aumento della produttività nel settore manifatturiero. Non solo: dopo un iniziale tentativo di vaccinare la popolazione solo con vaccini nazionali, il Vietnam ha deciso di adottare politiche anti-Covid diverse da quelle cinesi e più simili a quelle del resto del mondo. Ciò ha significato la ripresa del turismo, tanto interno quanto internazionale (ancora bloccato in Cina per gli arrivi internazionali, e ostacolato a livello interno dal timore di improvvisi lockdown a tempo indeterminato che impediscano di lasciare le località di villeggiatura). Il Vietnam sta emergendo come una delle economie più aperte dell’Asia (con 74.6 punti su 100 secondo una recente graduatoria di Moody’s), superando perfino Hong Kong, Malaysia e Singapore, e dovrebbe diventare la terza maggiore economia della regione, dopo l’Indonesia e la Thailandia, nei prossimi tre anni. Uno dei principali motori della crescita sono i timori suscitati dai cambiamenti in atto in Cina: Apple, per esempio, tramite Foxconn, ha iniziato a testare la produzione di Apple Watch e di MacBook nel nord del Vietnam, lasciando per la prima volta l’hub manifatturiero cinese di Shenzhen per questi prodotti (dopo aver già spostato in Vietnam la produzione di iPad e auricolari AirPods dal 2020). La Samsung sta investendo per spostare parte della sua manifattura vicino a Ho Chi Minh City, così come Google, Dell e Amazon hanno trasferito parte delle loro operazioni nel sud del Vietnam, riducendo la loro presenza in Cina. Non si tratta di abbandonare completamente la Cina, cosa né possibile né desiderabile, ma di diversificare i propri rischi e investimenti – con chiari vantaggi dunque per il Vietnam.
Voto 9: al Vietnam che riesce a valutare e gestire i propri spazi di autonomia.
Hong Kong, la stampa riformata non ha credibilità
La stampa di Hong Kong, da decenni considerata affidabile e fra le più libere dell’Asia, dopo l’introduzione della Legge sulla Sicurezza Nazionale nel 2020 e la spirale repressiva che ne è conseguita, continua a perdere la fiducia dei lettori secondo l’annuale sondaggio dell’Università cinese di Hong Kong. Dal 2020 sono state fatte chiudere diverse testate indipendenti (fra cui l’Apple Daily, principale quotidiano di opposizione, e vari giornali online) e sono stati arrestati numerosi giornalisti. Fra gli organi di stampa che hanno maggiormente perso credibilità presso il pubblico c’è Radio Television Hong Kong, RTHK, il gruppo radio-televisivo pubblico modellato in tempi britannici sulla BBC. Dopo le proteste del 2019 le autorità di Hong Kong hanno deciso che il servizio pubblico deve fare da portavoce governativo, e ha cambiato i vertici di RTHK sostituendoli con funzionari governativi senza esperienza giornalistica, ed eliminato molti programmi storici, fra cui il programma di satira politica Punchline. Sono stati interrotti gli accordi con la BBC, e introdotti quelli con i media statali cinesi. Il sondaggio accorda dieci punti ai media più affidabili e zero a quelli considerati meno affidabili. RTHK è scesa al 5.4 (dai 7 punti che aveva prima della legge). Gli altri giornali e canali televisivi sono risultati, complessivamente, avere un livello di credibilità del 5.05.
Voto 3: a una legge che impoverisce la qualità dell’informazione.
Cina: riaprono le scuole, ma le ripetizioni?
Dopo la decisione delle autorità cinesi di chiudere le scuole private di ripetizione, molto utilizzate fra gli studenti delle elementari, delle medie e del liceo (fra le scuole più competitive al mondo), il nuovo anno scolastico si presenta con alcune incognite. New Oriental, la principale azienda cinese di ripetizioni in presenza, di video per imparare l’inglese e per la storia, quotata alla Borsa di New York (con un valore di 4.3 miliardi di $Usa), era stata nelle mire delle riforme all’educazione volute direttamente dal Presidente Xi Jinping. Le ripetizioni, un’enorme industria nel Paese, erano state definite ingiuste per il peso economico che mettono sulle famiglie, che anche per problemi di costi non hanno risposto agli incoraggiamenti governativi ad avere più figli. Così, l’anno scolastico che viene vedrà genitori e studenti barcamenarsi fra le ripetizioni accessibili in streaming, i libri per il ripasso a casa, le ripetizioni per le lezioni di inglese gratuite (fra le poche ancora permesse) e consulenze per l’ammissione alle Università straniere, mentre altri tipi di sostegno privato agli studenti sono oggi illegali.
Voto 5: va bene l’attenzione per la giustizia sociale, ma eccessiva la limitazione della libertà di impresa. Metodi troppo drastici.
Giappone, il ritorno al nucleare
Dopo undici anni dal disastro di Fukushima, ma dopo un’estate torrida caratterizzata da black-outs, il Giappone ha deciso di cambiare nuovamente rotta, e di riaffidarsi all’energia nucleare. Il Primo Ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato di voler riaprire le centrali nucleari che erano state spente dopo il terremoto e lo tsunami che colpirono il Giappone nel marzo del 2011, e che causarono la fusione di tre reattori all’interno della centrale di Fukushima, ma anche di volerne costruire di nuove. La decisione è stata presa sia nel tentativo di ottenere la carbon neutrality promessa dal Paese per il 2050, sia in considerazione dell’aumento del costo dell’energia, in parte causato dall’invasione russa dell’Ucraina. Kishida ha infatti detto che “il Giappone deve tenere a mente i potenziali scenari di crisi… e garantirsi fonti stabili di energia”. L’annuncio è stato fatto senza fornire date precise per la costruzione dei nuovi reattori – che saranno di ultima generazione, e quindi con maggiori dispositivi di sicurezza – nel timore che l’opinione pubblica giapponese, già scossa dall’omicidio Abe e dall’emergere dei legami con la Chiesa dell’Unificazione e il Partito Liberale, di governo, possa essere contraria alla decisione.
Voto 7 al coraggio di scelte scomode e impopolari ma necessarie per il bene collettivo.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di settembre/ottobre di eastwest.
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