Erdoğan in visita a Budapest da Orbán per rafforzare il legame col Paese magiaro, utile alleato per le richieste di Ankara all’Unione europea
Nato, gas, Ue: tre temi di fondamentale importanza nel generale quadro strategico sia di Turchia che di Ungheria. Durante la visita a Budapest del Presidente Recep Tayyip Erdoğan dal Primo Ministro Viktor Orbán, sono stati discussi e implementati una serie di accordi e intese che sanciscono un nuovo impulso alle relazioni tra i due Paesi, nell’anno del centenario della Repubblica di Turchia che coincide proprio con i 100 anni di rapporti con l’Ungheria. Ankara e Budapest rappresentano l’ago della bilancia Nato, non avendo ancora ratificato l’ingresso della Svezia, che da quanto si apprende al termine della missione del leader turco nella nazione magiara avverrà in forma congiunta nel prossimo autunno.
Una politica di coordinamento dal forte sapore strategico e funzionale a far pesare il ruolo dei due Stati, entrambi protagonisti negli ultimi anni sullo scenario internazionale per svariati motivi e, ancor di più, dall’inizio dell’invasione in Ucraina della Russia, con la quale sia la Turchia che l’Ungheria intrattengono stretti rapporti che, in qualche modo, tolgono stabilità alle politiche sia dell’Alleanza Atlantica che dell’Unione Europea. Una danza sul filo del rasoio per Ankara e Budapest, che stringono un’alleanza ancor più forte coordinandosi non solo sulla questione svedese, ma anche sull’importante tematica energetica.
Infatti, l’Ungheria acquisterà 275 milioni di metri cubi di gas dalla Turchia, in quella che per Ankara diventerà la prima fornitura offerta a un Paese non confinante, a partire dal 2024. “Con la firma sul contratto per la fornitura di gas naturale sottoscritta tra Turkish Petroleum Pipeline Corporation (BOTAŞ) e l’azienda ungherese MVM, la Turchia continua a contribuire alla sicurezza energetica europea”, ha dichiarato Alparslan Bayraktar, Ministro per l’Energia e le Risorse Naturali. Già lo scorso aprile BOTAŞ si era accordata con la Bulgaria con un contratto di 13 anni per la fornitura di GNL, pari a 1.5 miliardi di metri cubi annui.
L’interscambio economico bilaterale tra Turchia e Ungheria ha raggiunto nel 2022 i 3.5 miliardi di dollari, il record più alto di sempre. “Crediamo di poter arrivare a 6 miliardi di dollari nel breve periodo”, ha detto il Presidente Erdoğan, che punta su Budapest e sul Primo Ministro Orbán per far valere i suoi interessi — e le sue richieste — in campo europeo. L’ingresso della Svezia nella Nato è stato abilmente trattato dal Presidente turco, che l’ha spuntata sul rinvigorire il processo di adesione della stessa Turchia nell’Unione Europea (il più lungo di sempre nella storia della Ue) e, aspetto pratico potenzialmente raggiungibile in un arco temporale limitato, la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi.
L’Ungheria giocherà nell’Ue un ruolo di fondamentale importanza nell’appoggio delle istanze turche, anche in vista dei festeggiamenti per i cento anni di relazioni tra Ankara e Budapest previsti per il 18 dicembre 2023. “In quella data celebreremo il trattato di amicizia tra Turchia e Ungheria — ha ricordato Erdoğan — e riuniremo l’High-Level Strategic Cooperation Council che aprirà l’anno degli eventi culturali turco-ungheresi. Stiamo compiendo passi significativi in tutte le aree della nostra relazione”. Passi che porteranno benefici a entrambi i Paesi, e che permetteranno di rafforzare il valore delle azioni di Turchia e Ungheria nel campo Nato ed europeo.
Una politica di coordinamento dal forte sapore strategico e funzionale a far pesare il ruolo dei due Stati, entrambi protagonisti negli ultimi anni sullo scenario internazionale per svariati motivi e, ancor di più, dall’inizio dell’invasione in Ucraina della Russia, con la quale sia la Turchia che l’Ungheria intrattengono stretti rapporti che, in qualche modo, tolgono stabilità alle politiche sia dell’Alleanza Atlantica che dell’Unione Europea. Una danza sul filo del rasoio per Ankara e Budapest, che stringono un’alleanza ancor più forte coordinandosi non solo sulla questione svedese, ma anche sull’importante tematica energetica.