Il cancelliere Olaf Scholz e i partiti della coalizione di governo sono usciti dall’appuntamento elettorale con un consenso bassissimo, a fronte di una crescita dell’opposizione sia della destra estrema che di quella conservatrice.
Quello europeo non è stato un voto felice, per la gran parte dei governi del continente. In tutti i Paesi più grandi e rilevanti, Italia esclusa, chi è al potere ha perso. In alcuni casi la sconfitta è stata di misura, come accaduto in Spagna. In altri, invece, la debacle di chi governa è stata talmente fragorosa da avere conseguenze politiche immediate sulla scena nazionale: in Francia il presidente Emmanuel Macron ha sciolto il Parlamento e indetto nuove elezioni, dopo che il suo partito è stato addirittura doppiato dal Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen.
Ancora prima che le urne chiudessero in Italia, il clamore di quanto stava accadendo a Parigi è stato talmente forte da oscurare quanto accadeva negli altri stati. A Berlino, però, l’esito e il significato del voto non sono stati poi così diversi da quelli francesi. Il cancelliere Olaf Scholz e i partiti che formano la coalizione di governo sono usciti dall’appuntamento elettorale con un consenso bassissimo, a fronte di una crescita dell’opposizione sia della destra estrema che di quella conservatrice. E l’esecutivo, già in difficoltà prima del voto, si trova ora in una posizione di ulteriore debolezza.
La sconfitta della coalizione semaforo – composta da Socialdemocratici, Verdi e Liberali – non può essere di certo considerata una sorpresa. I tre partiti erano usciti dalle elezioni del 2021 con un risultato ben al di sopra delle aspettative, ma la loro convivenza all’interno del governo Scholz si era da subito rivelata complicata. I piani di transizione ecologica dei Verdi erano risultati ben presto difficilmente compatibili con la volontà dei Liberali di chiudere i bilanci pubblici in positivo. E la SPD del Cancelliere aveva dovuto mettere da parte le proprie proposte per ricoprire piuttosto un ruolo di mediazione, reso ancora più complicato dalla crisi economica legata alla pandemia e dall’esigenza di abbandonare il gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina. Sono bastati pochi mesi, perciò, perché il governo perdesse la fiducia degli elettori. Da allora non è più riuscito a recuperarla, nonostante le numerose riforme approvate, e ora i sondaggi indicano come soltanto tre cittadini su dieci siano soddisfatti di quanto fatto da Scholz e i suoi ministri.
Nonostante le prospettive non fossero incoraggianti, però, in pochi pensavano che i partiti al governo sarebbero andati così male. La SPD si è fermata al 13,9%, facendo registrare il peggior risultato della propria storia e perdendo due ulteriori punti rispetto al risultato delle Europee del 2019, che già era stato visto come disastroso. I Verdi hanno preso poco meno del 12% e possono essere considerati i principali sconfitti. Il loro calo è stato netto rispetto alle elezioni federali ma soprattutto rispetto al 2019, quando avevano ottenuto quasi il doppio dei voti. E il partito ambientalista ha perso gran parte del voto dei giovani: le preoccupazioni relative alla crisi climatica rimangono ma, dopo due anni al governo, i Verdi non sono più considerati in grado di portare soluzioni efficaci. Infine, i Liberali si sono fermati poco sopra la soglia di sbarramento del 5%, confermando quanto indicato dai sondaggi e l’impressione che il loro successo alle elezioni nazionali sia stato soltanto momentaneo.
Se il Bundestag non è stato sciolto, come successo invece in Francia, è solo per il diverso funzionamento del sistema politico. Mentre a Parigi il Presidente può indire nuove elezioni restando al proprio posto, in Germania lo scioglimento del Parlamento porta inevitabilmente alla caduta del governo. Inoltre, si tratta di un fatto inusuale: a prescindere dai consensi e dagli avvenimenti politici, le legislature tedesche tendono ad arrivare al loro termine naturale. I partiti al governo non hanno poi alcun interesse a recarsi nuovamente alle urne. Tutto lascia infatti pensare che i risultati delle Europee verrebbero replicati anche in occasione del voto federale, e che le tre formazioni dovrebbero quindi abbandonare la loro posizione al governo.
Con ogni probabilità, Socialdemocratici, Verdi e Liberali resteranno quindi al governo fino al prossimo autunno ed avrebbero tutto il tempo e gli interessi per provare ad invertire la rotta e recuperare il consenso. Difficile però immaginare che possano riuscirci, senza scossoni esterni. Al momento, soprattutto gli elettori di Verdi e Liberali credono che i loro partiti di riferimento abbiano raggiunto compromessi troppo svantaggiosi, sacrificando i loro interessi. Senza un accordo comune, è probabile quindi che queste formazioni diventino ancor più intransigenti nelle loro posizioni, nel tentativo di risalire nei sondaggi.
Per capire cosa accadrà sarà sufficiente aspettare un mese. A inizio luglio, l’esecutivo dovrebbe infatti presentare il bilancio per il 2025. E già si preannuncia uno scontro tra i Liberali, che vorrebbero evitare ad ogni costo di indebitarsi, e i loro alleati, che non vogliono invece dover tagliare in maniera consistente la spesa relativa al welfare.
Quello europeo non è stato un voto felice, per la gran parte dei governi del continente. In tutti i Paesi più grandi e rilevanti, Italia esclusa, chi è al potere ha perso. In alcuni casi la sconfitta è stata di misura, come accaduto in Spagna. In altri, invece, la debacle di chi governa è stata talmente fragorosa da avere conseguenze politiche immediate sulla scena nazionale: in Francia il presidente Emmanuel Macron ha sciolto il Parlamento e indetto nuove elezioni, dopo che il suo partito è stato addirittura doppiato dal Rassemblement National di Jordan Bardella e Marine Le Pen.
Ancora prima che le urne chiudessero in Italia, il clamore di quanto stava accadendo a Parigi è stato talmente forte da oscurare quanto accadeva negli altri stati. A Berlino, però, l’esito e il significato del voto non sono stati poi così diversi da quelli francesi. Il cancelliere Olaf Scholz e i partiti che formano la coalizione di governo sono usciti dall’appuntamento elettorale con un consenso bassissimo, a fronte di una crescita dell’opposizione sia della destra estrema che di quella conservatrice. E l’esecutivo, già in difficoltà prima del voto, si trova ora in una posizione di ulteriore debolezza.