Mentre il leader Di Maio manifesta irrequietezza, qualcosa si muove tra Bruxelles e Movimento
Dopo 14 mesi di provocazioni euroscettiche, di tira e molla sulle regole finanziarie dell’Unione, l’Europa e l’Italia si riavvicinano.
Dopo l’endorsement di Donald Tusk al Presidente del Consiglio incaricato italiano Giuseppe Conte, sono arrivate le congratulazioni anche di Jean-Claude Juncker, che ha voluto sottolineare “il ruolo importante che l’Italia gioca nella famiglia europea e nel progetto europeo.”
In questa situazione di pace ritrovata tra il Bel Paese e Bruxelles, i pentastellati vogliono darsi una nuova veste e cercare finalmente casa in una delle famiglie europee che contano. Il divorzio dall’impresentabile Lega e l’appoggio a Ursula von der Leyen (i voti dei grillini sono stati fondamentali per l’elezione dell’ex Ministro tedesco alla guida della Commissione Europea) hanno accreditato i pentastellati tra le forze “accettabili” e li spingono oggi a cercare una nuova collocazione nell’emiciclo europeo.
I 14 europarlamentari dei M5S, dopo una campagna elettorale no sense, siedono oggi nel gruppo misto e contano davvero pochissimo. Dopo le elezioni europee, hanno bussato, senza successo, a quasi tutte le porte disponibili (dai verdi agli indipendentisti catalani), ma alla fine si sono trovati senza casa, non iscritti e senza potere.
L’obiettivo estivo dei pentastellati è quindi quello di stringere un accordo con una delle tre forze politiche che non ospitano italiani: Renew Europe, i Verdi o la sinistra Gue. Gli attacchi all’Ue e l’alleanza con Salvini sono abbastanza difficili da dimenticare per tutti, ma mentre dai Verdi sembra essere arrivato un NO più secco, il gruppo di Emmanuel Macron Renew Europe per ora non ha sbarrato del tutto la porta.
Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento Europeo, è di nuovo all’opera per ricucire gli strappi (soprattutto dopo l’appoggio invernale grillino ai gilet gialli). Se è vero che le distanza tra i liberali europei e i pentastellati appare incolmabile su diversi temi (dall’economia alla politica estera) e che le trattative in corso hanno già creato frizioni tra le diverse componenti di Renew Europe, è anche vero che il gruppo RE perderà con la Brexit ben 17 eurodeputati inglesi. Certo sarebbe strano accogliere in famiglia, dopo la Brexit, proprio gli ex alleati di Farage.
Ma la politica è l’arte del possibile…
@GiuScognamiglio
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