Doccia fredda per Johnson direttamente da Biden, che non sembra voler accelerare sull’accordo commerciale con il Regno Unito per via della questione dell’Irlanda del Nord, dossier molto caro agli Stati Uniti
Il nuovo Regno Unito post Brexit fatica, ancora una volta, a trovare la soluzione ai problemi commerciali che affliggono Londra dal giorno in cui ha voltato le spalle a Bruxelles, trovando un ostacolo, non di poco conto, nell’accordo commerciale in divenire con gli Stati Uniti: Joe Biden. Stavolta, la doccia fredda arriva direttamente dal Presidente, che — tutto sommato, in linea con i suoi predecessori — non sembra voler accelerare sulle trattative per il free trade agreement Usa-Uk.
Anzi, rispondendo alle domande dei giornalisti, l’esponente democratico ha affermato, davanti al suo omologo ospitato alla Casa Bianca, che “si è un po’ discusso del trattato, ma c’è ancora da lavorare”. Back of the queue è il riferimento che più spaventa i britannici: Barack Obama, durante la campagna per la Brexit, spiegò chiaramente che i nuovi patti commerciali si sarebbero conclusi, in primis, con i grandi partner. In sostanza: quello con Londra non è in cima ai nostri pensieri.
Ma Downing Street non ha trovato una forte sponda neanche in Donald Trump, oltre al fatto che sono presenti gravi preoccupazioni, nel Regno Unito, tra gli ambienti contrari all’accordo con Washington — a partire dai laburisti—, con timori relativi all’ingresso di Big Pharma nel settore sanitario di Sua Maestà e relativamente a una serie di prodotti alimentari che invaderebbero l’isola.
A questo giro, con Biden Commander in Chief, la freddezza del Presidente statunitense è riferita alla questione dell’Irlanda del Nord. Johnson è stato messo letteralmente in guardia rispetto al non mettere a rischio la pace faticosamente raggiunta. “Abbiamo impiegato un’enorme quantità di tempo, è stato un impegno bipartisan. Non vorrei mai vedere, e neanche molti dei miei colleghi repubblicani, un cambio negli accordi irlandesi, che implicherebbe un confine chiuso”.
Il messaggio è stato mestamente ricevuto da Johnson che, eppure, a Washington è arrivato trionfalmente, visti il nuovo patto AUKUS per l’Indo-Pacifico siglato proprio con Stati Uniti e Australia e l’eliminazione delle limitazioni, da novembre, per i cittadini che dal Regno Unito si recheranno negli States. Il portavoce di Johnson, Max Blain, ha ripetuto: “L’accordo con gli Usa rimane, per noi, una priorità”. Ma probabilmente così non è per Washington. La special relationship, a quanto pare, oltre a non essere più così speciale ha ancora una serie di complicazioni da superare.
Anzi, rispondendo alle domande dei giornalisti, l’esponente democratico ha affermato, davanti al suo omologo ospitato alla Casa Bianca, che “si è un po’ discusso del trattato, ma c’è ancora da lavorare”. Back of the queue è il riferimento che più spaventa i britannici: Barack Obama, durante la campagna per la Brexit, spiegò chiaramente che i nuovi patti commerciali si sarebbero conclusi, in primis, con i grandi partner. In sostanza: quello con Londra non è in cima ai nostri pensieri.