Afghanistan: la Cina pronta a inserirsi dopo il ritiro Usa
La Cina sta sfruttando la notizia delle esplosioni a Kabul per danneggiare la reputazione internazionale degli Stati Uniti. Ma la posizione di Pechino nei confronti dell'Afghanistan è complessa...
La Cina sta sfruttando la notizia delle esplosioni a Kabul per danneggiare la reputazione internazionale degli Stati Uniti. Ma la posizione di Pechino nei confronti dell’Afghanistan è complessa…
Lo scorso 8 maggio una serie di esplosioni nei pressi di una scuola a Kabul, in Afghanistan, hanno causato almeno 80 vittime e 165 feriti. L’attacco non è stato rivendicato ma è stato comunque ricondotto all’organizzazione terroristica e politica dei Talebani, che hanno però negato ogni responsabilità e condannato l’episodio. Gli analisti, tuttavia, considerano probabile il loro coinvolgimento.
Da un punto di vista più generale l’attacco alla scuola può essere preso a simbolo della sempre più grave crisi di sicurezza in cui si trova l’Afghanistan e dei rischi per la stabilità del Paese connessi al ritiro delle truppe americane e Nato. Dal 1° maggio gli Stati Uniti hanno infatti iniziato il processo di uscita dalla guerra più lunga che abbiano mai combattuto, che si concluderà – per decisione del Presidente Joe Biden – il prossimo 11 settembre.
La mossa è controversa, perché l’assenza di un deterrente militare straniero potrebbe rafforzare la posizione dei Talebani e permettergli di conquistare il potere. Solo tre giorni fa le forze afghane – che dipendono dal sostegno aereo e logistico americano – hanno lanciato una controffensiva per sottrarre ai Talebani un distretto a meno di un’ora di macchina da Kabul; il timore è che gli estremisti possano avanzare ancora e raggiungere la capitale.
Cosa pensa la Cina della ritirata americana
Mentre negli Stati Uniti è in corso un blame game, con Democratici e Repubblicani che si accusano a vicenda (e a volte anche internamente) per la situazione in Afghanistan, la Cina ha detto che la strage nella scuola di Kabul è un po’ colpa degli americani e del loro “annuncio improvviso di un ritiro completo […], che ha portato a una serie di esplosioni in molte parti dell’Afghanistan”.
Pechino ha sfruttato la notizia per cercare di danneggiare la reputazione internazionale degli Stati Uniti e – così potrebbe sembrare – criticarne la scelta di abbandonare il Paese. Ma in realtà la posizione cinese nei confronti dei soldati americani in Afghanistan è più complessa e riflette i tanti interessi in ballo.
Mercoledì, durante il vertice China+Central Asia (anche noto come C+C5), il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto che Pechino è favorevole a un “ritiro responsabile e ordinato delle truppe straniere” dall’Afghanistan. Non è dunque contraria alla ritirata americana in sé, anche perché la non-ingerenza è un cardine della politica estera cinese; vuole però che venga portata avanti in una maniera che ritiene giudiziosa. “Responsabile” è la parola chiave: il termine contrario viene utilizzato a fini propagandistici per attaccare Washington.
La Cina vede nel ritiro americano uno spazio per inserirsi nelle vicende afghane. Wang Yi ha detto infatti che il suo Paese è pronto a “svolgere il ruolo dovuto per la stabilità e lo sviluppo dell’Afghanistan”. Anche questa coppia di sostantivi è cruciale per comprendere le mosse di Pechino.
Stabilità e sviluppo
“Stabilità” è quella che la Cina vuole per l’Afghanistan e per sé. I due Paesi sono confinanti, e se i Talebani dovessero conquistare il potere e instaurare di nuovo un regime che faccia da culla al terrorismo islamista, le ripercussioni potrebbero avvertirsi anche in territorio cinese. L’area che Pechino considera più a rischio in questo senso è lo Xinjiang, regione abitata in maggioranza dall’etnia musulmana uigura dove le autorità statali stanno conducendo una campagna di repressione nei loro confronti, motivandola proprio con la lotta al terrorismo.
L’altra parola da tenere a mente è “sviluppo”. Se l’Afghanistan precipitasse nella piena instabilità a soffrirne sarebbero anche gli investimenti cinesi e il progetto infrastrutturale della Belt and Road Initiative (BRI). L’Asia centrale e meridionale è una delle regioni di maggior valore per la BRI; dal particolare rilievo economico e strategico è il cosiddetto Corridoio economico Cina-Pakistan, che garantisce a Pechino l’accesso al porto di Gwadar sul mare Arabico. A temere per la destabilizzazione dell’Afghanistan è anche Islamabad, che fa molto affidamento sui capitali cinesi per la propria crescita.
L’Afghanistan nella competizione America-Cina
Da un punto di vista geopolitico, gli Stati Uniti hanno motivato il ritiro dall’Afghanistan con la necessità di concentrare le risorse in altri quadranti più rilevanti ai fini del contenimento della Cina: l’Indo-Pacifico, innanzitutto.
L’Afghanistan in realtà non è completamente inutile ai piani anti-cinesi di Washington. Il deputato repubblicano Michael Waltz ha detto che nel Paese c’è l’unica base americana vicina al confine con la Cina (e che può avere un ruolo anche nel monitoraggio di Russia e Iran, altre due nazioni avversarie). I costi associati alla presenza militare in Afghanistan sembrano tuttavia essere superiori agli eventuali benefici tattici.
La Cina sta sfruttando la notizia delle esplosioni a Kabul per danneggiare la reputazione internazionale degli Stati Uniti. Ma la posizione di Pechino nei confronti dell’Afghanistan è complessa…
Lo scorso 8 maggio una serie di esplosioni nei pressi di una scuola a Kabul, in Afghanistan, hanno causato almeno 80 vittime e 165 feriti. L’attacco non è stato rivendicato ma è stato comunque ricondotto all’organizzazione terroristica e politica dei Talebani, che hanno però negato ogni responsabilità e condannato l’episodio. Gli analisti, tuttavia, considerano probabile il loro coinvolgimento.
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