La nostra generazione non potrà avere più alcuna fiducia nella guida Usa. Forse, allora, c’è spazio per un nuovo protagonismo europeo. Giuseppe Scognamiglio nella prima pagina del nuovo numero
Il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan ha segnato una grave e vergognosa sconfitta degli Usa, non solo militare ma anche politica. In verità, come spiegano benissimo più avanti Romano Prodi e Giuseppe Cucchi, si è trattato di una débâcle dell’intero Occidente democratico; ma in questa breve introduzione al numero, vorrei concentrarmi sul collasso yankee.
Non è la prima volta che la superpotenza americana sbarca in un Paese, impone la propria superiorità militare e tecnologica, quindi si perde sistematicamente (il caso Iraq è il più recente ed evidente) in una gestione goffa e piena di errori politici, culturali e militari.
Quando l’esercito americano si è insediato a Kabul, subito dopo l’11 settembre 2001, gli afghani erano stanchi di 20 anni di guerre e chiedevano pace e prosperità alla superpotenza occupante. Ma gli Americani non portarono né l’una né l’altra. L’Amministrazione Bush negoziò segretamente – con la mediazione pakistana – il ritiro dei Talebani da Kabul, che si rifugiarono in effetti in Pakistan o nei villaggi rurali, senza essere perseguiti, in cambio della possibilità per gli occupanti di favorire un Governo amico (quello del Presidente Karzai) e una transizione democratica pacifica. In effetti, a differenza di quanto accadde in Iraq nel 2003 o nello stesso Afghanistan nel 1979, con l’occupazione russa, la resistenza indigena per due anni non ha sparato un colpo. Ma le forze di occupazione americane e britanniche – irrispettose di questo accordo, forse addirittura ignare – si lanciarono in una campagna di rastrellamenti crudele e violenta, che non risparmiò famiglie, case e interi villaggi, arrestando e torturando non solo i protagonisti dell’avventura talebana, ma anche fiancheggiatori inermi dell’establishment uscente.
Dal punto di vista economico, le enormi risorse messe in campo in vent’anni (si parla di duemila miliardi di dollari) sono state indirizzate ai Governi amici succedutisi e ai signori della guerra del nord del Paese, accentuando la corruzione già endemica e la forte sperequazione con le classi più povere, che avevano invece sperato in un riscatto sociale. Quindi, l’aspettativa dei 25 milioni di afghani per una vita migliore si tramutava, lentamente ma inesorabilmente, in avversione per gli occupanti, per gli stranieri neo colonizzatori.
Questa condotta disastrosa spiega in gran parte perché l’avanzata dei Talebani non abbia incontrato alcuna resistenza nel Paese, di cui hanno ripreso il controllo pressoché totale in soli 12 giorni. In vent’anni di occupazione scriteriata, la maggioranza degli afghani (non tutti, ma certamente la maggioranza) ha finito con il preferire la correttezza ed equità talebana (tutti riconoscono loro di aver insediato un sistema giudiziario non corrotto) alle promesse non mantenute dall’invasore americano.
La domanda che tutti si pongono è: com’è possibile ripetere sempre gli stessi errori? Come si può affidare la gestione della ricostruzione istituzionale, economica e morale di un Paese alle stesse persone che hanno gestito le operazioni belliche?
La nostra generazione non avrà più alcuna fiducia nella guida Usa, che non riesce più a esprimere una visione da piano Marshall, i cui leader non riescono a sopportare l’idea di perdere un’elezione a beneficio di una decisione di lungo periodo. E allora c’è forse spazio per due novità: un nuovo protagonismo europeo, come il Presidente Gentiloni ha sottolineato in una lunga intervista a fine agosto, e la creazione di un organismo internazionale con competenze specifiche sul know-how istituzionale. È troppo importante costruire classe dirigente e sistemi di governance efficienti per lasciarli ai capricci dell’elettore medio americano.
La nostra generazione non potrà avere più alcuna fiducia nella guida Usa. Forse, allora, c’è spazio per un nuovo protagonismo europeo. Giuseppe Scognamiglio nella prima pagina del nuovo numero