Riad punta a maggiore indipendenza nella produzione di materiale bellico: pesa il disimpegno di Washington dall’area mediorientale
Se nel corso dei quattro anni di amministrazione Trump la Casa Reale dell’Arabia Saudita ha, sostanzialmente, avuto mano libera nelle operazioni militari e di politica estera nell’area mediorientale, lo stesso non si può dire all’indomani dell’avvento di Joe Biden alla Casa Bianca.
Infatti, le pesanti accuse rivolte, fin dall’inizio della campagna elettorale, dall’attuale Presidente Usa al Principe Mohammed bin Salman per il caso del giornalista Jamal Khashoggi, ucciso nel Consolato saudita di Istanbul, le critiche per l’intervento bellico in Yemen e per le azioni diplomatiche contro il Qatar, hanno pesato nelle relazioni tra Riad e Washington, con gli statunitensi meno propensi, oggi, ad appoggiare le iniziative dei Saud.
In questo quadro, che agli occhi dell’Arabia Saudita muta repentinamente a seconda dell’amministrazione statunitense in carica, Riad non può rischiare di compromettere le sue scelte, rimanendo sprovvista di armamenti. Per questo motivo, l’obiettivo è investire in maggiore produzione domestica per diventare sempre più indipendente dai fornitori stranieri come gli States.
Advanced Electronics Company è il fiore all’occhiello della nascente industria militare saudita. L’azienda, acquistata lo scorso anno da Saudi Arabian Military Industries, Sami — compagnia fondata quattro anni fa dal fondo per gli investimenti pubblici — costruisce parti per bombe e droni. E rappresenta il centro focale del progetto di bin Salman di arrivare al 50% della produzione locale di armamenti entro 10 anni. Al 2017, solo il 3% degli armamenti necessari all’Arabia Saudita è stato costruito in loco, con una spesa militare nel 2020 pari a 57 miliardi di dollari, la sesta al mondo dopo Stati Uniti, Cina, India, Russia, Regno Unito.
“C’è un forte bisogno di rafforzamento nelle capacità militari e nell’autosufficienza nell’ecosistema della difesa nella nostra regione, compresa l’Arabia Saudita. Il budget per la difesa crescerà sempre più”, ha dichiarato al Financial Times Walid Abukhaled, Amministratore Delegato di Sami. “Sami è stata ideata per realizzare l’autosufficienza, chi vorrà vendere armi all’Arabia Saudita dovrà farlo con un partner locale”, ha spiegato. La società sta già operando per l’assemblaggio nel Paese degli elicotteri Blackhawk della Lockheed Martin, impiegando manodopera locale. Stesso discorso per i veicoli corazzati, realizzati in partnership con gli Emirati Arabi Uniti.
Tra gli obiettivi a breve termine, la costruzione domestica di un sistema di difesa con droni: le tensioni con l’Iran e gli attacchi nel 2019 con droni e missili su alcuni impianti di produzione petrolifera saudita, con accusata numero uno Teheran, hanno bloccato il 5% della produzione globale di petrolio. Un bisogno di difesa crescente per Riad, conscia che non può contare sempre e comunque sugli alleati statunitensi.
Riad punta a maggiore indipendenza nella produzione di materiale bellico: pesa il disimpegno di Washington dall’area mediorientale