Grande attenzione per il summit della Cooperazione Economica Asia Pacifico. L’edizione 2023, aperta nei giorni scorsi a San Francisco, è uno snodo cruciale della diplomazia globale. Anche, ma non solo, per l’attesissimo incontro tra Joe Biden e Xi Jinping.
I leader delle 21 economie del Pacifico che fanno parte dellìAPEC parteciperanno alle prime riunioni solo giovedì 16 novembre, per poi svolgere la seduta plenaria venerdì 17. Ma si inizia a fare sul serio ben prima. A partire da lunedì 13, quando il presidente indonesiano Joko Widodo sarà ricevuto alla Casa Bianca. Nel corso dell’ultimo anno, Biden ha ospitato un’ampia schiera di leader asiatici. Dal premier giapponese Fumio Kishida al presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol (poi peraltro ospitati entrambi al summit di Camp David dello scorso agosto che ha rilanciato l’alleanza trilaterale), dal presidente filippino Ferdinand Marcos Junior al premier indiano Narendra Modi. Widodo va a completare il quadro, rappresentando la principale economia del Sud-Est asiatico, presidente di turno dell’ASEAN e membro dell’APEC.
I piani per l’incontro a Washington sono stati annunciati per la prima volta a settembre, dopo che Biden aveva deluso l’Indonesia non partecipando al summit dell’ASEAN ospitato da Giacarta, inviando al suo posto la vicepresidente Kamala Harris. Se la Cina è un partner economico fondamentale per l’Indonesia, Giacarta è diventata anche un grande acquirente di armi statunitensi e gli esperti regionali si aspettano che le due parti discutano di rafforzare i legami di sicurezza. Ma a Washington fanno gola anche i minerali critici utilizzati per le batterie dei veicoli elettrici, di cui è ricchissima l’Indonesia. A partire dal nichel, dove però la Cina ha costruito nel tempo un grande vantaggio strategico.
In cambio di qualche accordo in materia, Widodo potrebbe chiedere a Biden di sbloccare i 20 miliardi di dollari promessi dai Paesi occidentali per finanziare la transizione energetica dell’Indonesia, obiettivo cruciale di Giacarta utile a favorire la chiusura delle centrali elettriche a carbone. Un ostacolo al dialogo è però rappresentato dal nuovo conflitto in Medio Oriente. L’Indonesia è il Paese musulmano più popoloso al mondo e ha condannato l’invasione di Gaza da parte di Israele dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre, chiedendo un cessate il fuoco immediato. Posizione più vicina a quella di Pechino che a quella di Washington.
Mercoledì 15 novembre, Biden incontrerà invece il presidente cinese Xi. Si tratta senz’altro del momento più atteso della settimana, se non del mese o dell’anno, sul fronte diplomatico. Da alcuni mesi Stati Uniti e Cina hanno tessuto pazientemente la tela che ha consentito il via libera di Pechino al viaggio di Xi a San Francisco. Una serie di visite incrociate tra i membri dell’amministrazione Biden e i fedelissimi del leader cinese hanno portato a replicare l’incontro del 2022 a Bali. Ma stavolta non si tratta di un semplice colloquio “a margine”. La stessa diplomazia cinese ha definito l’incontro un “summit” e nel comunicare la partenza di Xi lo ha citato per primo, davanti al meeting APEC. La speranza è che l’incontro produca qualche risultato concreto, a partire dal riavvio del dialogo in materia militare, interrotto sin dall’agosto 2022 dopo il viaggio a Taiwan dell’allora presidente del Congresso, Nancy Pelosi.
Grande attesa anche per il possibile disgelo tra Cina e Giappone. Da Tokyo non hanno nascosto la speranza che si possa tenere un bilaterale tra Kishida e Xi. Potrebbe essere un modo per abbassare le tensioni tra i due giganti asiatici, acuite dal rafforzamento dei rispettivi legami con Stati Uniti per il Giappone e con la Russia per la Cina, nonché dalla vicenda dello sversamento delle acque della centrale nucleare di Fukushima, a cui Pechino ha risposto con un boicottaggio commerciale. Di certo, Kishida incontrerà il presidente sudcoreano Yoon, suggellando il disgelo dei rapporti avviato all’inizio dell’anno. I ministri della Difesa di Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone hanno peraltro appena annunciato di aver concordato l’attivazione di un’operazione di condivisione dei dati in tempo reale sui lanci missilistici nordcoreani già a dicembre
Ma le tensioni strategiche restano. A partire dalle Filippine. Nei giorni scorsi c’è stato un nuovo incidente tra navi di Manila e di Pechino in acque contese del mar Cinese meridionale. A San Francisco ci sarà anche Marcos Jr. Grande attenzione per capire se si terrà un colloquio con Xi. Complicato, vista l’agenda del presidente filippino protagonista di un grandissimo riavvicinamento agli Usa dopo l’era di Rodrigo Duterte. Il Dipartimento degli Affari Esteri di Manila ha infatti confermato che Marcos si recherà negli Stati Uniti il 14 novembre per partecipare al vertice APEC. In seguito visiterà Los Angeles e le Hawaii, dove il clan Marcos si rifugiò dopo che il padre dittatore fu estromesso dal potere nel 1986. Qui visiterà anche il Comando Indo-Pacifico degli Stati Uniti. Si tratta del più grande comando geografico unificato dell’esercito statunitense. Il suo comandante riferisce direttamente al presidente degli Stati Uniti attraverso il segretario alla Difesa e ha alle sue dipendenze diversi comandi componenti e sub-unificati nella regione, comprese le forze statunitensi in Corea del Sud e Giappone. Le unità del Comando Indo-Pacifico si addestrano solitamente con i soldati filippini durante il Balikatan, la più grande esercitazione congiunta annuale tra le forze statunitensi e filippine. La visita di Marcos ha un valore altamente simbolico, con risvolti però anche operativi.
La Cina, ça va sans dire, non apprezzerà. L’altro fronte di tensione sempre aperto è quello di Taiwan. Anche Taipei fa parte dell’APEC ma non può partecipare coi suoi leader politici. Come accade già da diversi anni, la presidente Tsai Ing-wen ha inviato in sua vece Morris Chang, il fondatore del colosso dei microchip TSMC. Come l’anno scorso a Bangkok, Chang potrebbe parlare con Xi, compiendo così uno scambio di alto livello tra le due sponde dello Stretto a pochi mesi dalle elezioni presidenziali taiwanesi del 13 gennaio prossimo.
Grande attenzione per il summit della Cooperazione Economica Asia Pacifico. L’edizione 2023, aperta nei giorni scorsi a San Francisco, è uno snodo cruciale della diplomazia globale. Anche, ma non solo, per l’attesissimo incontro tra Joe Biden e Xi Jinping.