Assalto a Capitol Hill: un report inchioda le forze di sicurezza
Un documento del Senato fa luce sulla drammatica insurrezione del 6 gennaio: cattiva comunicazione tra intelligence e polizia e scarsa preparazione degli addetti alla sicurezza
Un documento del Senato fa luce sulla drammatica insurrezione del 6 gennaio: cattiva comunicazione tra intelligence e polizia e scarsa preparazione degli addetti alla sicurezza
“Un attacco senza precedenti alla democrazia”. Così è stato definito in un report del Senato quanto avvenuto il 6 gennaio 2021 al Campidoglio. Nel corso della certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni di novembre, una rivolta portata avanti dai manifestanti vicini all’allora Presidente Donald Trump si concluse con l’irruzione nel palazzo istituzionale e la morte di 5 persone, il poliziotto Brian Sicknick e altri due colleghi in seguito per suicidio.
Il documento del Senato, gestito in forma bipartisan dai senatori Gary Peters, Rob Portman, Amy Klobuchar e Roy Blunt, potrebbe essere l’ultimo sui fatti del 6 gennaio, visto che nelle scorse settimane i Repubblicani hanno bocciato la proposta di legge che avrebbe creato una commissione indipendente di 10 membri per approfondire ulteriormente circa le responsabilità della rivolta.
Nuovi elementi
A far luce sulla drammatica giornata per la democrazia statunitense le intercettazioni, le dichiarazioni ufficiali e le testimonianze dei presenti alla violenta manifestazione, che hanno aiutato a identificare nell’incapacità dell’intelligence e nella scarsa preparazione degli addetti alla sicurezza parte delle responsabilità dell’accaduto.
Sono emersi nuovi dettagli sulle condizioni di salute degli ufficiali di polizia che hanno tentato di bloccare l’assedio: le informazioni in possesso dei senatori hanno evidenziato che le forze dell’ordine sono state lasciate senza direttive specifiche su come agire, subendo dunque bruciature con prodotti chimici, danni cerebrali e la rottura delle ossa in varie parti del corpo.
Inoltre, all’unità speciale che ha affrontato i manifestanti non venne rilasciata l’autorizzazione per l’uso di strumentazioni di protezione o di armi non letali come granate di stordimento. La motivazione del diniego ricadrebbe sulla scarsa preparazione del personale in servizio. Il Senato, alla luce dei nuovi fatti, raccomanda che il Capo della Polizia del Campidoglio sia investito di maggiore autorità, che sia migliorata la pianificazione per eventi di questo tipo, che sia rinforzato l’equipaggiamento della polizia e, soprattutto, che venga migliorata la comunicazione tra le varie agenzie federali.
Le difficoltà burocratiche
Le singole autorità hanno avuto grandi difficoltà di carattere burocratico nell’invio di assistenza alla Polizia del Campidoglio. Ci furono ore e ore di contatti telefonici — viene spiegato nel report — tra Capitol Hill e il Pentagono, con l’allora Capo della Polizia, Steven Sund, alla disperata richiesta di aiuto.
E si evince che il Pentagono ha ricercato numerose autorizzazioni da più livelli per il dispiegamento delle forze, proprio mentre i poliziotti del Campidoglio venivano brutalmente assaliti dai manifestanti trumpiani. Viene, inoltre, citata la risposta violenta del Dipartimento alla Difesa nel caso delle proteste seguite alla morte di George Floyd.
Il memo dell’Fbi
Eppure, già dal giorno 5, precedente ai fatti, l’Fbi avvisò che numerose persone si stavano riversando verso Washington per “fare la guerra”. Furono prestabiliti “piani per sconvolgere il Campidoglio” e per infiltrare tramite i tunnel “le armi. Ora o mai più”, viene scritto sul report che cita un post sui social. “Se non si mostreranno, entriamo al Campidoglio come Terzo Congresso Continentale e certificheremo gli Elettori di Trump”.
Sono 127 le pagine del report, realizzato dopo più di 3 mesi di lavori. Chi avrebbe dovuto accertare la sicurezza del cuore della democrazia statunitense non ha preso in maniera adeguata le misure necessarie che, eppure, sarebbero state utili affinché i manifestanti non entrassero al Campidoglio. Nonostante le concrete minacce di violenze esistenti.
Un documento del Senato fa luce sulla drammatica insurrezione del 6 gennaio: cattiva comunicazione tra intelligence e polizia e scarsa preparazione degli addetti alla sicurezza
“Un attacco senza precedenti alla democrazia”. Così è stato definito in un report del Senato quanto avvenuto il 6 gennaio 2021 al Campidoglio. Nel corso della certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni di novembre, una rivolta portata avanti dai manifestanti vicini all’allora Presidente Donald Trump si concluse con l’irruzione nel palazzo istituzionale e la morte di 5 persone, il poliziotto Brian Sicknick e altri due colleghi in seguito per suicidio.
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