Il rilancio del cantiere della costruzione europea, in particolare nei settori della difesa e dell’immigrazione: l’ipotesi non sembra di facile attuabilità ma potrebbe rilanciare il dibattito sulla costruzione dell’Ue in un momento delicato
L’ipotesi, almeno sulla carta, non sembra di facile attuabilità ma avrebbe sicuramente il merito di rilanciare il dibattito sulla costruzione dell’Unione europea in un momento delicato, dopo l’uscita di scena della Cancelliera tedesca Angela Merkel e in vista delle elezioni francesi dell’anno prossimo.
Creare un collegamento tra il vecchio Trattato dell’Eliseo firmato nel ‘63 dal Presidente francese De Gaulle e dal Cancelliere tedesco Adenauer e il nuovo Trattato del Quirinale che verrà firmato a Roma giovedì prossimo, 25 novembre, dal Presidente francese Emmanuel Macron e dal Presidente del Consiglio Mario Draghi.
L’ipotesi viene avanzata alla vigilia della visita di Macron a Roma da Piervirgilio Dastoli, Presidente del Movimento europeo e già collaboratore storico di un “padre” dell’Europa come Altiero Spinelli.
Dastoli ricorda che l’idea di un Trattato del Quirinale fu lanciata all’inizio del 2018 dal Governo Gentiloni in un incontro presieduto dai Ministri delle Politiche europee Gozi e Loiseau. La redazione del progetto fu affidata a un gruppo di sei “saggi” fra cui gli italiani Franco Bassanini, Marco Piantini e Paola Severino. Tra i temi prioritari la ricerca, la cultura, l’industria e la difesa, sottolineando la necessità di agire con metodi di azione, come le cooperazioni rafforzate o strutturate, nel caso in cui le decisioni all’unanimità avessero ostacolato il processo decisionale. Dopo le elezioni del 2018 e la formazione del Governo Conte I con la Lega e il Movimento 5 Stelle, i negoziati furono però congelati e non furono ripresi con il Conte II durante la pandemia. Sono stati riavviati solo con il Governo Draghi e proprio in questi giorni si stanno limando gli ultimi dettagli prima della firma ufficiale il 25 novembre.
Nel frattempo, osserva sempre Dastoli, molte cose sono avvenute in Europa e tra l’Italia e la Francia, fra cui l’avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa con la disponibilità francese e italiana a prendere in considerazione l’ipotesi di un superamento del Trattato di Lisbona firmato 14 anni fa, in un tempo in cui le condizioni del mondo e dell’Europa erano radicalmente diverse da quelle attuali. In questa prospettiva si pone ancor di più la questione del “che fare” nel caso in cui alcuni Governi non fossero disponibili a negoziare e ad accettare una revisione del Trattato di Lisbona e dunque quale progetto, quale metodo e quale agenda immaginare per superare l’ostacolo della Convenzione sulla base dell’articolo 48 che impone la convocazione di una Conferenza diplomatica, l’accordo unanime dei Governi nazionali e l’unanimità delle ratifiche nazionali.
“Ora – sottolinea Dastoli – è stata avanzata la proposta di una iniziativa franco-italiana-tedesca che raccolga le priorità dei due Trattati dopo la formazione del nuovo Governo tedesco e in vista delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e la riapertura del cantiere della “riforma dell’Unione europea”. Temi che secondo Dastoli non dovrebbero essere elusi dal Trattato del Quirinale anche in vista delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa che potrebbero aver luogo nel maggio 2022 dopo le elezioni presidenziali francesi (10 e 24 aprile 2022).
In altre parole un Trattato del Quirinale non solo per rendere strutturale la cooperazione tra Roma e Parigi in tutti i settori (dalla difesa all’economia, dallo spazio alla cultura) ma per rimettere in moto quel cantiere della costruzione europea che sembra da troppo tempo abbandonato. Per di più, in alcuni settori come quelli dell’immigrazione e della difesa, il Trattato del Quirinale potrebbe fare scuola e indicare degli strumenti di cooperazione rafforzata da utilizzare a livello europeo. Sull’immigrazione dovrebbe essere firmato un protocollo aggiuntivo sulla collaborazione tra le polizie di frontiera italiana e francese con la creazione di un centro di smistamento a Ventimiglia per superare tutte le incomprensioni del passato sui cosiddetti “dublinanti”.
Ma è nel settore della difesa che il Trattato del Quirinale potrebbe aprire inediti scenari per quanto riguarda la cosiddetta autonomia strategica rispetto a Nato e Usa e la creazione di un esercito europeo. Sarà infatti proprio la Francia, durante il semestre di presidenza Ue l’anno prossimo, a dover approvare definitivamente lo Strategic Compass e convocare un Consiglio europeo ad hoc sulla sicurezza prima del vertice Nato di Madrid di giugno.
Scadenze che rimetteranno in gioco anche gli accordi nell’industria europea della difesa. L’Italia si troverà a dover sviluppare insieme ad altri partner Ue il nuovo carro pesante denominato MBT, possibilmente con la Germania. Il settore è in grande movimento. Fincantieri ha espresso interesse per un progetto di ampia cooperazione con TKMS, (ThyssenKrupp Marine Systems) nella componente sottomarina e per navi di superficie. Inoltre, Italia e Germania, oltre alla cooperazione con i sommergibili, vedrebbero una nuova alleanza sui mari, dopo il fallimento con STX e le deboli premesse con Naval Group. Leonardo ha appena acquisito una quota importante di Hensoldt, dopo avallo del Governo tedesco, permettendo all’azienda di stato di salire su nuove piattaforme come FCAS, di partecipare a importanti programmi tedeschi ed europei e soprattutto di traguardare l’obiettivo di accrescere la sua influenza nell’elettronica europea. A questo si aggiunge l’idea della tedesca Rheinmetall di sviluppare la flotta cingolata italiana su una piattaforma comune a sostituzione dei vecchi Dardo. Un asse commerciale, quello Roma-Berlino, che vede già un interscambio di 130 miliardi di euro e si potrebbe rafforzare ulteriormente sui tre comparti: terrestre, navale ed elettronico.
Sotto questo profilo la questione Otomelara+WASS è un tassello di un puzzle molto più ampio. Leonardo-Finmeccanica ha messo in vendita le aziende di armamenti terrestri e navali per fare cassa mettendo sul mercato l’ex Oto Melara di La Spezia e la Wass di Livorno. Si tratta di produzioni che vanno dai veicoli blindati ai cannoni navali, dai siluri ai sonar. Ci sono interessi dall’Italia, dalla Francia e dalla Germania. Il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha detto che il Governo segue la questione affinché “il presidio italiano non venga meno”.
Ci sono due gruppi usciti allo scoperto indicando una disponibilità all’acquisto: la Fincantieri, che si sta espandendo nella difesa e ha messo gli occhi su diverse attività di Leonardo. Ma l’Ad di Leonardo, Alessandro Profumo, è riuscito a catalizzare anche l’attenzione del gruppo franco-tedesco Knds, nato nel 2015 dall’unione della francese Nexter e della tedesca Krauss Maffei Wegmann. È guidato da un manager tedesco, Frank Haun, ma il peso maggiore è dei francesi. Fin qui le scelte aziendali. Ma poi alla fine saranno solo le scelte politiche a dettare la linea in un settore strategico per il rafforzamento dell’Europa politica e della difesa.
L’ipotesi, almeno sulla carta, non sembra di facile attuabilità ma avrebbe sicuramente il merito di rilanciare il dibattito sulla costruzione dell’Unione europea in un momento delicato, dopo l’uscita di scena della Cancelliera tedesca Angela Merkel e in vista delle elezioni francesi dell’anno prossimo.