Il Segretario di Stato americano prova a dare qualche segnale di rassicurazione ai partner e alleati in Asia orientale. Oggi al summit in Corea del Sud e domani dal Presidente Marcos nelle Filippine per rafforzare l’asse con Manila.
Ancora una volta, Antony Blinken va in Asia orientale. È successo tante volte, dopo il 24 febbraio 2022 e l’invasione su larga scala dell’Ucraina. La necessità è sempre la medesima: comunicare ad alleati e partner della regione che gli Stati Uniti continuano a dare grande rilevanza, se non priorità, a quel quadrante.
Per Washington è necessario fugare i dubbi sul nascere, soprattutto dopo che oltre al fronte ucraino si è aperto quello del Medio Oriente dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre e la durissima azione militare di Israele contro Gaza.
In un momento nel quale le tensioni con la Cina sono tutt’altro che risolte, sia per alcuni degli attori regionali sia per gli stessi Usa, e in cui la Corea del Nord continua a rafforzare e “istituzionalizzare” la sua alleanza con la Russia, il segretario di Stato americano prova dunque a dare qualche segnale di rassicurazione.
Lunedì 18 marzo, Blinken si trova in Corea del Sud, per partecipare al summit per la democrazia di Seul. Non si tratta di un summit qualsiasi, ma della terza edizione della piattaforma lanciata da Joe Biden nel 2021 durante il suo primo anno alla Casa Bianca. Dopo le prime due edizioni in “casa”, la Corea del Sud è il primo Paese straniero a ospitare il summit voluto dal presidente statunitense.
Il tema prescelto è “Democrazia per le generazioni future” e si svolge in un anno in cui oltre 60 Paesi si sono recati o si recheranno alle urne, da ultimo la Russia lo scorso fine settimana.
A Seul sono riuniti circa 300 delegati, tra cui funzionari governativi, rappresentanti di organizzazioni internazionali, del mondo accademico e della società civile. Il primo giorno di incontri è guidato dalla politica, il secondo proprio dalla società civile.
L’apertura del summit è affidata a Yoon Suk-yeol, il presidente sudcoreano alle prese con la campagna elettorale delle legislative di aprile. Insieme a Yoon parlano anche la premier danese Mette Frederiksen e il presidente kenyota William Ruto.
Nella prima sessione si parla principalmente di società inclusive e di empowerment dei giovani, nella seconda di tecnologia, elezioni e fake news. La terza e ultima sessione esplora i temi del Sud globale e dei partenariati di governance. Prevista anche una conferenza ministeriale e una tavola rotonda sul tema dell’intelligenza artificiale.
È proprio nella sede della conferenza ministeriale che Blinken incontra il ministro degli Esteri sudcoreano Cho Tae-yul, con cui ha in programma un bilaterale a margine dei lavori. I due discutono di come rafforzare l’alleanza, mentre Washington e Seul esplorano come migliorare la cosiddetta “deterrenza estesa” contro la Corea del Nord. Previsto anche un incontro con lo stesso Yoon.
Gli argomenti sul tavolo sono tantissimi, dopo che la scorsa settimana sono state concluse le esercitazioni militari congiunte più importanti ed estese da diversi anni a questa parte. Blinken e Cho, che si sono incontrati a Washington solo a febbraio, parleranno anche del tema delle spese militari. I colloqui sulla condivisione dei costi per il mantenimento delle oltre 28 mila truppe americane in Corea del Sud sono già in corso e sono peraltro in anticipo rispetto alla tabella di marcia.
Ma la sensazione è che entrambe le parti vogliano arrivare a una soluzione prima delle elezioni presidenziali di novembre. A Seul ricordano bene il duro confronto avvenuto durante il mandato di Donald Trump, che chiedeva un aumento esponenziale dei contributi sudcoreani. L’accordo fu poi chiuso con l’arrivo di Biden con un aumento del 4%. Ecco perché la Corea del Sud, conscia dell’approccio più concreto ed economicista di Trump, preferirebbe evitare di dover trattare di nuovo sul dossier con il leader repubblicano qualora tornasse alla Casa Bianca. Sono stati già nominati degli inviati per arrivare a un accordo, nonostante quello attuale scada solo a fine 2025.
Martedì 19 marzo Blinken si sposta nelle Filippine. A Manila verrà ricevuto dal presidente Ferdinand Marcos Junior, reduce peraltro da un tour europeo che lo ha portato in Germania e in Repubblica Ceca. Marcos è stato di recente anche in Vietnam e Australia, nel tentativo di rafforzare le relazioni internazionali delle Filippine, mai come in questo periodo decise nel reiterare le proprie pretese di sovranità sulle acque contese con la Cina nel mar Cinese meridionale.
Negli ultimi mesi sono stati molti gli incidenti tra le navi dei due Paesi, tra collisioni e cannoni ad acqua. Se ne parlerà senz’altro con Blinken, visto il trattato di mutua difesa che lega Washington e Manila, che con l’avvento di Marcos ha archiviato la parentesi filocinese del suo predecessore Rodrigo Duterte per tornare in forte allineamento con gli States.
Nelle scorse settimane, il governo filippino ha annunciato un accordo con gli Usa per ammodernare e ampliare un porto civile che si affaccia sul canale di Bashi, vale a dire il punto più vicino a Taiwan del territorio filippino. Già lo scorso anno, Manila ha concesso l’ingresso alle truppe americane a quattro ulteriori basi militari sul proprio territorio.
Blinken e Marcos parleranno di sicurezza e mar Cinese meridionale, con Pechino che osserva le dichiarazioni frutto dell’incontro. I due prepareranno anche la nuova visita del presidente filippino alla Casa Bianca, che dopo esserci entrato lo scorso maggio ci entrerà di nuovo in un significativo vertice trilaterale insieme a Biden e al premier giapponese Fumio Kishida.