Il capo negoziatore sulla Brexit ha detto che l’Unione europea e il Regno Unito dovrebbero chiudere la disputa sull’Irlanda del Nord, per poi concentrarsi sulle grandi sfide internazionali come clima, sicurezza e sviluppo tecnologico
In un’intervista al Financial Times, Maros Sefcovic, vicepresidente della Commissione europea e capo negoziatore su Brexit, ha detto che l’Unione europea e il Regno Unito dovrebbero appianare in fretta i loro contrasti e concentrarsi sulle cose importanti: cioè sulla cooperazione sulle grandi sfide internazionali.
Bruxelles e Londra, sostiene Sefcovic, dovrebbero risolvere le “questioni politicamente sensibili”, che specialmente nelle ultime settimane si stanno concentrando sull’Irlanda del Nord. È una nazione del Regno Unito ma, visti i profondi rapporti economici con la Repubblica d’Irlanda (membro dell’Unione europea), si vorrebbe evitare il ritorno di una barriera fisica tra le due parti dell’isola che potrebbe alimentare tensioni e violenze: un periodo così c’è già stato – è noto come Troubles – e si è chiuso, almeno formalmente, nel 1998 con il Good Friday Agreement.
Uno dei punti più critici dell’accordo su Brexit riguarda proprio l’Irlanda del Nord e il Protocollo a lei dedicato, che di fatto la rende pari – sul piano commerciale – a un Paese dell’Unione europea. In breve, non istituire una dogana in Irlanda, Belfast è stata lasciata dentro il mercato unico europeo; le merci provenienti dal resto del Regno Unito, però, devono passare per molti controlli per evitare che vengano sviate verso Dublino e il continente. I passaggi burocratici rallentano tuttavia i flussi dei beni e hanno creato problemi di approvvigionamento ai negozi nordirlandesi.
Bruxelles e Londra stanno trattando per cercare di migliorare la situazione, ma raggiungere un compromesso che soddisfi entrambi le parti non è semplice. C’è poi sempre la possibilità, per quanto remota, che il Governo di Boris Johnson decida di mostrarsi intransigente e applicare l’articolo 16 del Protocollo, ottenendone la sospensione ma andando a creare una crisi bilaterale.
Sefcovic, al contrario, invita Unione europea e Regno Unito a “ristabilire la fiducia politica”, a chiudere la disputa sull’Irlanda del Nord entro l’inizio dell’anno prossimo e passare a occuparsi della “scena globale”: ci sono sfide comuni come i cambiamenti climatici e le “minacce alla sicurezza dai margini dell’Europa” (un riferimento alla situazione tra Russia e Ucraina), dice.
I rapporti tra europei e britannici devono venire “depoliticizzati e de-drammatizzati”, afferma; perché si possa “sviluppare davvero l’elemento strategico della nostra cooperazione” serve “meno” conflitto. Se però il Governo Johnson dovesse davvero decidere di invocare l’articolo 16 – una dichiarazione in tal senso era stata fatta, ma era più una tattica negoziale che una volontà effettiva –, la crisi che ne nascerebbe renderebbe difficile l’avanzamento dell’agenda comune, avverte Sefcovic. Come, per esempio, l’inclusione di Londra nel programma europeo Horizon sulla ricerca scientifica: al momento è sospesa. Horizon dovrebbe contribuire all’avanzamento dell’indipendenza tecnologica dell’Europa, oggi indietro rispetto a Stati Uniti e Cina.
Il capo negoziatore sulla Brexit ha detto che l’Unione europea e il Regno Unito dovrebbero chiudere la disputa sull’Irlanda del Nord, per poi concentrarsi sulle grandi sfide internazionali come clima, sicurezza e sviluppo tecnologico