Il Rwanda riceverà notevoli finanziamenti in cambio della propria disponibilità: al governo di Kigali sono stati già stanziati 240 milioni di sterline, che coprono parte delle spese legate alle persone deportate ma che finanziano anche lo sviluppo del Paese.
Alla fine, il piano di deportazione dei migranti dal Regno Unito diventerà realtà. Nella serata di lunedì il Parlamento inglese ha approvato il disegno di legge che prevede il trasferimento in Rwanda dei migranti entrati illegalmente nel Paese, e con ogni probabilità il testo riceverà l’assenso reale nei prossimi giorni, entrando ufficialmente in vigore.
Non si tratta del primo tentativo di dare una base legale all’accordo tra Londra e Kigali. Nel 2022, una legge simile a quella approvata in questi giorni era stata presentata in Parlamento e il Regno Unito aveva già provveduto all’organizzazione del primo volo verso il Rwanda.
Il tentativo era stato però fermato dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e in seguito anche dalla Corte suprema inglese, che aveva avanzato forti dubbi sul fatto che il Paese africano garantisse delle condizioni di sicurezza accettabili per i richiedenti asilo espulsi dal territorio britannico. Il governo di Londra ha deciso di procedere comunque, aggirando l’ostacolo: lo ha fatto dichiarando il Rwanda uno stato sicuro per legge, e approvando i disegni di deportazione sulla base di questa “rassicurazione”.
L’approvazione definitiva del piano rappresenta un successo significativo per il governo inglese. Da tempo infatti la realizzazione dell’accordo con il Rwanda era stata messa al centro degli obiettivi politici dell’esecutivo guidato da Rishi Sunak, giustificandola come una misura per evitare gli attraversamenti illegali della Manica e diminuire le morti in mare.
“La legge impedirà alle persone di abusare della legge utilizzando false rivendicazioni dei diritti umani per bloccare gli allontanamenti. E chiarisce che il Parlamento britannico è sovrano” ha dichiarato James Cleverly, segretario di stato per gli affari interni, nel salutare l’approvazione della norma.
La scelta politica è stata criticata da più parti.
“Inviare i rifugiati in Rwanda rappresenta un approccio inefficace, crudele e costoso” ha sottolineato Denisa Delić, direttrice della sezione britannica dell’organizzazione International rescue committee. Le associazioni che si battono per i diritti umani e per la tutela dei migranti denunciano il principio stesso di una deportazione verso uno stato terzo, a prescindere dall’area di origine. Inoltre, evidenziano come il piano sarà estremamente costoso per Londra: la deportazione dei primi 300 migranti costerà 540 milioni di sterline.
Se l’insistenza del Regno Unito nell’approvare la legge può essere spiegata con la volontà di sbarazzarsi dei richiedenti asilo e di limitare il loro arrivo nel Paese, più difficile è a prima vista comprendere quale sia l’interesse del Rwanda nell’accogliere i migranti arrivati in Europa.
Di sicuro ha un peso il fatto che Kigali riceverà notevoli finanziamenti in cambio della propria disponibilità: al governo rwandese sono stati già stanziati 240 milioni di sterline, che coprono parte delle spese legate alle persone deportate ma che finanziano anche lo sviluppo del Paese. Tuttavia, va considerato che lo stato africano è piccolo, estremamente affollato e relativamente povero: non dispone di particolari spazi e risorse, e l’argomento economico non sembra sufficiente a spiegare la scelta di accogliere nuovi migranti.
La partnership con Londra va quindi spiegata soprattutto con delle ragioni politiche. Il Rwanda rappresenta uno dei paesi più in vista tra gli stati africani, forse quello che più è stato descritto all’estero come una storia di successo.
Dopo il genocidio, sotto la guida del presidente Paul Kagame, il Paese si è distinto per la propria capacità di rinascere e di crescere a ritmi vertiginosi, con una crescita media del Pil del 7,4% tra il 2000 e il 2020. Oggi, Kigali rappresenta il centro di un Paese dinamico e all’avanguardia, spesso lodato per le molteplici differenze rispetto alle altre capitali del continente.
Negli ultimi anni, il governo di Kagame si è mostrato sempre più propenso a ritagliare un ruolo per il Rwanda anche sullo scacchiere internazionale. Lo ha fatto mostrando un forte protagonismo militare nella regione dei Grandi Laghi, ma anche attraverso diverse iniziative diplomatiche e accordi politici.
L’accoglienza dei migranti va considerata all’interno di questo schema: mentre altri stati come il Ghana hanno fermamente rifiutato di diventare la destinazione dei migranti che giungono in Europa, il Rwanda si è invece mostrato disponibile, facendosi così vedere come un alleato su cui i Paesi occidentali possono contare. Oltre che con il Regno Unito lo ha fatto con Israele, da cui sono effettivamente arrivati migliaia di eritrei e sudanesi, e con la Danimarca, il primo stato europeo ad ipotizzare di trasferire all’esterno i propri migranti.
La deportazione dei migranti in Rwanda, già problematica di per sé, ha perciò anche delle conseguenze sulla situazione politica interna al Paese, finendo per rafforzare il regime di Kagame.
Il Presidente rwandese governa il Paese dal 2000 con un regime a tutti gli effetti autoritario, in cui il dissenso politico è poco tollerato. Al tempo stesso, però, Kagame è tollerato o addirittura supportato perché è colui che assicura all’Occidente di poter contare su un Rwanda stabile, forte e pronto a collaborare su una serie di questioni, come quella migratoria.
Alla fine, il piano di deportazione dei migranti dal Regno Unito diventerà realtà. Nella serata di lunedì il Parlamento inglese ha approvato il disegno di legge che prevede il trasferimento in Rwanda dei migranti entrati illegalmente nel Paese, e con ogni probabilità il testo riceverà l’assenso reale nei prossimi giorni, entrando ufficialmente in vigore.
Non si tratta del primo tentativo di dare una base legale all’accordo tra Londra e Kigali. Nel 2022, una legge simile a quella approvata in questi giorni era stata presentata in Parlamento e il Regno Unito aveva già provveduto all’organizzazione del primo volo verso il Rwanda.