Mevlut Cavusoglu è il primo Ministro turco in 15 anni a visitare lo Stato ebraico. Intanto ad Ankara si incontrano sherpa turchi, svedesi e finlandesi sull’accesso di Stoccolma e Helsinki nella Nato
Torna sempre più il sereno tra le sponde mediterranee che uniscono Turchia e Israele. Dopo un lungo periodo di tensioni, i due Paesi riprendono il dialogo e gli incontri ad alto livello, l’ultimo dei quali ha visto il Ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu recarsi nello Stato ebraico per incontrare il collega di Tel Aviv Yair Lapid. Cavusoglu è il primo Ministro turco in 15 anni a visitare Israele.
Entrambe le nazioni sono centrali nell’architettura di stabilizzazione della macro area mediterranea e del Vicino e Medio Oriente, ciascuno con le proprie prospettive e spesso con interessi contrastanti. Ma Ankara e Tel Aviv sono determinate ad aumentare il volume d’affari e la cooperazione economica, come esplicitato da Cavusoglu. “Abbiamo superato gli 8 miliardi di dollari l’anno scorso, con cifre promettenti per il 2022”, ha detto il Ministro degli Esteri turco, che ha aggiunto: “La nostra prossimità geografica e le complementari economie dei Paesi rendono Turchia e Israele partner commerciali naturali”.
La prossimità geografica di Ankara e Tel Aviv deve, d’altro canto, considerare anche gli aspetti geopolitici salienti relativi alla Siria, alla Palestina, all’Iran, senza dimenticare i rapporti con Ucraina e Russia e quello con gli Stati Uniti. Infatti, le posizioni sui singoli temi possono essere piuttosto lontane o incredibilmente vicine a seconda del caso e del periodo, con turchi e israeliani che lasciano comunque aperta la porta del dialogo con Mosca.
Sulla questione israelo-palestinese, Cavusoglu ha ripetuto la necessità di giungere a una soluzione a due Stati nel framework delle Nazioni Unite, unica via duratura per la pace. “Crediamo che la normalizzazione dei nostri rapporti possa portare benefici per la fine del conflitto”, ha affermato l’esponente governativo di Recep Tayyip Erdogan. A Ramallah, quartier generale dell’Autorità Nazionale Palestinese, Cavusoglu ha incontrato il Presidente Mahmoud Abbas e il Ministro degli Esteri Riad al-Maliki, specificando che la Turchia e il Presidente Erdogan sono dalla parte dei diritti dei palestinesi, per la loro libertà e indipendenza.
Yair Lapid ha parlato di nuovo capitolo nelle relazioni tra Ankara e Tel Aviv e si è ripromesso col collega turco di riprendere il dialogo sui voli di linea israeliani diretti in Turchia, così come il ripristino della Commissione economica congiunta. “In seguito agli Accordi di Abramo — ha aggiunto Lapid — è stata creata una nuova forte partnership contro il terrore in Medio Oriente, contro i tentativi di destabilizzare l’area. Ci aspettiamo che i nostri amici collaborino con noi in questa battaglia”.
Il dialogo con Svezia e Finlandia sulla Nato
L’attivismo turco prosegue anche sull’importante fronte dell’accesso di Svezia e Finlandia alla Nato. La posizione di Ankara è dura sul no ai due Paesi, ma potrebbe ammorbidirsi nel caso in cui si giunga a un compromesso sui curdi. Secondo Erdogan, Svezia e Finlandia appoggiano il Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan ritenuto gruppo terrorista dalla Turchia.
In realtà, sia Stoccolma che Helsinki hanno inserito il Pkk nella lista di organizzazioni terroristiche e, come ricordato dalla stessa Ministra degli Esteri svedese Ann Linde, il suo Paese è stato il primo, dopo la Turchia, a mettere al bando il partito curdo. “Fu già il Governo di Olof Palme nel 1984 a farlo. L’Ue ha seguito nel 2002, quando Anna Lindh era Ministra degli Esteri. Questa posizione non cambia”, fa sapere l’esponente governativa. La posizione finlandese è simile, ma nel 2019 — insieme a Svezia e altre nazioni europee — ha fermato la vendita di armi ai turchi, quando Ankara avviò azioni militari contro i gruppi curdi in Siria, all’epoca impegnati nella lotta all’Isis.
Anche per questo, la Turchia vive un certo fastidio nei confronti delle due nazioni nordiche. L’ex Ambasciatore turco Hakki Akil ha dichiarato: “Se Svezia e Finlandia vogliono partecipare all’alleanza di sicurezza devono fermare il loro supporto all’organizzazione terroristica e non dare ospitalità ai suoi membri. Inoltre, devono accettare la richiesta turca di estradizione di 30 terroristi”. Se un passo avanti in tal senso verrà fatto, potrebbe decadere il veto turco, aprendo nuovi orizzonti per la Nato e nello scenario di confronto, sempre più cupo, con la Russia di Vladimir Putin.
Entrambe le nazioni sono centrali nell’architettura di stabilizzazione della macro area mediterranea e del Vicino e Medio Oriente, ciascuno con le proprie prospettive e spesso con interessi contrastanti. Ma Ankara e Tel Aviv sono determinate ad aumentare il volume d’affari e la cooperazione economica, come esplicitato da Cavusoglu. “Abbiamo superato gli 8 miliardi di dollari l’anno scorso, con cifre promettenti per il 2022”, ha detto il Ministro degli Esteri turco, che ha aggiunto: “La nostra prossimità geografica e le complementari economie dei Paesi rendono Turchia e Israele partner commerciali naturali”.