Il Presidente Biden annuncia un piano per elargire crediti alle aziende proprietarie di centrali nucleari pronte alla dismissione. La scelta per contrastare il cambiamento climatico e le tensioni energetiche
L’amministrazione degli Stati Uniti a guida Joe Biden ha avviato un programma per il credito nucleare, finalizzato al recupero delle centrali in fase di dismissione. La mossa della Casa Bianca arriva in un momento cruciale della gestione complessiva della produzione energetica, sotto pressione per via del cambiamento climatico in atto e per la rinuncia all’import di petrolio, Gnl e carbone dalla Russia.
Grazie al programma, le aziende proprietarie di centrali nucleari, così come gli operatori del settore che sfruttano nuclear power plants per la produzione energetica, potranno fare richiesta dei fondi, che l’amministrazione democratica preleverà dal maxi finanziamento, tramutato in legge lo scorso novembre, da 1 trilione di dollari, ovvero l’infrastructure deal ideato per risistemare ponti, strade, ferrovie. Priorità verrà data alle compagnie che avevano già annunciato la chiusura a causa di questioni economiche: i proprietari di 7 centrali nucleari ancora in funzione hanno comunicato il fermo ai reattori nel 2025.
La maggior parte delle centrali nucleari statunitensi è stata costruita nel ventennio tra il 1970 e il 1990, con costi di manutenzione in crescita esorbitante e la concorrenza spietata del gas naturale, che ha portato alla chiusura di almeno 12 centrali negli ultimi 10 anni. Tra gli effetti del maggior utilizzo di gas, gli alti livelli di inquinamento dell’aria e la perdita di migliaia di posti di lavoro altamente qualificati, con conseguenze negative sulle comunità di appartenenza.
Negli States, sono in funzione 55 centrali nucleari commerciali, con 93 reattori sparsi in 28 Stati, che garantiscono l’approvvigionamento per il 20% del totale produttivo nel Paese, rappresentando il 50% della produzione creata da risorse non fossili. Come spiegato dai funzionari del Dipartimento all’Energia, la chiusura delle centrali nucleari — dovendo essere rimpiazzata la quantità di energia per soddisfare il fabbisogno nazionale — causerebbe direttamente maggior produzione da fonti inquinanti. Questo porterebbe all’aumento delle emissioni, che andrebbe a scontrarsi con le politiche indirizzate alla diminuzione degli agenti inquinanti dispersi in atmosfera, causa dell’aumento delle temperature e del cambiamento climatico.
Ma negli ultimi 10 anni sono state già implementate misure per rimandare la chiusura di numerose centrali nucleari sparse per il Paese. Secondo il Nuclear Energy Institute, l’associazione delle industrie del settore, i singoli Stati hanno investito risorse proprie per mantenere attiva la produzione di energia nucleare: il solo Illinois ha elargito 700 milioni di dollari per tenere in funzione tre centrali.
“Le centrali nucleari contribuiscono all’abbattimento delle emissioni nocive, il Presidente Biden è impregnato nel mantenere fede agli obiettivi per la creazione di energia pulita”, ha affermato Jennifer Granholm, Segretaria all’Energia. “Stiamo utilizzando tutti i mezzi a disposizione per rendere la nazione alimentata da energia pulita entro il 2035, e questo include dare priorità alle centrali nucleari già esistenti, così da proseguire nella produzione pulita e che garantisce stabilità economica alle comunità”.
Grazie al programma, le aziende proprietarie di centrali nucleari, così come gli operatori del settore che sfruttano nuclear power plants per la produzione energetica, potranno fare richiesta dei fondi, che l’amministrazione democratica preleverà dal maxi finanziamento, tramutato in legge lo scorso novembre, da 1 trilione di dollari, ovvero l’infrastructure deal ideato per risistemare ponti, strade, ferrovie. Priorità verrà data alle compagnie che avevano già annunciato la chiusura a causa di questioni economiche: i proprietari di 7 centrali nucleari ancora in funzione hanno comunicato il fermo ai reattori nel 2025.