La conferenza dei vescovi cattolici ha approvato un documento sull’Eucarestia che sembra rivolgersi direttamente a Joe Biden, primo Presidente cattolico a dichiararsi favorevole alla libertà di scelta in materia di aborto
I vescovi conservatori americani fanno politica. È difficile interpretare diversamente l’ipotesi di documento sull’Eucarestia (la comunione) approvato alla conferenza dei vescovi tenuta online nei giorni scorsi, un documento che dovrà eventualmente venire ratificato dal raduno in presenza previsto per novembre. Di che si tratta? Del prodotto di una commissione voluta dall’arcivescovo di Los Angeles e capo della Conferenza José H. Gomez che già nel messaggio rivolto al Presidente Biden nel giorno della sua inaugurazione scriveva: “Devo sottolineare che il nostro nuovo Presidente si è impegnato a perseguire alcune politiche che farebbero progredire i mali morali e minaccerebbero la vita e la dignità umana, in particolar modo in tema di aborto, contraccezione, matrimonio e sesso”. Un colpo basso al secondo Presidente cattolico della storia degli Stati Uniti e certamente uno tra i più devoti e religiosi.
L’attacco a Biden
Dopo quel comunicato, Gomez ha istituito una commissione per affrontare il problema delle posizioni del nuovo Presidente e il prodotto che ne è uscito è un testo votato da circa due terzi dei vescovi dell’assemblea nel quale si accenna alla possibilità di negare la comunione a chi ha posizioni liberali in materia di aborto. Il messaggio non è al cittadino X, ma appunto al Presidente Biden, primo Presidente cattolico a dichiararsi favorevole alla libertà di scelta – Biden è contrario all’aborto, ma difende il diritto delle donne.
Dopo Gomez, a parlare della posizione del Presidente era stato l’arcivescovo di Kansas City, Joseph Naumann, che presiede il Comitato per le attività pro-vita della USCCB e ritiene necessario rimproverare pubblicamente Biden sulla questione. Tale posizione, da parte di un personaggio pubblico, è “un grave male morale”, secondo l’arcivescovo. La posizione di Biden è “un male morale e poiché è cattolico, presenta un problema unico per noi e – disse Neuman ad Associated Press alla fine di aprile – può creare confusione. Come può essere un cattolico devoto e fare cose contrarie all’insegnamento della Chiesa?”.
Insomma, l’ala conservatrice della Chiesa cattolica degli Stati Uniti aveva preso la mira immediatamente e dopo il lavoro del gruppo di lavoro istituito da Gomez si è giunti al voto.
Il via libera del Vaticano
Per divenire la posizione ufficiale della Chiesa, quel testo dovrebbe essere approvato dai due terzi dell’assemblea di novembre o avere il via libera del Vaticano. Un via libera che non ci sarà: la scelta dei vescovi conservatori di partire all’attacco di Biden è chiaramente un attacco alla dottrina di Francesco, meno attenta ai temi che hanno animato le guerre di religione (culture wars) negli anni ’90 in America e più impegnata nel sociale, sui temi dei diritti umani, della tutela dell’ambiente in quanto creazione divina e sul rispetto dell’umanità dei migranti. Scelte, quelle di Francesco, che non sono piaciute a quella parte della Chiesa Usa ossessionata da aborto e matrimonio tra persone dello stesso sesso. Quella stessa Chiesa ha flirtato con Donald Trump, pluri-divorziato, peccatore, irrispettoso e ha taciuto di fronte all’uso della pena di morte da parte del cattolico procuratore generale Barr. Quando si fa politica c’è una sacralità della vita di serie A e una di serie B.
Il sacramento dell’Eucarestia
Naturalmente non c’è solo la Chiesa conservatrice. Il vescovo di Washington DC e quello del Delaware, i luoghi dove Biden va più spesso in chiesa, hanno detto che non negheranno l’accesso all’Eucarestia al Presidente. Altri hanno segnalato il loro disagio all’idea di mettere ai voti un documento che evidenzia le fratture in seno alla gerarchia cattolica; l’idea del Vaticano è che occorre mostrare unità e che, dunque, su temi come questi sia necessario discutere, approfondire per giungere a una sintesi o a compromessi.
C’è poi la paura che il sacramento venga usato come arma politica, come ha detto il direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spataro – uno che di Stati Uniti se ne intende – al New York Times. Spataro ha anche twittato una citazione del Nunzio apostolico negli States Christophe Pierre: “Quando il cristianesimo è ridotto a costume, a norme morali, a rituali sociali, allora perde la sua vitalità e il suo interesse esistenziale per gli uomini e le donne del nostro tempo”. Il messaggio è rivolto a una Chiesa che pare essere ossessionata da alcune questioni etiche sulle quali indirizza la comunità cristiana ma che non dovrebbero vederla impegnata in crociate politiche (la stessa chiesa, tra l’altro, ha impiegato molti anni a fare i conti con gli scandali e gli abusi sessuali). In fondo, come ha detto il Papa: l’Eucarestia “non è la ricompensa dei santi, ma il pane dei peccatori”. L’idea di negare i sacramenti ai peccatori somiglia più all’idea puritana di buoni e cattivi che non al perdono e alla redenzione cattolici.
Matrimoni gay e aborto
La Chiesa conservatrice degli Stati Uniti non è nuova a queste prese di posizione: si immaginò di negare la comunione a John Kerry e nel 2012 aveva dichiarato guerra al protagonismo delle suore americane, la cui organizzazione principale (e super maggioritaria), la Leadership Conference of Women Religious è progressista e molto attiva socialmente. La commissione venne istituita da Papa Ratzinger sulla spinta di alcuni vescovi cattolici del tempo, tra cui quello che divenne il capo della Chiesa di San Francisco, l’arcivescovo Salvatore Cordileone, in quegli anni e lo è tuttora, rappresentando uno schiaffo della gerarchia cattolica alla città più liberale d’America: il campione della crociata anti matrimonio gay nominato nella città dove quel diritto venne proclamato per la prima volta. Cordileone non ha perso l’occasione di dichiarare anche nel caso del documento votato dai vescovi ed è in polemica continua con Nancy Pelosi, la politica e cattolica più importante della sua arcidiocesi. Lui come altri alti prelati sono una presenza costante nei media conservatori cattolici dove il documento votato sarà strumento di propaganda.
Questa parte della Chiesa Usa è la punta di lancia dell’offensiva conservatrice contro Papa Francesco nonostante una parte importante dei fedeli non sia in sintonia con essa. Secondo il Pew Research Center, il 56% dei cattolici ritiene che l’aborto dovrebbe essere legale nella maggior parte dei casi, una percentuale sostanzialmente in linea con quella dell’opinione pubblica in generale (61%). Non solo, in un sondaggio su Biden e la comunione, il 67% dei cattolici (e il 45% dei cattolici repubblicani) ritiene che il Presidente dovrebbe avere diritto a riceverla. La Chiesa conservatrice degli Stati Uniti, insomma, somiglia sempre più solo a se stessa e alla parte anziana della popolazione cattolica, quella delle comunità immigrate europee cresciute nello stesso contesto culturale di figure come quelle che promuovono la nuova crociata anti Biden.
La conferenza dei vescovi cattolici ha approvato un documento sull’Eucarestia che sembra rivolgersi direttamente a Joe Biden, primo Presidente cattolico a dichiararsi favorevole alla libertà di scelta in materia di aborto