Prima visita nella Repubblica Popolare dal 2018 per un Ministro degli Esteri australiano: sarà Penny Wong ad incontrare il collega Wang Yi, entrambi con il compito di consolidare il clima di fiducia ricreato tra i due governi dopo il faccia a faccia di Bali tra Xi Jinping e Anthony Albanese
Nonostante l’esacerbazione delle tensioni nell’area dell’Indo-Pacifico, la nascita dell’accordo Aukus e il generale stravolgimento nelle relazioni internazionali causato dall’invasione della Russia in Ucraina, due attori strategicamente importanti nel quadro globale attuale come Cina e Australia riprendono a piè sospinto la via del dialogo, dopo anni di vero e proprio black-out, accuse e diffidenze reciproche. Ciò avviene nell’arco di pochi mesi, ovvero da quando il Primo Ministro Anthony Albanese ha vinto le elezioni e rilanciato una politica risoluta nei confronti di Pechino, sul fronte commerciale ma non solo. Infatti, in occasione del vis-à-vis a Bali tra il Presidente Xi Jinping, il Premier Li Keqiang e il Pm Albanese a margine del G20, si è discusso delle barriere tariffarie imposte dalla Cina all’Australia nel 2020. Un fardello che pesa circa 13 miliardi di dollari, deciso dal Governo cinese in seguito alla richiesta dell’allora capo dell’esecutivo a Canberra, il Conservatore Scott Morrison, di un’inchiesta sullo sviluppo del Covid-19. Solo l’ultima delle iniziative volte a contrastare l’espansione cinese, con l’Australia che si è unita alla volontà Occidentale, spinta dagli Stati Uniti di Donald Trump, di affrancarsi da Pechino su vari fronti, su tutti le reti 5G e il caso Huawei e Zte.
Oggi, in un clima differente, dopo il faccia a faccia indonesiano, i due leader hanno optato per voltare pagina, andando potenzialmente incontro a una soluzione rispetto ai beni australiani importati in Cina e, inoltre, anche sul fronte diplomatico. Perché Cina e Australia festeggiano quest’anno i 50 anni di relazioni diplomatiche, fatto storico di grande importanza visto il legame che si è instaurato tra le due nazioni sotto numerosi punti di vista: economico, culturale, sociale. “Lo scambio commerciale tra l’Australia e la Cina, così come i legami tra i nostri cittadini, quelli culturali e tra le aziende hanno portato benefici ad entrambe le nazioni”, scrivono Albanese e Wong in un comunicato congiunto.
Non a caso Wang Yi, il Ministro degli Esteri cinese ha invitato la collega Penny Wong a Pechino per le celebrazioni dell’anniversario e per la ripresa della sesta edizione dell’Australia-China Foreign and Strategic Dialogue, in quella che tra oggi e domani risulterà come la prima visita del capo della diplomazia di Canberra dal 2018. Il tutto a riprova del nuovo corso ricercato dalle due nazioni, seppur in un clima non certamente favorevole per due realtà come la Cina, rivale strategico per eccellenza degli Stati Uniti, e l’Australia, alleata di Washington e fresca dell’accordo Aukus con Usa e Regno Unito che tanto ha disturbato la nomenclatura del Partito Comunista.
Fragili equilibri che si scontrano con la realtà e la necessità di buonsenso, con le capitali non interessate allo scontro violento ma, piuttosto, ad una accettazione delle differenze. Come si legge nel comunicato congiunto del Primo Ministro e della Ministra, “l’Australia cerca una relazione stabile con la Cina; coopereremo dove possiamo, non concorderemo dove dobbiamo e ci impegneremo per l’interesse nazionale”. La Portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ricorda l’invito del Ministro Wang rivolto alla collega Wong, sottolineando l’importanza dei 50 anni di relazioni tra i due Paesi, “un anniversario che diventa l’opportunità per riaffermare il nostro impegno al principio del rispetto reciproco, ai mutui benefici e alla ricerca di terreni comuni, mettendo da parte le differenze e lavorare per il dialogo, per espandere la cooperazione, per gestire le differenze e riportare le relazioni bilaterali nel giusto percorso, per realizzare il loro sviluppo sostenibile”.