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La Cina prova a rifarsi dopo la “diplomazia del lupo”


La Cina post Covid, irrigidita dalla diplomazia di Xi, cerca di rifarsi dalle debolezze interne con una politica estera aggressiva. Ma così rischia lo stallo

In conseguenza di una serie di eventi in certa misura imprevedibili e frutto di circostanze fuori dal suo controllo, la Cina attraversa un periodo di gravi difficoltà. In parte, queste sono comuni al resto del mondo: le conseguenze dello scoppio della pandemia di Covid-19, esplosa a Wuhan lo scorso inverno e ancora lontana dall’essere debellata, aggravano una situazione economica precaria. A questo devono aggiungersi le crescenti tensioni fra Pechino e Washington, inasprite dall’avvicinarsi delle elezioni americane, ma anche le reazioni negative di gran parte della comunità internazionale in seguito al significativo giro di vite operato da Pechino su Hong Kong, in violazione dei suoi trattati internazionali ai tempi del passaggio di sovranità di Hong Kong.

L’era di Xi Jinping

Oltre alla stretta liberticida su Hong Kong, alcuni Paesi cominciano anche a reagire alle ormai innegabili atrocità che avvengono in Xinjiang, dove almeno un milione di uiguri (secondo quanto documentato da serie inchieste giornalistiche e diverse organizzazioni per i diritti umani) sono nei campi di rieducazione, mentre si moltiplicano le prove di arresti arbitrari, maltrattamenti, e vessazioni nei confronti di questo gruppo etnico.

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