La Repubblica popolare sta lavorando all’invio di propri satelliti nell’orbita bassa per competere con Starlink, la costellazione di satelliti della statunitense SpaceX. Questione di sicurezza nazionale…
Lo scorso febbraio, poco prima che avesse inizio l’invasione dell’Ucraina, gruppi di criminali informatici legati alla Russia manomisero i modem satellitari di Viasat. Conseguenze: telecomunicazioni danneggiate e migliaia di cittadini impossibilitati ad accedere a Internet in un momento estremamente critico. Qualche giorno dopo SpaceX – l’azienda aerospaziale americana fondata da Elon Musk, che è anche l’amministratore delegato di Tesla – mandò in Ucraina degli apparecchi per connettersi a Starlink, la costellazione di satelliti nell’orbita bassa che fornisce servizi Internet. La mossa aveva l’obiettivo di sostenere la resistenza ucraina all’aggressione russa, si è rivelata molto efficace (forse addirittura determinante) ed è stata analizzata attentamente anche a migliaia di chilometri di distanza da Kiev e Mosca.
Un rischio di sicurezza nazionale
Lo scorso maggio il China Military Online, un portale legato alle forze armate della Cina, ha criticato i legami di SpaceX con l’apparato militare americano – possiede vari contratti con il Pentagono –, sostenendo che l’azienda abbia la capacità di “migliorare la capacità di combattimento dell’esercito statunitense” attraverso i suoi razzi e i suoi servizi satellitari di connettività e tracciamento.
Un mese prima, ad aprile, Ren Yuanzhen, un ricercatore del Beijing Institute of Tracking and Telecommunications Technology, ha pubblicato un paper nel quale consigliava all’Esercito popolare di liberazione di monitorare ogni satellite di Starlink, di danneggiarli eventualmente con “una combinazione di metodi soft e hard-kill” e di “distruggere il sistema operativo della costellazione”. Ren scriveva che Starlink può fornire “capacità di comunicazione più stabili e affidabili per le unità di combattimento schierate dall’esercito americano nel mondo” e consegnare a Washington “fotografie ad alta definizione e anche video in diretta”, permettendogli così di sorvegliare le attività cinesi.
Secondo il ricercatore, insomma, il servizio satellitare di SpaceX rappresenta un rischio di sicurezza nazionale per la Cina perché potrebbe avvantaggiare gli Stati Uniti nel caso in cui le due potenze dovessero farsi la guerra. Washington potrebbe anche inviare i dispositivi per Starlink a Taiwan per aiutarla a difendersi da un’ipotetica aggressione cinese, similmente a quanto fatto per l’Ucraina.
La competizione nello spazio
Già da prima che la Russia attaccasse l’Ucraina, in realtà, la Cina aveva mostrato preoccupazione per Starlink e le sue applicazioni politiche-militari, sostenendo che i satelliti di SpaceX fossero entrati in rotta di collisione con la sua stazione spaziale per due volte nel 2021.
Da parte americana, sempre l’anno scorso il generale James Dickinson, comandante del Comando spaziale, aveva dichiarato che lo spazio è un teatro di guerra e che Pechino “ricerca attivamente la superiorità” anche attraverso sistemi d’attacco. La Repubblica popolare sta lavorando all’invio di proprie costellazioni satellitari nell’orbita bassa per competere con Starlink: nel concreto, se ne stanno occupando aziende come la CASC o GalaxySpace.
Starlink conta più di duemila satelliti e fornisce servizi di accesso a Internet in una trentina di Paesi nel mondo; a detta di Musk, l’azienda spenderà fino a 30 miliardi di dollari per aumentare le dimensioni della costellazione.
La Repubblica popolare sta lavorando all’invio di propri satelliti nell’orbita bassa per competere con Starlink, la costellazione di satelliti della statunitense SpaceX. Questione di sicurezza nazionale…