L’invasione russa spinge Copenhagen a un cambiamento importante nel suo assetto strategico difensivo e ad aumentare la spesa militare al 2% del Pil entro il 2033
Il prossimo primo giugno sarà un giorno storico per la Danimarca, data che vedrà i cittadini del Paese nordico partecipare a un referendum importantissimo per le vicende europee e di difesa collettiva. Infatti, il Governo della Prima Ministra Mette Frederiksen ha annunciato la chiamata alle urne per decidere se Copenhagen dovrà partecipare, o meno, alla Politica di Sicurezza e Difesa Comune dell’Ue.
Attualmente, la Danimarca non ne fa parte, avendo optato (opt-out) nel 1992 di non parteciparvi. Ma l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia cambia le carte in tavola, modificando persino una politica oramai trentennale che ha visto Copenhagen defilata in tal senso, per quanto membro fondatore, operativo e a tutti gli effetti della Nato. Cdsp, Common Defence and Security Policy, fa parte degli elementi del Common Foreign and Security Policy: ad oggi, quando ai meeting europei si parla di difesa, i Ministri danesi lasciano la stanza, non potendo parteciparvi per via dell’opt-out.
“Il brutale attacco, senza senso di Putin all’Ucraina ha forgiato una nuova era in Europa, una nuova realtà”, ha affermato la Prima Ministra. “La lotta non è solo dell’Ucraina, è una prova di forza per tutto ciò in cui crediamo, i nostri valori, la democrazia, i diritti umani, la pace e la libertà”. A ciò consegue un aumento nella spesa militare del 2% del Pil entro il 2033, come richiesto dalla Nato, che dunque crescerà nei prossimi 10 anni dello 0,5%, dall’1.5% che la Danimarca toccherà nel 2023, come annunciato nel 2019.
In attesa del voto degli elettori danesi, oltre all’aumento del Pil per la spesa difensiva, il Governo ha stanziato altri 7 miliardi di corone per rafforzare la propria rete diplomatica e le strutture di assistenza umanitaria. “Momenti storici richiedono decisioni storiche”, ha aggiunto Frederiksen, specificando che questo è il più grande investimento nella difesa danese dei tempi recenti.
In questo modo, anche Copenhagen si adegua alla nuova realtà, che ha visto nazioni come Svezia e Finlandia, tradizionalmente non allineate, inviare armi letali all’Ucraina, così come il cambio di rotta della Germania, che ha inviato a Kiev 1000 anti-tank e 500 missili Stinger anti-aircraft. Ad essi si aggiunge anche la Svizzera, che ha deciso di adottare le sanzioni contro la Russia.
L’invasione russa spinge Copenhagen a un cambiamento importante nel suo assetto strategico difensivo e ad aumentare la spesa militare al 2% del Pil entro il 2033