Solo il 41% degli aventi diritto si è recato alle urne. Il Movimento sciita di al-Sadr è avanti nei seggi, aumenta la presenza dei curdi in Parlamento
Sono tre gli elementi principali che scaturiscono dalle elezioni in Iraq, tenutesi lo scorso weekend: la disaffezione dell’elettorato — specie più giovane — al voto, con solo il 41% degli aventi diritto che si è recato alle urne; la vittoria del Movimento Sadrista sciita di Muqtada al-Sadr; la crescita del Kdp, il Partito democratico del Kurdistan, nel numero di seggi al Parlamento di Baghdad. La tornata elettorale, organizzata alcuni mesi prima rispetto ai tempi naturali della legislatura, è stata indetta anticipatamente in seguito alle proteste avvenute tra il 2019 e il 2020, con la popolazione che lamenta ancora le scarse condizioni di benessere nella vita di tutti i giorni e la presenza eccessiva nella politica interna di Stati Uniti e Iran.
Eppure, negli ultimi tempi l’Iraq — nonostante le problematiche economiche e sul fronte lavorativo — si è ben comportato specie a livello regionale, diventando casa del dialogo tra le varie parti in causa nell’area del Golfo, protagonista della ripresa del confronto diplomatico proprio tra Iran e Arabia Saudita. Riad guarda con attenzione l’evolversi della situazione, in attesa di comprendere chi sarà il prossimo Primo Ministro: Mustafa Al-Khadhimi potrebbe essere riproposto alla guida del prossimo Governo che, necessariamente, sarà di coalizione visto che nessun partito ha guadagnato la maggioranza assoluta.
Secondo i risultati, in molte delle 18 province irachene al-Sadr è avanti, portandolo ad almeno 73 o 75 seggi in Parlamento: un numero in decisa crescita rispetto alla precedente legislatura, che lo posiziona come leader del primo partito nel Paese e, in quanto tale, con la possibilità di esprimere il nome del Primo Ministro. Intanto, da segnalare i numeri positivi del Partito democratico del Kurdistan di Masoud Barzani: salirebbero a 32 i parlamentari curdi, diventando una delle principali forze nel Paese. Hoshyar Zebari, membro del partito, ha affermato che il Kdp parteciperà alla formazione del nuovo esecutivo.
Muqtada al-Sadr ha ringraziato la popolazione e le forze di sicurezza che hanno garantito lo svolgimento delle elezioni. “Oggi è il giorno delle minoranze oppresse, degli sciiti, dei sunniti, dei curdi. Da ora in poi non ci sarà più spazio per la corruzione e per i corrotti”. Importante il passaggio sulla posizione irachena nel mondo: “Non saremo né orientali né occidentali. Tutte le Ambasciate sono le benvenute purché non interferiscano con gli affari dell’Iraq”. Fatah Alliance, forza unitaria che rappresenta direttamente l’influenza iraniana in Iraq, non ha sfondato, conquistando intorno ai 16 voti.
Solo il 41% degli aventi diritto si è recato alle urne. Il Movimento sciita di al-Sadr è avanti nei seggi, aumenta la presenza dei curdi in Parlamento