Al fine di centrare gli obiettivi climatici, occorre un’importante trasformazione dell’attuale sistema energetico, a partire dalla sua componente chiave: la rete di distribuzione elettrica. L’innovazione deve essere industriale e politica
“Una risata vi seppellirà”. A dirlo per primo fu l’anarchico russo Michail Bakunin. L’anatema con carica rivoluzionaria divenne prima un motto dei sessantottini di mezza Europa, poi una frase alla moda tra vecchi radical chic. Da allora la risata è rimasta una chiave per porre l’accento su questioni gravi. Sui temi legati all’ambiente, ad esempio, si è molto discusso se fosse giusto l’invito un po’ pulp che spingeva a “mangiare un piccione per tenere pulita la città”. Era un buon esempio di umorismo nero, ma non colpiva nel segno. Già molto più credibile era l’invito ad usare al meglio la nostra materia grigia: “Mobilità sostenibile è quando usi le gambe oltre al cervello”.
Il Santo Graal degli ambientalisti
L’umorismo, tuttavia, non ha funzionato un gran che. L’ambitissimo Net Zero, il Santo Graal di tutti gli ambientalisti, è un concetto sentito da tutti, e indicato come obiettivo da ogni sorta di leader politico, ma ben lontano dall’essere realizzato. In realtà l’emergenza ambientale, problema che l’invasione Russa dell’Ucraina ha drammaticamente acuito, dimostra come il cambiamento climatico sia divenuto palpabile, con fenomeni quali siccità e desertificazione in grado di mettere in difficoltà interi comparti produttivi. La classe politica ha da tempo lo stesso atteggiamento: in occasione dei Summit internazionali, ribadisce l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050, come indicato dall’Ue, e arrivare così appunto al cosiddetto Net Zero. Ma, nonostante il largo consenso pubblico, alla fine ci troviamo quasi sempre di fronte a promesse disattese.
Mettere il tema in agenda non significa comprenderne automaticamente i molteplici risvolti. Tutti sanno che per affrontare il cambiamento climatico è necessario trovare soluzioni che permettano di azzerare o mantenere in equilibrio il totale delle emissioni prodotte e quelle rimosse dall’ambiente. Per arrivare all’obiettivo di Net Zero occorre dunque produrre un’energia sostenibile, al servizio delle generazioni presenti e, soprattutto, future. La politica deve fare la sua parte, ma anche i consumatori e le aziende devono saper fare la loro e non solo in un Paese, ma in teoria a livello globale. E già questo è un grande problema visto che paesi come Cina o India non hanno intenzione di piegarsi ai desiderata dell’Europa. E non perché sono ciechi o malvagi, ma perché le loro condizioni socio-economiche non consentono loro di attuare la decarbonizzazione che noi vorremmo.
La sostenibilità è il tema del secolo: dagli Accordi di Parigi a Glasgow
In Europa, con l’obiettivo di Net Zero al 2050, molte organizzazioni hanno già fissato i propri target di decarbonizzazione, ma soltanto le aziende in grado già oggi di implementare un approccio innovativo e sostenibile, facendo leva su tecnologie energetiche all’avanguardia, potranno raggiungere target di riduzione delle emissioni, garantendo un saldo neutro. E queste aziende non sono molte. Senza contare che l’adozione di modelli energetici Net Zero va nella direzione di rendere i consumi sempre più indipendenti e autonomi da fonti fossili. Aspetto rilevante nel contesto dell’attuale crisi del settore dove la libertà energetica è diventata una priorità. Insomma, la sostenibilità si è trasformata in un tema centrale nella storia di questo secolo.
L’idea di perseguire le zero emissioni di CO2 entro il 2050 ha preso forma con gli Accordi di Parigi, siglati dalla Cop21 del 2015. Con questa intesa i governi dei Paesi firmatari si sono impegnati a mantenere l’aumento medio della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e puntare a limitare l’aumento a 1,5°C. Durante la Cop26 di Glasgow del 2021, i 190 Paesi partecipanti sono stati chiamati, nuovamente, a impegnarsi per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi citati mettendo in essere strategie integrate che conducano all’abbandono dei combustibili fossili accelerando l’elettrificazione dei consumi e il ricorso a fonti rinnovabili. La Cop26 ha stabilito altresì la necessità di salvaguardare le biodiversità, minacciate dai cambiamenti climatici in corso. Infine a Glasgow i Paesi più sviluppati si sono impegnati a investire circa 100 miliardi di dollari l’anno, per far fonte all’emergenza climatica.
Trasformare l’attuale sistema energetico: la distribuzione elettrica
Veniamo ora alle possibili soluzioni. Al fine di traguardare gli obiettivi climatici, occorre un’importante trasformazione dell’attuale sistema energetico, a partire dalla sua componente chiave: la rete di distribuzione elettrica. Un’infrastruttura capillare, chiamata ad accogliere crescenti volumi di energia rinnovabile sempre più distribuita, e servire la crescente domanda elettrica finale. Con l’aumentare del numero di persone che in futuro consumeranno elettricità, le infrastrutture di distribuzione elettrica dovranno evolvere per garantire un servizio sempre più affidabile, accessibile e sicuro. Le reti dovranno trasformarsi in piattaforme resilienti, sostenibili e aperte alla collaborazione dei vari attori del sistema energetico, grazie all’innovazione tecnologica di componenti e processi, guidata da digitalizzazione e circolarità.
Per comprendere la portata del fenomeno dell’elettrificazione, è utile leggere quanto dichiarato da Juan Ortiz, Head of Network Development di E-Distribuzione, “Elettrificazione per noi vuol dire anche resilienza delle nostre reti, incremento della qualità del servizio che noi eroghiamo ai nostri clienti, poiché nel momento in cui c’è una crescita di consumi elettrificati e tutta la società diventerà ‘elettrificata’, qualsiasi possibile disservizio avrà un impatto sociale fortissimo”. Le parole di Ortiz ci fanno capire come questo sia, come lui stesso dice, un “momento particolarmente delicato, di transizione non solo climatica o energetica, ma anche di transizione per quanto riguarda il ruolo che noi come distributori abbiamo nella società”.
In Italia, il contributo di Enel al Net Zero
Parlando di soluzioni, non si può non ricordare quanto fatto in Italia da Enel, azienda leader mondiale nella produzione di energie rinnovabili e uno dei principali operatori che, a livello globale, ha dimostrato di saper integrare reti e fonti di generazione verde e dare il proprio contributo per raggiungere l’obiettivo Net Zero.
L’obiettivo azzeramento emissioni per Enel “è il cuore della strategia aziendale”, come più volte ripetuto da Francesco Starace. Il Ceo e Direttore Generale del Gruppo ha dato all’azienda un obiettivo ancora più ambizioso, vale a dire anticipare la riduzione delle emissioni di dieci anni, ovvero al 2040. Un percorso ambizioso, che vede le reti di distribuzione elettrica al centro del modello produttivo. “Le reti − spiega Starace − sono le principali attuatrici della transizione energetica. Per questo, devono garantire il massimo della qualità dei servizi alla fornitura elettrica, gestire in modo adeguato la crescente produzione da rinnovabili e devono anche avere un ruolo attivo nella decarbonizzazione”. È compito delle aziende “essere pronte a guidare la transizione energetica” e in quest’ottica la sfida oggi è “di eliminare le emissioni dirette e indirette che provengono dalle reti di distribuzione elettrica”.
Grid Futurability
Per fare fronte a questa sfida Enel sta implementando Grid Futurability, l’approccio industriale orientato al cliente volto ad anticipare i fenomeni e le esigenze energetiche del futuro, sviluppando già oggi le reti che saranno necessarie a un mondo decarbonizzato. Un profondo rinnovamento, basato appunto sulla sostenibilità. Proprio per perseguire quest’obiettivo Enel ha recentemente lanciato una vera e propria strategia Net Zero, volta ad azzerare l’impronta carbonica delle infrastrutture energetiche. Digitalizzazione e riduzione delle perdite tecniche delle reti, operazioni a distanza, elettrificazione delle flotte, adozione di misure a tutela della biodiversità, sono solo alcune delle azioni che il Gruppo sta mettendo in campo per contrastare le emissioni dirette delle proprie infrastrutture di distribuzione elettrica.
L’impiego di materiali riciclati per un’economia circolare
Il paradigma dell’economia circolare è un altro fattore chiave che Enel sta applicando attraverso l’utilizzo di materiali riciclati per nuove risorse come contatori circolari, pali o cassette stradali o la gestione del fine vita dei componenti della rete, con importanti benefici su ambiente ed economia.
Insomma, le soluzioni ci sarebbero e l’Italia le ha in tasca e a portata di mano. Il problema è, come spesso in questi casi, politico. Il nostro paese, allo scoppio della guerra in Ucraina, si è fatto trovare impreparato, anzi con le mani nella marmellata del gas russo, che copriva il 40% del nostro fabbisogno. Ora abbiamo rimediato un po’, ma andando nella direzione inquinante, cioè comprando dove abbiamo potuto gas e petrolio. Sulle rinnovabili, incredibilmente, abbiamo fatto poco. Nel senso che abbiamo preferito l’uovo al gas di oggi, alla gallina rinnovabile di domani. Si sarebbe immaginato il contrario: manca il gas, spingiamo dunque su sole, vento e acqua, cioè le energie rinnovabili. E invece no. Il Net Zero rimane evidentemente ancora un obiettivo con peso specifico preponderante nella seconda parte del neologismo, cioè zero. Poi non stupiamoci se Cina e India si faranno una bella risata (che ci seppellirà) quando sentiranno le richieste dell’Europa di tagliare il loro uso di carbone e gas.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/marzo di eastwest
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L’umorismo, tuttavia, non ha funzionato un gran che. L’ambitissimo Net Zero, il Santo Graal di tutti gli ambientalisti, è un concetto sentito da tutti, e indicato come obiettivo da ogni sorta di leader politico, ma ben lontano dall’essere realizzato. In realtà l’emergenza ambientale, problema che l’invasione Russa dell’Ucraina ha drammaticamente acuito, dimostra come il cambiamento climatico sia divenuto palpabile, con fenomeni quali siccità e desertificazione in grado di mettere in difficoltà interi comparti produttivi. La classe politica ha da tempo lo stesso atteggiamento: in occasione dei Summit internazionali, ribadisce l’obiettivo di azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050, come indicato dall’Ue, e arrivare così appunto al cosiddetto Net Zero. Ma, nonostante il largo consenso pubblico, alla fine ci troviamo quasi sempre di fronte a promesse disattese.
Mettere il tema in agenda non significa comprenderne automaticamente i molteplici risvolti. Tutti sanno che per affrontare il cambiamento climatico è necessario trovare soluzioni che permettano di azzerare o mantenere in equilibrio il totale delle emissioni prodotte e quelle rimosse dall’ambiente. Per arrivare all’obiettivo di Net Zero occorre dunque produrre un’energia sostenibile, al servizio delle generazioni presenti e, soprattutto, future. La politica deve fare la sua parte, ma anche i consumatori e le aziende devono saper fare la loro e non solo in un Paese, ma in teoria a livello globale. E già questo è un grande problema visto che paesi come Cina o India non hanno intenzione di piegarsi ai desiderata dell’Europa. E non perché sono ciechi o malvagi, ma perché le loro condizioni socio-economiche non consentono loro di attuare la decarbonizzazione che noi vorremmo.