Possibili nuovi limiti all’export in Cina: lo scoop di Bloomberg rivela che gli Stati Uniti vogliono impedire al Dragone di accedere alle tecnologie avanzate per il computing quantistico e per l’intelligenza artificiale
Gli Stati Uniti potrebbero introdurre nuovi controlli sulle esportazioni in Cina per impedire al Paese di accedere alle tecnologie avanzate per il computing quantistico e per l’intelligenza artificiale. Il piano, rivelato da Bloomberg, non è ancora ben definito. Se dovesse venire implementato, però, costituirebbe una sorta di “seguito” al pacchetto di restrizioni sui semiconduttori e relativi macchinari annunciato una decina di giorni fa.
Attraverso queste limitazioni alle esportazioni – e più in generale ai trasferimenti di know-how, anche umano –, l’amministrazione di Joe Biden intende privare la Cina delle capacità di sviluppare quelle tecnologie considerate di importanza strategica nella competizione economico-politica tra le due potenze.
Oltre a ostacolare Pechino nel raggiungimento dell’autonomia sulle tecnologie critiche (il Paese è ancora dipendente dai macchinari e dalle proprietà intellettuali americane), Washington vuole anche impedirle di sviluppare applicazioni dual-use, ossia impiegabili in contesti sia civili che militari. Stando alle fonti di Bloomberg, l’amministrazione Biden si starebbe consultando con gli alleati in merito alle nuove restrizioni.
Il mese scorso il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, aveva tenuto un discorso proprio sui legami tra sicurezza nazionale, competitività economica e tecnologia. Parlò di come “le tecnologie legate al computing, tra cui la microelettronica, i sistemi informativi quantistici e l’intelligenza artificiale” siano destinate a “svolgere un ruolo di primaria importanza nel prossimo decennio”. Si soffermò inoltre sull’importanza dei meccanismi di controllo sulle esportazioni per “mantenere un vantaggio più ampio possibile” sui Governi avversari o rivali.
Un anno fa il Centro nazionale di controspionaggio e sicurezza (NCSC), l’agenzia che si occupa di proteggere i sistemi di intelligence degli Stati Uniti e di compromettere quelli dei paesi ostili, pubblicò un rapporto sui cinque settori tecnologici considerati in assoluto più strategici per l’economia e la sicurezza: accanto all’intelligenza artificiale, alle biotecnologie e ai sistemi autonomi, comparivano il computing quantistico e i semiconduttori.
Il computing quantistico è una tecnologia ancora sperimentale che permette di aumentare enormemente le capacità di calcolo di un computer (si parla di computer quantistico, appunto), permettendogli di risolvere problemi ben al di là delle capacità degli attuali calcolatori.
A differenza di quelli tradizionali, i computer quantistici non “lavorano” sui bit, che sono 0 oppure 1, ma sui qubit, che possono rappresentare varie combinazioni tra i due valori. È una capacità che si chiama “sovrapposizione quantistica” e che permette ai qubit di “esistere” in più stati nello stesso momento. Significa, in sostanza, che i computer quantistici possono calcolare simultaneamente tantissimi risultati potenziali e arrivare alla soluzione di un problema molto più velocemente rispetto agli elaboratori convenzionali.
Una volta affermatisi – e non sarà semplice: i qubit hanno bisogno di temperature bassissime, vicine allo zero assoluto –, i computer quantistici potranno venire impiegati per accelerare lo sviluppo delle tecnologie critiche maggiormente necessarie, come ad esempio le batterie per lo stoccaggio di energia o i dispositivi per la cattura delle emissioni di CO2.
Le loro enormi capacità di calcolo potranno anche essere utilizzate per scardinare i sistemi di cifratura odierni, quelli posti a protezione di infrastrutture e dati sensibili. Si tratta infatti di sistemi tarati per resistere ai computer oggi in circolazione, che impiegherebbero troppo tempo per arrivare alle combinazioni alfanumeriche impostate. Ma i computer quantistici, visto il loro modo completamente diverso di funzionare, potranno “rompere” le protezioni con relatività facilità. Nelle mani dei Governi, rappresentano insomma un’arma formidabile.
Attraverso queste limitazioni alle esportazioni – e più in generale ai trasferimenti di know-how, anche umano –, l’amministrazione di Joe Biden intende privare la Cina delle capacità di sviluppare quelle tecnologie considerate di importanza strategica nella competizione economico-politica tra le due potenze.