Proprio alla fine del suo mandato, Macron dovrà rendere la presidenza del Consiglio Ue un palco dove mettere in scena il suo impegno europeo, da contrapporre all’euroscetticismo dei suoi rivali nella corsa all’Eliseo
Proprio alla fine del suo mandato, Emmanuel Macron si ritrova tra le mani la presidenza del Consiglio dell’Unione europea. Un appuntamento cruciale per l’inquilino dell’Eliseo, arrivato con un timing impeccabile: nel bel mezzo del semestre guidato da Parigi, che inizierà il primo gennaio, si terranno le elezioni presidenziali francesi, fissate al 10 e 24 aprile. Per Macron, ancora non candidato ufficialmente nel momento in cui scriviamo, si tratta della più ghiotta delle occasioni, utile a rilanciare il suo progetto europeo agli occhi di Bruxelles ma anche a quelli degli elettori francesi. “È una carta importante da giocare”, spiega Sylvain Kahn, professore all’università Sciences Po di Parigi ed esperto di questioni europee. Con questa presidenza Macron “potrà rafforzare la sua statura internazionale, che è un elemento solitamente molto apprezzato nella politica francese”, afferma Kahn, ricordando i benefici tratti da Nicolas Sarkozy nel 2008, l’ultima volta che la Francia ha guidato il semestre di Bruxelles.
Cosa vuole Macron
“Rilancio, potenza, appartenenza”, è lo slogan annunciato durante la conferenza stampa tenuta a inizio dicembre per presentare gli orientamenti del semestre francese. Tre concetti per riassumere la sfilza di cantieri da portare avanti, che di certo non potranno essere chiusi in un tempo così ristretto. Il Presidente francese punta a finalizzare il suo progetto europeo illustrato nell’ormai celebre discorso tenuto alla Sorbona nel 2017 e mai realmente decollato. Quello di una maggiore autonomia strategica, capace di creare una “Europa potente nel mondo e pienamente sovrana” in grado di resistere alle tensioni internazionali e alle minacce esterne.
In questo quadro, il rafforzamento di un’Europa della Difesa complementare alla Nato risulta essenziale, e secondo il prof. Kahn anche più facile da portare avanti visti i progressi fatti negli ultimi tempi, in campo industriale e strategico: “Sull’Europa della Difesa si parte da lontano, quindi non possono che esserci dei progressi. È un tema sul quale non ci sono particolari attese, né opposizioni all’interno dell’Ue. Inoltre c’è un’attesa nell’opinione pubblica europea su questo che emerge da tutti i sondaggi dell’Eurobarometro”.
Macron vuole però mostrare concretezza ai cittadini, soprattutto sugli aspetti sociali. L’applicazione di un salario minimo a livello europeo è tra le priorità di Parigi, insieme a una parità di stipendi tra uomo e donna. Segnali chiari, mandati a un elettorato francese che secondo i sondaggi considera il potere d’acquisto tra i principali temi della campagna elettorale.
Come l’immigrazione, cavallo di battaglia della destra d’oltralpe, dai Repubblicani guidati da Valérie Pécresse agli estremi ultraconservatori incarnati da Marine Le Pen ed Eric Zemmour. I primi tre sfidanti in ordine di preferenze secondo i sondaggi, che a fine dicembre ancora davano l’attuale presidente favorito. Dopo la crisi vista alla frontiera tra Polonia e Bielorussia, la minaccia terroristica e la crisi del Covid-19, Macron vuole mettere al sicuro i confini dell’Unione con una riforma dello spazio Schengen destinata a creare una “guida politica” dell’area e un meccanismo di sostegno per fronteggiare le crisi attraverso l’agenzia Frontex. Una linea incarnata dal progetto presentato a dicembre dalla Commissione, sulla quale però sarà difficile trovare un’intesa, come dimostra anche la lentezza con la quale avanzano le discussioni sul Patto migrazione e asilo. Un punto, quest’ultimo, che Macron spera di accelerare rilanciando i rapporti con l’Unione africana. “Le probabilità che questo dossier evolva sono molto deboli. È il tema sul quale ci sono più antagonismi in Europa, per questo sarà difficile trovare compromessi”, dice Kahn.
Una nuova Europa
All’Europa che protegge e sostiene, Macron vuole affiancare un’Europa che cresce attraverso una nuova governance. I vincoli imposti dal Patto di stabilità e congelati durante la crisi sanitaria sono visti come dei “tabù” da “superare”. L’Italia offre la sponda ideale soprattutto dopo il Trattato del Quirinale, come testimoniato dall’editoriale congiunto firmato da Macron e dal Presidente del Consiglio Mario Draghi sul Financial Times, dove si è lanciato un appello all’abbassamento dell’indebitamento senza tasse o tagli alla spesa sociale. Adesso bisogna investire in settori strategici che daranno all’Europa maggiore indipendenza come l’idrogeno, il cloud, i semi-conduttori o le batterie. Il modello è il Next Generation EU da 750 miliardi di euro lanciato per lanciare la ripresa.
In quest’ottica, l’asse franco-tedesca sarà, ancora una volta, decisiva. Macron dovrà confrontarsi con il Cancelliere Olaf Scholz, successore di Angela Merkel, con la quale i rapporti non sono sempre stati idilliaci negli anni passati. La volontà comune di rilanciare il progetto europeo si è già manifestata, almeno in base alle dichiarazioni rilasciate dai due leader, su diversi dossier come la crisi in Ucraina, l’immigrazione o la difesa.
“Sulla carta i pianeti sono allineati – afferma Kahn – Oggi gli esecutivi a Berlino e a Parigi sono molto pro-europei e hanno voglia di avanzare. C’è quindi da aspettarsi proposte comuni destinate a alla costruzione europea. Le rispettive classi politiche sono ben consapevoli delle differenze ma il periodo che si apre potrebbe essere caratterizzato da una voglia condivisa di approfondire l’Europa considerandola una parte della soluzione”.
Ma Parigi e Berlino hanno anche punti di divergenza, soprattutto sulla questione energetica. Nonostante le promesse fatte prima di sbarcare all’Eliseo sullo sviluppo delle rinnovabili, Macron negli ultimi mesi è diventato un fervente difensore del nucleare in Francia, tanto da arrivare a promettere un investimento da 1 miliardo di euro per la creazione di nuovi mini-reattori modulari Smr. La difesa dell’atomo è un tema tradizionale caro alla destra francese, attenta a difendere la sovranità energetica del primo produttore e consumatore europeo di elettricità proveniente dalle centrali. Macron, che giocherà la sua partita elettorale nel campo della destra, spinge in questo senso anche a livello europeo, chiedendo insieme ad altri Paesi come Finlandia e Polonia, l’inserimento del nucleare nella tassonomia verde che decide le attività green da finanziare. Contraria la Germania, che da una decina di anni ha lanciato il processo di abbandono del nucleare e guida il gruppo degli ostili in cui figura anche l’Austria.
Gli obiettivi della transizione ambientale che prevedono una riduzione del 55 % delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2030 restano però invariati. Proprio in questo quadro Macron punta all’applicazione di una tassa carbone alle frontiere.
In questo semestre Macron renderà la presidenza del Consiglio Ue un palco dove mettere in scena il suo impegno europeo, da contrapporre all’euroscetticismo dei suoi rivali nella corsa all’Eliseo. Il rischio è quello di una sovrapposizione dei piani, come denunciato a viva voce dalle opposizioni transalpine, che criticano una strumentalizzazione politica della situazione. Con Scholz appena arrivato alla guida della cancelleria di Berlino, Macron può finalmente assumere la tanto bramata leadership di Bruxelles, mostrando quanto fatto fino ad oggi, soprattutto ai francesi, sempre più divisi sul tema secondo alcuni sondaggi. Per questo sarà necessario realizzare “una Europa umana”, più “democratica” e semplice” per essere compresa da tutti e soffocare l’emergere di nuovi populismi.
Se la minaccia di una Frexit è stata scongiurata dai programmi elettorali dei candidati, resta la volontà di riformare un’unione giudicata “ingenua” dalla repubblicana Pécresse o criticata per la sua “onnipotenza” dalla leader del Rassemblement National Marine Le Pen.
Il Presidente uscente imporrà al centro del dibattito politico la tematica europea, fino ad oggi snobbata dagli altri candidati, che saranno così costretti a seguirlo sul suo territorio. Una mossa strategica, a condizione che interessi anche gli elettori.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di gennaio/febbraio di eastwest.
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Proprio alla fine del suo mandato, Macron dovrà rendere la presidenza del Consiglio Ue un palco dove mettere in scena il suo impegno europeo, da contrapporre all’euroscetticismo dei suoi rivali nella corsa all’Eliseo