La corsa all’Artico e la competizione con la Cina hanno fatto tornare l’isola al centro degli interessi di Washington, che ha messo a punto un nuovo pacchetto di aiuti dopo quello annunciato l’anno scorso tra l’irritazione della Danimarca
Gli Stati Uniti, attraverso la loro Agenzia per lo sviluppo internazionale (USAID), hanno messo a punto un pacchetto di aiuti economici per la Groenlandia da 10 milioni di dollari: verranno utilizzati principalmente per stimolare la crescita dei settori minerario e turistico e del sistema educativo.
Se ci si limita a guardare la somma stanziata, il pacchetto non sembra particolarmente significativo. La sua importanza infatti sta altrove, in quello che rappresenta.
L’importanza della Groenlandia per gli Stati Uniti
La Groenlandia ha sempre avuto, fin dalla Seconda guerra mondiale, un valore difensivo per gli Stati Uniti; poi però ha attraversato una fase di scarsa attenzione. Ma negli ultimi anni – vista la corsa all’Artico e la competizione con la Cina – l’isola è tornata al centro dei discorsi della Casa Bianca. L’esempio più vistoso di questo interesse c’è stato nel 2019, quando l’allora Presidente Donald Trump ventilò l’idea di acquistarla dalla Danimarca (alla quale appartiene, pur autogestendosi): un’idea che suona magari irrispettosa, ma non è del tutto illogica. Un altro esempio è la riapertura, l’anno scorso, del consolato americano nella capitale Nuuk.
Più che mostrarsi indignato per le parole di Trump, comunque, il nuovo Primo Ministro groenlandese Múte Egede ha detto recentemente che la proposta gli ha mostrato “quanto potrebbe essere importante la Groenlandia per il futuro del mondo. Siamo nel mezzo dell’Artico, nel mezzo tra il Nordamerica, l’Europa e i Paesi orientali”.
Il nuovo pacchetto di aiuti americano arriva dopo quello, da 12,1 milioni, annunciato l’anno scorso tra l’irritazione della Danimarca, che accusava Washington di voler alimentare le divisioni tra Copenaghen e Nuuk: la Groenlandia appartiene geograficamente al Nordamerica ma politicamente (ed economicamente) dipende dalla Danimarca, anche se punta all’indipendenza. Non può ottenerla, però, fino a che non troverà il modo di emanciparsi dagli oltre 600 milioni di dollari che riceve ogni anno dalla Danimarca e che gli permettono di sostentarsi.
Questo modo, Nuuk potrebbe averlo trovato: avvicinarsi agli Stati Uniti, esibire le sue qualità geo-strategiche, convincere gli americani a investire davvero. Gli aiuti dall’USAID sono il primo passo.
L’amministrazione Egede è favorevole alla presenza militare statunitense sul territorio groenlandese: qui c’è la base aerea di Thule; ci sono piste di atterraggio; ci sono sensori e apparecchiature varie che permettono di individuare in anticipo, prima che raggiungano la madrepatria, eventuali minacce missilistiche. Oltre alla difesa, il controllo della Groenlandia garantisce all’America una possibilità di proiezione sul Mar Glaciale artico e quindi di monitoraggio delle rotte commerciali (che dovrebbero farsi più agevoli con lo scioglimento dei ghiacci) e dei movimenti di imbarcazioni militari.
L’importanza degli Stati Uniti per la Groenlandia
In cambio di tutto questo, il Ministro degli Esteri Pele Broberg dice di volere da Washington investimenti massicci nelle industrie groenlandesi (pesca, turismo, sfruttamento minerario) che consentano la crescita economica. Finora gli Stati Uniti si sono concentrati più sull’impedire gli investimenti sensibili altrui – nel 2018, ad esempio, hanno bloccato un progetto cinese per la costruzione di un aeroporto a Nuuk – che sul definire i propri: non ci sono aziende americane attive sull’isola. La Groenlandia dispone di risorse utilissime per Washington, come le terre rare: un gruppo di metalli critici per la produzione di mezzi militari e tecnologie per le energie pulite (batterie o turbine eoliche), le cui forniture globali sono però dominate da Pechino. L’amministrazione Egede ha bloccato un progetto estrattivo nel sito di Kvanefjeld partecipato da una società cinese.
Il rafforzamento dei contatti con gli Stati Uniti avrebbe, per la Groenlandia, anche dei vantaggi immediati. Vista la minore distanza geografica, i prodotti americani costano circa un terzo in meno di quelli di provenienza danese. L’avvicinamento politico è favorito anche dalla crescita dei legami culturali: grazie al potenziamento della connettività informatica, più groenlandesi possono guardare i programmi e le serie tv americane e familiarizzare maggiormente con l’inglese.
La corsa all’Artico e la competizione con la Cina hanno fatto tornare l’isola al centro degli interessi di Washington, che ha messo a punto un nuovo pacchetto di aiuti dopo quello annunciato l’anno scorso tra l’irritazione della Danimarca