A rischio il futuro politico del Primo Ministro Fumio Kishida per uno scandalo legato a fondi neri del Partito liberaldemocratico da lui guidato e che regna da decenni in Giappone. Una vicenda che può avere effetti anche sul sistema di alleanze internazionali.
L’assetto dell’Asia orientale è in costante evoluzione. Processi già in corso sul versante politico-commerciale (come la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento) e sul versante strategico (la corsa al riarmo) hanno acquisito una maggiore velocità in seguito alla pandemia di Covid-19 e alla guerra in Ucraina.
Ma il timore diffuso di un crescente allineamento sinorusso e il fastidio cinese per le manovre indopacifiche di Stati Uniti e alleati non sono l’unico fattore di questo processo di riassetto. Al centro ci sono infatti anche dinamiche interne. Non è certo la stessa cosa, in Corea del Sud, avere un presidente democratico come Moon Jae-in o uno conservatore come Yoon Suk-yeol. Così come non è certo la stessa cosa, nelle Filippine, avere un leader filocinese come Rodrigo Duterte e uno rivelatosi come filostatunitense come Ferdinand Marcos Junior.
In Giappone, il consenso sulla posizione in politica estera è più diffuso, anche perché da decenni regna pressoché incontrastato il Partito liberaldemocratico che fu di Shinzo Abe e che è ora guidato dal primo ministro Fumio Kishida. Eppure, non tutti i grandi dirigenti dell’immenso partito sono uguali. E Kishida non è certo il più falco, né la più colomba. Ecco perché è importante osservare quanto sta accadendo nella politica interna giapponese anche da un punto di vista più ampio.
Nel 2024, il Partito liberaldemocratico terrà un’elezione interna per decidere il suo prossimo leader, che automaticamente sarà il candidato premier in vista delle prossime elezioni che si terranno al più tardi nel 2025.
Le possibilità di Kishida si sono improvvisamente ridotte dopo un ampio scandalo in corso nelle ultime settimane e che ha portato a uno stravolgimento nella formazione del governo. Quattro ministri sono stati costretti a dimettersi a causa di uno scandalo relativo alla raccolta di fondi che ha coinvolto la fazione più potente del partito al governo. Si presume che più di 500 milioni di yen (2,8 milioni di sterline; 3,4 milioni di dollari) siano finiti nei fondi neri in un periodo di cinque anni fino al 2022. Anche la procura di Tokyo ha avviato un’indagine per corruzione.
Il capo segretario di gabinetto e portavoce del governo Hirokazu Matsuno, considerato il braccio destro di Kishida e il volto del suo governo, figura tra i quattro ministri costretti a farsi da parte. Un brutto colpo per il premier, che ha dovuto accettare anche le dimissioni del ministro dell’Economia e dell’Industria Yasutoshi Nishimura, del ministro degli Interni Junji Suzuki e del ministro dell’Agricoltura Ichiro Miyashita. Inoltre, si sono dimessi anche cinque viceministri senior e un viceministro parlamentare della stessa fazione, precedentemente guidata dal defunto primo ministro Shinzo Abe.
Conosciuta anche come gruppo politico Seiwa, la fazione aveva fissato delle quote per i suoi membri sulla vendita dei biglietti per gli eventi di raccolta fondi del partito. Quando le loro vendite superavano le quote, i membri ricevevano fondi aggiuntivi. Di per sé, ciò non viola la legge giapponese. Tuttavia, le accuse suggeriscono che le entrate aggiuntive sono state tenute fuori dai libri contabili e sono invece finite nei fondi neri. Lo stesso Matsuno è accusato di non aver dichiarato entrate superiori a 10 milioni di yen.
Anche altre importanti fazioni all’interno del Partito, inclusa quella precedentemente guidata da Kishida, si trovano ad affrontare accuse simili legate alle entrate derivanti dalla raccolta fondi. Il premier ha dichiarato che avrebbe affrontato le accuse “frontalmente”, ma lo scandalo potrebbe costargli caro a livello politico.
Il tasso di sostegno al gabinetto è sceso al 22,3%, nuovo minimo storico, mentre quello per il Partito liberaldemocratico è sceso sotto il 30% per la prima volta da quando è tornato al potere più di dieci anni fa. Il tasso di disapprovazione è invece salito al livello record del 65,4%.
Il sondaggio ha anche mostrato che il 75% degli intervistati ritiene che Kishida manchi di leadership nell’affrontare lo scandalo dei fondi. E la fiducia in un cambio di rotta è bassa, tanto che il 77,2% degli intervistati crede che il Partito non sarà in grado di correggere i propri errori.
Kishida, già nel mirino per l’aumento dell’inflazione e i mancati risultati raggiunti sul piano economico a fronte dell’annuncio in campagna elettorale di un “nuovo capitalismo” più attento alle persone, rischia di vedere in bilico il suo futuro politico.
Una vicenda che potrebbe avere un impatto significativo non solo sul Giappone, ma anche sul sistema di alleanze (compresa quella con la Corea del Sud dopo la fine di una lunga guerra commerciale) che il premier ha rilanciato con forza.