Per comprendere il Regno del principe ereditario, la saudita Madawi al-Rasheed offre un’attenta analisi della propaganda del regime saudita e della nuova immagine progressista
Da una parte l’Arabia Saudita delle grandi infrastrutture, della Vision 2030 e delle allettanti proposte economiche per le multinazionali. Dall’altra, l’Arabia Saudita della repressione, dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, del femminismo divenuto un pericolo per la sicurezza nazionale. Minimo comun denominatore: il Principe Ereditario Mohammed bin Salman.
Le riforme volute da MBS — acronimo utilizzato globalmente come dispregiativo nel riferimento all’erede al trono saudita — sono portate avanti nel nome della nazione custode delle città sacre di Mecca e Medina, con l’altra faccia della medaglia che mostra un ipernazionalismo perpetuato tramite i canali d’informazione, nei quali il libero dibattito pubblico è scomparso.
Per tutta risposta, attivisti e comuni cittadini si sono riversati sui social media per un confronto aperto e per esprimere le proprie opinioni, controllati spietatamente dai nuovi censori digitali governativi, che catalogano pedissequamente i dissidenti presenti nel Paese. Con conseguente creazione di un nuovo fenomeno: la diaspora degli esiliati.
Con The Son King: Reform and Repression in Saudi Arabia, la Visiting Professor del Middle East Centre della London School of Economics Madawi Al-Rasheed racconta uno spaccato, reale e pragmatico, della società saudita e dell’atteggiamento della Casa Reale al potere, tra lotte interne e visione propagandistica delle politiche di Mohammed bin Salman e un futuro segnato dal dualismo riforme-repressione.
Questo articolo è pubblicato anche sul numero di maggio/giugno di eastwest.
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Per comprendere il Regno del principe ereditario, la saudita Madawi al-Rasheed offre un’attenta analisi della propaganda del regime saudita e della nuova immagine progressista