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Indo-Pacifico, equilibri in bilico


In mezzo alla contesa tra le due superpotenze, Taiwan, esca americana per attrarre la Cina in un’avventura rischiosa, vorrebbe mantenere lo status quo in vigore da 73 anni, che però è già stato parzialmente eroso

In mezzo alla contesa tra le due superpotenze, Taiwan, esca americana per attrarre la Cina in un’avventura rischiosa, vorrebbe mantenere lo status quo in vigore da 73 anni, che però è già stato parzialmente eroso

“Preoccupata? Se Pechino invaderà o non invaderà non dipende da me, da noi. Perché non dovrei andare avanti con la mia vita? È come se non facessi più nulla perché so che un giorno morirò”. Hsiah-han, neolaureata di Taipei, sintetizza quel misto di fatalismo e ineluttabilità che pervade molti a Taiwan. La visita di Nancy Pelosi e le esercitazioni militari più vaste di sempre intorno all’isola rischiano di convincere le tre parti coinvolte in questa nuova crisi sullo Stretto che la soluzione militare sia inevitabile, prima o poi. Il Partito comunista cinese teme che l’escalation diplomatica degli Stati Uniti sia tesa a cambiare lo status quo portando verso un’indipendenza di Taipei come Repubblica di Taiwan, che sarebbe formale e non più de facto come Repubblica di Cina. Un grande frammento della politica americana e del Pentagono teme che l’escalation militare di Pechino sia volta alla modifica dello status quo a suo vantaggio, in cui la “riunificazione” (“unificazione” per Taipei) dovrà essere ottenuta anche a costo di utilizzare la forza. Taipei, in mezzo alla contesa tra le due superpotenze, vorrebbe mantenere uno status quo che è già stato parzialmente eroso e teme di doversi davvero preparare a un ipotetico conflitto che si è sempre ritenuto possibile senza però intravederne i contorni.

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