L’ex controverso generale Prabowo Subianto ha trionfato alle elezioni presidenziali del 14 febbraio e sarà il prossimo presidente della più grande nazione a maggioranza musulmana, più grande economia del Sud-Est asiatico e quarto paese più popoloso del mondo.
Dopo le elezioni del 2019, in pochi si aspettavano che Prabowo Subianto sarebbe diventato presidente dell’Indonesia. Già sconfitto nel 2014, il controverso ex generale rientrato anni prima da un esilio in Giordania era stato battuto nuovamente da Joko Widodo. Il 14 febbraio, invece, Prabowo ha vinto le elezioni presidenziali proprio insieme al figlio del suo (ex) rivale Widodo, Gibran Rakabuming Raka. L’ex capo delle forze speciali, ruolo in cui venne accusato di varie violazioni dei diritti umani negli anni Novanta, era il favorito della vigilia. Ma la maggior parte degli osservatori si aspettavano che non riuscisse a superare lo sbarramento de 50% necessario per vincere al primo turno. Il pronostico più diffuso era quello che sarebbe servito il ballottaggio, da tenersi a fine giugno, contro Ganjar Pranowo, ex governatore di Giava centrale e (molto) teorico erede designato del presidente uscente Widodo.
E invece, secondo tutti i dati non ufficiali, Prabowo è arrivato vicino addirittura al 60%. Un trionfo che lo renderà il prossimo presidente del quarto Paese più popoloso al mondo, nonché più grande nazione a maggioranza musulmana. Sì, perché i risultati ufficiali non si avranno prima di metà marzo, ma non c’è nessun dubbio sul fatto che Prabowo abbia vinto.
“Assembleremo un governo composto dai migliori figli e figlie dell’Indonesia”, ha promesso Prabowo nel suo primo discorso dopo la pubblicazione dei risultati, promettendo di governare per “tutti gli indonesiani”.
Ganjar, che si era impegnato a creare 17 milioni di nuovi posti di lavoro, a espandere l’assistenza sociale e ad aumentare l’accesso all’istruzione superiore per i poveri, è stato sonoramente sconfitto arrivando addirittura terzo, sotto il 20%. Davanti a lui è arrivato persino Anies Baswedan, un esponente dell’élite intellettuale indonesiana ed ex collaboratore di Widodo, scrivendone addirittura i discorsi, per poi essere nominato ministro dell’Istruzione e governatore della capitale Giacarta. Ma anche Anies sarebbe arrivato a oltre il 30% di distanza da Prabowo.
Un successo costruito proprio sul sostegno di Widodo al suo ex rivale, che già nel 2019 era stato nominato ministro della Difesa. Inizialmente si poteva pensare che la mossa fosse utile a neutralizzare la sua opposizione, che poteva diventare anche aggressiva. Nel 2014, Prabowo non aveva inizialmente riconosciuto la sconfitta. E nel 2019 si era legato a gruppi islamisti radicali per provare a insidiare Widodo, senza riuscirci. Invece non era solo un calcolo del momento, Widodo ha davvero puntato su Prabowo, mandando addirittura il figlio a fargli da vice. Gibran ha solo 36 anni e teoricamente non avrebbe potuto candidarsi secondo la legge indonesiana. A pochi mesi dal voto, però, la Corte suprema ha rimosso il vincolo dei 40 anni per candidarsi a presidenza e vicepresidenza per chi ha già vinto una tornata elettorale locale. Cosa accaduta a Gibran, che ha potuto così candidarsi. Piccolo particolare: la Corte costituzionale è guidata nientemeno che dal marito della sorella di Widodo. Insomma, un affare di famiglia.
Così come Prabowo era nella famiglia dell’ex dittatore Suharto, essendo un tempo suo genero. I risultati hanno suscitato negli attivisti il timore che la responsabilità per le atrocità del passato si affievolisca ulteriormente e che il suo futuro governo abbia scarsa considerazione per i diritti umani. “L’inverno sta arrivando, qualunque sia il nome”, ha dichiarato al Guardian Usman Hamid, direttore esecutivo di Amnesty International Indonesia. “Ma la lotta deve continuare… tutti i responsabili devono essere consegnati alla giustizia”.
Il riferimento è agli studenti e attivisti politici rapiti nel 1998. Dei 22 attivisti rapiti quell’anno, 13 sono ancora dispersi. Prabowo ha sempre negato di aver commesso illeciti e non è mai stato incriminato in relazione alle accuse, anche se molti dei suoi uomini sono stati processati e condannati. Prabowo è anche accusato di essere coinvolto in abusi dei diritti in Papua e Timor Est, tra cui un massacro del 1983 in cui centinaia di persone, per lo più uomini, furono uccise nel villaggio timorese di Kraras.
Osservano con attenzione anche gli Stati Uniti, che in passato proprio per queste accuse avevano negato l’ingresso a Prabowo. Le posizioni del ministro della Difesa uscente su alcune crisi internazionali hanno suscitato più di una perplessità in Occidente. In particolare sulla guerra in Ucraina, a proposito della quale Prabowo ha proposto una pace alla coreana, con la creazione di una zona cuscinetto e un referendum nei territori occupati dai russi per lasciare decidere alla popolazione (occupata) da che parte stare.
I mercati non sembrano invece preoccupati. Anzi, il giorno dopo le elezioni il mercato azionario del Paese è salito fino al 2,2%, mentre la rupia si è rafforzata dello 0,3%, raggiungendo il valore più alto da un mese a questa parte. La ragione è semplice: Prabowo ha promesso di seguire le politiche di Widodo (rimasto popolarissimo tra la popolazione e sui mercati per la sua inclinazione favorevole agli investimenti) nella più grande economia del Sud-Est asiatico.
Tra le sfide più impellenti di Prabowo ci sarà quella di ridurre la disoccupazione giovanile, che si attesta al 17% tra gli under 24. Una fetta importante della popolazione, tanto da essere al centro delle strategie elettorali di Prabowo, lanciatosi anima e corpo su Instagram e TikTok per far dimenticare il suo controverso passato e presentarsi come il “nonno della porta accanto”. Operazione riuscita, per ora.