I Ministri degli Esteri di Bahrein, Emirati, Marocco ed Egitto incontrano i colleghi israeliano e statunitense. Il re giordano Abdallah rifiuta di partecipare e va in visita da Mahmoud Abbas, in Palestina
A dimostrazione dell’importanza che ancora la causa palestinese gioca nelle relazioni internazionali, si è fatta sentire l’assenza della Giordania all’incontro nel Negev, in Israele, con gli altri Ministri degli Esteri dei Paesi che hanno sottoscritto l’avvio delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv. Un’assenza di peso, quella giordana, soprattutto perché il rifiuto alla partecipazione al meeting si è tramutata in visita a Ramallah, in Palestina, del Re Abdallah, ospitato dal Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas.
Il viaggio del monarca giordano in Palestina è il primo verificatosi dal 2017, importante per rimarcare la vicinanza di Amman al Presidente Abbas e a tutta la popolazione. “Siamo venuti a Ramallah per ascoltare quali sono le richieste dei palestinesi e per ridurre gli ostacoli e le sfide che devono affrontare”, ha dichiarato il Re, che invita Israele al “congelamento delle misure unilaterali, specialmente a Gerusalemme e nella Moschea di al-Aqsa, che ostacolano la pace nella regione e la nascita di uno Stato Palestinese”. Abdullah ha ribadito a necessità di mantenimento dello status quo nei luoghi sacri visto l’imminente inizio del Ramadan, con l’obiettivo di evitare gli scontri violenti verificatisi lo scorso anno e tramutati, poi, nell’offensiva israeliana su Gaza durata 11 giorni.
La visita del monarca è ancor più significativa perché arriva in contemporanea alla mancata partecipazione al summit israeliano, insieme ai sottoscriventi degli Accordi di Abramo, all’Egitto e agli Stati Uniti. Washington ha inviato direttamente il segretario di Stato Antony Blinken, che ha dialogato col collega israeliano Yair Lapid e i Ministri degli Esteri di Bahrain, Emirati, Marocco, e il capo della diplomazia egiziana Sameh Shoukry.
Un incontro storico, insolito, che si svolge a pochi anni dalla sottoscrizione degli Accordi di Abramo, una pietra miliare per la diplomazia internazionale. Per quanto importante, il reciproco riconoscimento tra Israele e gli altri Stati non ha modificato in positivo la condizione del popolo palestinese, con il Presidente Abbas che ha fin da subito accusato le tre nazioni arabe di tradimento.
“Solo pochi anni fa questo incontro sarebbe stato impossibile da immaginare”, ha commentato Blinken. “Gli Stati Uniti continueranno ad appoggiare con forza i processo che sta trasformando la regione”. Ma, evidentemente, un processo che esclude i palestinesi dal tavolo delle trattative è ben lontano dall’essere valido. “La regione non potrà godere di stabilità senza una soluzione giusta e onnicomprensiva per la questione palestinese”, ha ricordato Re Abdullah a Ramallah.
Un messaggio rivolto ai partecipanti del meeting nel Negev che, infatti, sul tema Palestina hanno mostrato posizione differenti. L’Egitto, con Shoukry, ha semplicemente formulato nuovamente il mantra della necessità del processo di pace israelo-palestinese e dell’importanza di mantenere credibile la soluzione per due Stati, mentre il principale attore che la ostacola è proprio lo Stato ebraico che, come ribadito dal Primo Ministro Naftali Bennett, non ha intenzione di riconoscere la sovranità palestinese.
Più utile, per gli israeliani e i Paesi arabi — specie quelli del Golfo — che hanno preso parte all’incontro, parlare di Iran nel tentativo di ostacolare il nuovo accordo sul nucleare e spingere gli Usa a una posizione ancor più dura e intransigente nel corso dei negoziati di Vienna. Ma anche in questo caso, difficile pensare alla pace regionale se non si dà peso alla posizione della Repubblica islamica.
A dimostrazione dell’importanza che ancora la causa palestinese gioca nelle relazioni internazionali, si è fatta sentire l’assenza della Giordania all’incontro nel Negev, in Israele, con gli altri Ministri degli Esteri dei Paesi che hanno sottoscritto l’avvio delle relazioni diplomatiche con Tel Aviv. Un’assenza di peso, quella giordana, soprattutto perché il rifiuto alla partecipazione al meeting si è tramutata in visita a Ramallah, in Palestina, del Re Abdallah, ospitato dal Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas.
Il viaggio del monarca giordano in Palestina è il primo verificatosi dal 2017, importante per rimarcare la vicinanza di Amman al Presidente Abbas e a tutta la popolazione. “Siamo venuti a Ramallah per ascoltare quali sono le richieste dei palestinesi e per ridurre gli ostacoli e le sfide che devono affrontare”, ha dichiarato il Re, che invita Israele al “congelamento delle misure unilaterali, specialmente a Gerusalemme e nella Moschea di al-Aqsa, che ostacolano la pace nella regione e la nascita di uno Stato Palestinese”. Abdullah ha ribadito a necessità di mantenimento dello status quo nei luoghi sacri visto l’imminente inizio del Ramadan, con l’obiettivo di evitare gli scontri violenti verificatisi lo scorso anno e tramutati, poi, nell’offensiva israeliana su Gaza durata 11 giorni.