Scontri con la polizia ad Almaty, le autorità bloccano internet. Il Presidente Tokayev chiama terroristi i manifestanti e chiede l’intervento dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva
Il Kazakistan torna protagonista nella regione del Centro Asia con nuovi scontri e manifestazioni a distanza di 11 anni dalle ultime, che allora coinvolsero i lavoratori del settore energetico. Anche stavolta le proteste, che hanno portato in piazza direttamente la popolazione civile, sono legate all’energia per via del rincaro — un vero e proprio raddoppio — del prezzo del Gpl da 0.14 dollari al litro a 0.28 dollari. L’aumento è stato causato dalla fine dei sussidi governativi al carburante, che da gennaio 2019 è sottoposto alle leggi del mercato, con gli scambi del Gpl decisi sulle piattaforme online.
Le manifestazioni sono partite da Zhanaozen, nella regione occidentale di Mangystau, già il 2 gennaio, espandendosi per tutto il Paese fino alla capitale economica kazaka, Almaty. La cronaca racconta di proteste antigovernative nella città con scontri tra manifestanti, polizia e Guardia Nazionale durati per ore. Fonti nel Paese asseriscono che alcune auto delle forze dell’ordine sono state incendiate e che 20 uomini della Guardia Nazionale sarebbero stati feriti. Le autorità hanno bloccato internet e perfino le tv hanno fermato le trasmissioni.
Nel corso di un breve intervento, il Presidente Kassym-Jomart Tokayev ha parlato di cospiratori motivati dai soldi, e affermato: “Come capo di Stato, intendo agire in maniera robusta. Qualunque cosa accada, rimarrò nella capitale, Nur-Sultan. Il mio dovere istituzionale è quello di stare con il popolo”. Tokayev, ex speaker della camera alta del Parlamento che nel 2019 sostituì il padre della patria Nursultan Nazarbayev dopo le sue dimissioni, ha deliberato alcune misure di peso, assumendo ad esempio la presidenza del Consiglio di Sicurezza, ultimo ruolo ancora in mano all’ex Presidente.
“Nel prossimo futuro, spiegherò quali sono le mie proposte per la trasformazione politica del Kazakistan”, ha dichiarato Tokayev. Intanto è stato dichiarato lo stato di emergenza fino al 19 gennaio, atto che va a restringere i diritti dei cittadini e dà ampi poteri alle forze di polizia. I cittadini kazaki non potranno assembrarsi pacificamente e ci saranno controlli in entrata e in uscita dalle città.
Il Kazakistan fa parte, insieme ad Armenia, Bielorussia, Kirghizistan, Russia e Tagikistan dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, Csto, un modello Nato centrasiatico. Tokayev nelle ultime ore si è interfacciato con Vladimir Putin e Alexander Lukashenko. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha fatto sapere che il Paese, inizialmente, non ha richiesto aiuto nella gestione delle proteste, ma che quello che sta avvenendo è causato da “interferenze esterne”.
Successivamente, nella tarda serata di ieri, lo stesso Presidente Tokayev ha appellato come “terroristi” i manifestanti. “Non è più un semplice pericolo ma un tentativo di minare l’integrità dello Stato, un attacco ai nostri cittadini. I residenti di Almaty sono diventati vittime di un attacco di terroristi, di banditi”, ha dichiarato Tokayev, chiedendo inoltre l’intervento del Csto e aprendo, potenzialmente, all’inserimento della Russia nella crisi in svolgimento
Il Paese centrasiatico è membro di spicco dell’Opec+: gli scontri in Kazakistan hanno portato all’aumento del Brent, in parte per via delle preoccupazioni di eventuali rallentamenti nell’estrazione del petrolio. Ma la nazione è ricca anche di giacimenti di uranio, utile alle centrali nucleari: nel 2020, il Kazakistan ha fornito il 40% della produzione globale.
Le manifestazioni sono partite da Zhanaozen, nella regione occidentale di Mangystau, già il 2 gennaio, espandendosi per tutto il Paese fino alla capitale economica kazaka, Almaty. La cronaca racconta di proteste antigovernative nella città con scontri tra manifestanti, polizia e Guardia Nazionale durati per ore. Fonti nel Paese asseriscono che alcune auto delle forze dell’ordine sono state incendiate e che 20 uomini della Guardia Nazionale sarebbero stati feriti. Le autorità hanno bloccato internet e perfino le tv hanno fermato le trasmissioni.