Nessuno degli attori coinvolti, compresi Iran ed Hezbollah, vuole scatenare una guerra regionale contro Israele sia per le capacità belliche di questo, sia per l’assistenza internazionale che riceverebbe.
L’attacco di Hezbollah contro Israele il 25 agosto scorso, ridimensionato dal raid preventivo dell’aviazione israeliana contro le postazioni di lancio del gruppo sciita, è stata più una operazione di marketing interno per il gruppo di Hassan Nasrallah che una dichiarazione di guerra.
Di un conflitto che già c’è. Anche se si continua a parlare di guerra a bassa intensità, dall’8 ottobre, da quando Hezbollah ha cominciato a lanciare razzi su Israele in solidarietà ad Hamas, il conflitto ha il suo grave bilancio di vittime e di attacchi.
Secondo the Armed Conflict Location and Event Data Project, organizzazione internazionale che monitora le guerre, da ottobre a fine luglio Israele, Hezbollah e altri gruppi armati in Libano si sono scambiati almeno 8.533 attacchi attraverso il confine. Israele ha condotto circa l’82% di questi attacchi, per un totale di 7.033 raid. Si parla di singole azioni, non di razzi o droni lanciati, dove l’ago della bilancia si sposta verso Hezbollah per il maggior numero di razzi esplosi.
Anche i numeri delle vittime parlano di cifre da guerra. Sono 25 i civili morti nel conflitto e 20 i militari tra gli israeliani; sul fronte libanese, al Jazeera parla di almeno 600 morti tra miliziani di Hezbollah e civili, oltre a una ventina di vittime in Siria, con almeno 389 membri di Hezbollah uccisi, di diverso ordine e grado, e poco meno di 300 tra militanti degli altri gruppi uccisi in raid in Libano e Siria.
Oltre a Hezbollah, che ha sopportato il peso maggiore delle ostilità, altre forze importanti coinvolte negli attacchi contro Israele includono le Forze libanesi al-Fajr e il Movimento Amal, così come le Brigate Qassam di Hamas e le Brigate al-Quds della Jihad islamica palestinese, entrambe ali armate dei gruppi palestinesi che mantengono una presenza in Libano.
Anche l’arsenale delle due parti è di quelli capaci di devastare l’intera area. Secondo fonti di stampa arabe che riprendono stime del Center for Strategic and International Studies, Hezbollah avrebbe un arsenale di razzi stimato in 130.000 pezzi. Il 19 ottobre, l’Istituto israeliano per la ricerca sulla sicurezza nazionale ha pubblicato stime dell’arsenale di missili e droni di Hezbollah. Hezbollah, ha affermato, aveva 40.000 missili di tipo Grad con una gittata corta da 15 km a 20 km (da 9 a 12 miglia). Un passo avanti sono gli 80.000 missili a lungo raggio, tra cui i missili balistici Fajr 3 e Fajr 5, con una gittata di 100 km (62 miglia). Infine, ci sono circa 30.000 missili Zelzal o Fateh-110 con una gittata da 200 a 300 km (da 124 a 186 miglia), le armi a più lungo raggio nell’inventario di Hezbollah, in grado di raggiungere il sud di Israele.
Eppure l’attacco di domenica 25, lanciato in risposta all’omicidio da parte di Israele, in un raid a Beirut il 30 luglio, di Fuad Shukr, numero due del gruppo sciita, non ha sortito l’effetto che ci si aspettava. Giorni di preoccupazioni, centinaia di razzi lanciati ma risultati nulli.
L’attacco è stato accompagnato dal video di Nasrallah che dalla sua località segreta ha detto, falsamente, di aver colpito basi militari, mentre molti razzi erano diretti su obiettivi civili e sono stati intercettati dall’Iron Dome. Nasrallah ha anche detto che è stata una prima fase e non si esclude una seconda.
In Israele c’era molta preoccupazione per quest’attacco più che per quello minacciato iraniano per vendetta all’uccisione a Teheran, mai ammessa da Israele, di Ismail Haniyeh, ex capo politico di Hamas, ammazzato il 31 luglio.
Dopotutto l’Iran aveva già lanciato un attacco ad aprile ampiamente neutralizzato non solo da Israele ma anche dagli alleati. Contro Hezbollah, è sceso in campo il solo paese ebraico.
E il gruppo sciita fa anche più paura, in termini di armamenti e capacità, di Hamas. Eppure il risultato è stato scarso. Nessuno degli attori, compresi Iran ed Hezbollah vuole scatenare una guerra regionale contro Israele sia per le capacità belliche di questo, sia per l’assistenza che riceverebbe. Senza considerare che l’Iran sta giocando per alzare la posta e tentare di ridurre le sanzioni che lo hanno devastato e provocato una forte opposizione interna.
Difficile che da questi possa arrivare un pericolo maggiore. Più facile che Teheran continui ad armare i suoi proxy impegnati in attacchi continui contro Israele, molto più difficili da gestire a volte, come quelli dei lupi solitari o attacchi da Hamas.
Solo una tregua a Gaza potrebbe fermare il tutto. Ma Hamas non sembra interessata anche perché, a differenza di Israele, non ha nulla da perdere.
L’attacco di Hezbollah contro Israele il 25 agosto scorso, ridimensionato dal raid preventivo dell’aviazione israeliana contro le postazioni di lancio del gruppo sciita, è stata più una operazione di marketing interno per il gruppo di Hassan Nasrallah che una dichiarazione di guerra.