A inizio gennaio l’Etiopia ha annunciato l’accordo con il Somaliland per l’utilizzo dei suoi porti: 20 km di costa dati in concessione per 50 anni in cambio di quote della Ethiopian Airlines, e soprattutto del riconoscimento formale del Somaliland come stato sovrano.
Quando a fine ottobre Abiy Ahmed aveva annunciato l’intenzione dell’Etiopia di ottenere uno sbocco sul mare, non escludendo l’uso della forza per raggiungere questo obiettivo, la reazione dei Paesi vicini era stata veemente, ma in pochi avevano pensato che le parole del primo ministro etiope avrebbero portato ad un rapido sviluppo della situazione. Invece è successo: a inizio anno l’Etiopia e l’autoproclamata repubblica del Somaliland hanno firmato un patto che assicura ad Addis Abeba di avere accesso al mar Rosso. Con una mossa che ha fatto alzare in maniera significativa la tensione tra gli attori della regione.
Da decenni, la questione dello sbocco sul mare è fondamentale per Addis Abeba. Dopo aver perso il controllo del territorio eritreo in seguito alla sua indipendenza, nel 1991, l’Etiopia è restata infatti chiusa all’interno del continente, diventando lo stato più popoloso al mondo a non poter contare su un tratto di costa. Per anni, il Paese si è appoggiato sul porto di Gibuti, ma non ha mai smesso di chiedere una soluzione più a lungo termine. Le rivendicazioni si sono fatte più pressanti negli ultimi mesi, quando Abiy Ahmed si è più volte lasciato andare a dichiarazioni bellicose, per poi smentire successivamente quanto dichiarato.
Con il 2024, è però arrivata una svolta inaspettata, almeno per quanto riguarda le tempistiche. Lunedì 1 gennaio il leader etiope e il presidente del Somaliland Muse Bihi Abdi hanno siglato un Memorandum of Understanding ad Addis Abeba, trovando un accordo potenzialmente vantaggioso per entrambe le parti. Il Somaliland ha infatti stabilito di dare in concessione per cinquant’anni un tratto di 20 chilometri della propria costa, garantendo all’Etiopia la possibilità di avere il tanto desiderato accesso al mar Rosso e una propria base navale. In cambio, l’Etiopia ha offerto delle quote della compagnia aerea di stato, Ethiopian Airlines, e soprattutto il riconoscimento formale del Somaliland come stato sovrano.
L’accordo ha colto di sorpresa gli altri Paesi del Corno d’Africa e ha provocato l’ira della Somalia, che considera il Somaliland parte del proprio territorio e si oppone ad ogni suo tentativo di indipendenza. Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud, conosciuto come Farmajo, ha annunciato di aver firmato una legge che annulla il valore del Memorandum, definendolo un atto di aggressione e dichiarando che “nessuno ha il potere di dare via un pezzo di Somalia”.
La situazione del Somaliland risale al 1993, quando, in seguito alla caduta del regime di Siad Barre e nel mezzo della guerra civile, la regione del nord della Somalia ha dichiarato unilateralmente la secessione dallo stato centrale. La creazione del nuovo stato non è stata però accettata, né da Mogadiscio né dalla comunità internazionale: l’Unione Africana si oppone da sempre alla modifica dei confini post coloniali, mentre Europa e Stati Uniti temono che il riconoscimento del Somaliland possa portare ad un disgregamento della Somalia e finisca per dare troppo potere all’Etiopia nella regione.
Negli anni la situazione non è cambiata: le autorità secessioniste hanno continuato a controllare il territorio e il Somaliland è considerato da molti osservatori come un’entità stabile e democratica, ma continua a rimanere sotto la sovranità di Mogadiscio e ad essere ignorato dal resto del mondo. Per questo, il riconoscimento da parte dell’Etiopia sarebbe un passo importante.
L’accordo tra Etiopia e Somaliland arriva in un momento particolare: nei giorni scorsi, Mogadiscio e la repubblica secessionista hanno accettato di prendere parte a una mediazione guidata da Gibuti, per cercare di risolvere la loro disputa dopo anni di stallo. La firma del Memorandum cambia le carte in tavola: potrebbe far saltare tutto, ma potrebbe anche rafforzare la posizione del Somaliland, ora appoggiato dall’Etiopia.
Quando a fine ottobre Abiy Ahmed aveva annunciato l’intenzione dell’Etiopia di ottenere uno sbocco sul mare, non escludendo l’uso della forza per raggiungere questo obiettivo, la reazione dei Paesi vicini era stata veemente, ma in pochi avevano pensato che le parole del primo ministro etiope avrebbero portato ad un rapido sviluppo della situazione. Invece è successo: a inizio anno l’Etiopia e l’autoproclamata repubblica del Somaliland hanno firmato un patto che assicura ad Addis Abeba di avere accesso al mar Rosso. Con una mossa che ha fatto alzare in maniera significativa la tensione tra gli attori della regione.
Da decenni, la questione dello sbocco sul mare è fondamentale per Addis Abeba. Dopo aver perso il controllo del territorio eritreo in seguito alla sua indipendenza, nel 1991, l’Etiopia è restata infatti chiusa all’interno del continente, diventando lo stato più popoloso al mondo a non poter contare su un tratto di costa. Per anni, il Paese si è appoggiato sul porto di Gibuti, ma non ha mai smesso di chiedere una soluzione più a lungo termine. Le rivendicazioni si sono fatte più pressanti negli ultimi mesi, quando Abiy Ahmed si è più volte lasciato andare a dichiarazioni bellicose, per poi smentire successivamente quanto dichiarato.