Svanisce il sogno del nuovo Rais. Non ci sarà un altro Gheddafi
Un conto tutto sbagliato. Grande stratega militare ma politico scarso il generale Khalifa Haftar, uomo forte di Bengasi sotto stretta tutela del Presidente egiziano Al Sisi, oltre che di russi e francesi. Aveva già conquistato nelle ultime settimane molte città del sud e voleva concludere la sua marcia trionfale sul lungomare di Tripoli accolto come un liberatore e quasi un nuovo Rais, erede di Muammar Gheddafi pronto a incarnare la nuova identità nazionale del popolo libico.
E invece i calcoli si sono rivelati tutti sbagliati. Le sue truppe si sono fermate a 80 km dalla capitale libica e non sono riuscite ad avanzare nelle ultime ore. E soprattutto si è rivelata profondamente sbagliata la previsione di una divisione interna tra le milizie di Tripoli e di Misurata con alcune che si sarebbero affiancate ai “liberatori”. Niente di più lontano dalla realtà. Le milizie si sono invece ricompattate facendo fronte comune contro le truppe di Bengasi.
Scontri a fuoco vengono segnalati alla periferia di Tripoli ma i tre decreti emanati nelle ultime ore dal Presidente del Governo di unità nazionale Fayez Al Serraj, per l’allerta generale e soprattutto la decisione di fare alzare in volo gli aerei da combattimento, hanno bloccato le operazioni di Haftar.
A questo punto Haftar o si ritira o va allo scontro finale ma con tutti i rischi che ne conseguono. La presenza sul suolo libico del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres dovrebbe svolgere una funzione di deterrenza ma nulla è scontato. «Sto per volare da Tripoli a Tobruk e Bengasi» – ha annunciato oggi Guterres – «il mio obiettivo resta lo stesso: evitare un confronto militare. Ribadisco che non c’è una soluzione militare alla crisi libica, solo una soluzione politica».
Le ultime ore hanno fatto registrare un’intensa ma molto riservata attività diplomatica. Nella teorica divisione dei compiti per una soluzione pacifica della crisi, l’Italia sta giocando le sue carte per convincere il Presidente del Governo di unità nazionale Serraj a incontrare Haftar. I francesi, che da sempre svolgono un’azione di tutoraggio nei confronti del generale di Bengasi, invitano Haftar alla ragionevolezza per non far fallire la conferenza di Ghadames, primo passo per il percorso elettorale.
Resta invece ancora poco chiara la posizione del Presidente egiziano Al Sisi che, al momento, non risulta avere firmato il comunicato congiunto con Italia, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Emirati. Al Sisi è uno dei maggiori sponsor di Haftar perché lo considera un fedelissimo alleato nella lotta al terrorismo islamista e contro Daesh (Isis).
Del resto anche i francesi spiegano l’appoggio a Haftar come un segno di attenzione verso il più fermo oppositore all’Islam radicale in Libia. E la Francia, ricordano a Parigi, ha già avuto oltre 300 morti per terrorismo. Tra la fine di aprile e i primi di maggio sarà l’Italia ad ospitare una conferenza internazionale tra tutti i vertici dei servizi di sicurezza dei Paesi europei impegnati nella lotta al terrorismo.
Ma gli inviti alla conferenza annunciata dallo stesso premier Conte, dicono alcune ambasciate a Roma, non sono ancora arrivati.
@pelosigerardo
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