Il nuovo Governo ad interim accompagnerà la Libia fino al giorno delle elezioni, il 24 dicembre. Biden e l'Unione europea premiano gli sforzi dell’Italia
Il nuovo Governo ad interim accompagnerà la Libia fino al giorno delle elezioni, il 24 dicembre. Biden e l’Unione europea premiano gli sforzi dell’Italia
Nell’ottobre del 2011 a bombardamenti ormai finiti e Gheddafi deposto e ucciso, un Ministro della Difesa di Berlusconi come Ignazio La Russa volava a Tripoli e ascoltava quasi in estasi le parole del Presidente del consiglio di transizione libico Mustafà Abdel Jalil, secondo il quale senza l’Italia e il suo colonialismo “non ci sarebbe stata neppure la Libia”.
Per l’eterogenesi dei fini, anche ora senza l’Italia, la sua determinazione nel dialogo e la lotta alle interferenze di Paesi terzi non si sarebbe arrivati a quel Governo ad interim guidato da Abdel Hamid Dbeibah che ha ottenuto giovedì a Sirte un consenso plebiscitario con 132 si su 132 votanti.
Lo stesso giorno, giovedì, il premier italiano Mario Draghi si è congratulato con Dbeibah per la fiducia al suo Governo, inaugurando una nuova fase nelle relazioni tra Roma e Tripoli dove conteranno sempre i dossier dei flussi migratori e delle commesse petrolifere economiche, ma con uno sguardo alla stabilità di tutto il Mediterraneo orientale con un ruolo sempre più attivo del nostro Paese.
Draghi ha esortato Dbeibah e il suo Governo a concentrarsi sugli obiettivi prioritari quali la sicurezza e la prosperità del popolo libico e dell’intera regione. Ma un’attenzione particolare è stata dedicata al “rafforzamento del partenariato bilaterale nei diversi settori di comune interesse”.
Durante i lunghi mesi della guerra civile l’Italia ha coltivato l’ambizione di fare dialogare est e ovest. Una stabilità che ora significa anche superamento delle vecchie polemiche tra Roma e Parigi sulla sorte del Paese. L’idea francese che solo un uomo forte come Haftar avrebbe potuto unificare il Paese si è rivelata pericolosa ed errata, alimentata anche dal fatto che dal 2013 la Francia non era più presente in Libia a differenza dell’Italia, che aveva diplomatici e uomini dell’intelligence. Il nuovo approccio del Presidente americano Joe Biden e di tutta l’Unione europea sta premiando a distanza di tempo gli sforzi dell’Italia che si è spesa per il dialogo e non ha garantito forniture militari a nessuna delle due parti.
Il futuro post-rivoluzionario democratico che si delinea per la riconciliazione e le elezioni del 24 dicembre sembra rispondere a un “metodo post-gheddafiano transattivo” che cerca di soddisfare i bisogni di larghe fasce della popolazione e centri di interesse pacificando est, sud e ovest. Un sistema che cerca di utilizzare le risorse pubbliche derivanti dai proventi del petrolio in maniera più trasparente. Chiuso il capitolo della guerra civile per procura tra l’Egitto di al-Sisi da una parte e la Turchia di Erdogan dall’altra, si sta aprendo una nuova fase in cui la Libia cercherà di affrancarsi dalle logiche geopolitiche per assumere una sua connotazione.
Non manca chi rema contro, come Fhati Bashaga, misuratino ex Ministro dell’Interno di Serraj, e il generale di Bengasi Khalifa Haftar. Bashaga punta a una rivincita nelle prossime elezioni mentre gli egiziani hanno ormai scaricato Haftar sostituendolo con Aguila Saleh, Presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk. E si terrà lunedì, proprio nella sede della Camera dei rappresentanti di Tobruk, invece che a Bengasi, come annunciato, il giuramento dei Ministri del nuovo Governo ad interim guidato da Dbeibah. Uno spostamento legato a un attacco condotto da “uomini armati al quartiere generale della Camera dei rappresentanti a Bengasi” e soprattutto dalla diffidenza di Haftar verso il nuovo esecutivo.
Sono sempre più forti gli interessi di chi punta a una Libia stabile per tornare a fare affari nel Paese. I turchi hanno fretta di riprendere i contratti anche perché hanno già accumulato molti insoluti di pagamento con la presidenza Serraj. Dbeibah è uomo d’affari ed è consapevole che le condizioni di sicurezza e la puntualità nei pagamenti sono precondizione per attrarre nuovi investimenti. Il primo passo per l’unificazione, oltre agli aspetti amministrativi e la formazione di un esercito unico, sarà il bilancio unificato per i proventi del petrolio su un conto della Noc. Quanto ai rapporti bilaterali, il nuovo Governo ad interim creerà anche una nuova commissione mista italo-libica per risolvere gli insoluti dei pagamenti alle imprese italiane finora valutati in 324 milioni di dollari.
L’Ambasciatore Pasquale Ferrara, Inviato speciale per la Libia del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in un’intervista a un quotidiano egiziano ha affermato che “la vera transizione libica comincia ora” e “faremo tutto quello che ci sarà possibile – sia a livello bilaterale che nel quadro dell’Unione Europea – per sostenere con rispetto e amicizia questo processo che può aprire un nuovo capitolo nella storia della Libia”.
Ma la vera incognita del futuro restano i russi ancora presenti con i contractors della Wagner. Mosca non ha interessi economici immediati sulla Libia ma solo geopolitici: vuole usare il Paese come trampolino di lancio per una penetrazione sempre più consistente nell’area centroafricana. Una fase di instabilità duratura in Libia sarebbe stata gradita ai russi che si devono ora accontentare di sostenere la componente gheddafiana radicale alle prossime elezioni, che possa servire come alleato forte delle loro ambizioni egemoniche.
Il nuovo Governo ad interim accompagnerà la Libia fino al giorno delle elezioni, il 24 dicembre. Biden e l’Unione europea premiano gli sforzi dell’Italia
Nell’ottobre del 2011 a bombardamenti ormai finiti e Gheddafi deposto e ucciso, un Ministro della Difesa di Berlusconi come Ignazio La Russa volava a Tripoli e ascoltava quasi in estasi le parole del Presidente del consiglio di transizione libico Mustafà Abdel Jalil, secondo il quale senza l’Italia e il suo colonialismo “non ci sarebbe stata neppure la Libia”.
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