Libia: l'Ue potrebbe schierare osservatori militari sul territorio nel caso in cui venisse raggiunto un accordo per il cessate-il-fuoco. Un'Unione europea più coinvolta?
Libia: l’Ue potrebbe schierare osservatori militari sul territorio nel caso in cui venisse raggiunto un accordo per il cessate-il-fuoco. Un’Unione europea più coinvolta?
Secondo un documento ottenuto dal giornale Politico, l’Unione europea avrebbe elaborato un piano per schierare degli osservatori militari in Libia nel caso in cui venisse raggiunto un accordo per il cessate-il-fuoco.
Le tre opzioni europee
Le opzioni pensate da Bruxelles per rafforzare la tenuta di un’eventuale tregua sono in tutto tre.
La prima prevede l’affiancamento di un’iniziativa a guida libica, cambiando il mandato (civile) della missione Eubam. La seconda prevede l’appoggio al meccanismo di monitoraggio dell’Onu, contribuendo con fondi e con del personale, o anche rafforzando l’operazione Irini. La terza opzione, infine, prevede una missione militare europea vera e propria, con l’invio in Libia di due brigate da 5mila-10mila membri in tutto: un’opzione però già esclusa perché troppo rischiosa.
Il livello di pericolo per un contingente europeo che volesse posizionarsi nel mezzo delle due fazioni in conflitto, infatti, sarebbe “molto alto”, si legge nel documento: “a causa del supporto fornito da Stati terzi e da proxies, la quantità di equipaggiamento militare a disposizione di entrambe le parti è notevole”.
I fronti della guerra in Libia
La guerra civile in Libia vede contrapposti, da un lato, il Governo di Tripoli (riconosciuto dall’Onu e sostenuto militarmente dalla Turchia) e, dall’altro, le forze del generale Khalifa Haftar (spalleggiato da Russia, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Francia).
Pochi giorni fa il Wall Street Journal ha diffuso la notizia che, stando a un rapporto riservato delle Nazioni Unite, quest’anno gli Emirati hanno aumentato i rifornimenti militari ad Haftar – violando l’embargo sulle armi – con l’obiettivo di contrastare l’influenza della Turchia.
La Turchia si è garantita una presa fortissima sul Governo di Fayez al-Sarraj attraverso l’intervento militare: ha inviato combattenti e droni a supporto di Tripoli, permettendole di rompere l’assedio e di ricacciare indietro le milizie di Haftar. Nonostante le annunciate dimissioni di al-Sarraj, Ankara ha già fatto sapere che continuerà a collaborare con il Governo libico. Il Paese nordafricano è infatti un tassello importante della strategia estera del Presidente turco Erdogan, che vuole fare della Turchia una potenza regionale in grado di influenzare il mar Mediterraneo e il Caucaso.
Gli Emirati Arabi Uniti vedono nella Turchia una rivale: Abu Dhabi, ad esempio, teme e si oppone all’Islam politico dei Fratelli Musulmani, che Ankara però sostiene.
Perché la tregua sembra improbabile
Che in Libia si arrivi a un cessate-il-fuoco tra le forze di Tripoli e le milizie di Haftar sembra improbabile. Una sorta di tregua militare c’è, ma la sua formalizzazione è complicata dagli interessi contrapposti delle due fazioni e dei loro rispettivi sponsor.
Nonostante le sconfitte subite, poi, Khalifa Haftar – considerato un ostacolo al processo di pace – mantiene ancora una certa rilevanza, grazie soprattutto al controllo dei terminal per l’esportazione di petrolio. Le trattative per la formazione di un Governo unitario risentono di questa forte leva negoziale nelle mani del generale. E né lui vuole farsi da parte, né sembra che i suoi alleati vogliano scaricarlo.
Un’Europa più coinvolta?
Politico scrive che il Rappresentante europeo per gli Affari esteri, Josep Borrell, vorrebbe per Bruxelles un maggiore coinvolgimento nella questione libica, non solo diplomatico, ma anche militare.
Già lo scorso gennaio Borrell aveva detto che, se in Libia si arrivasse a un cessate-il-fuoco, l’Ue dovrebbe farsi trovare pronta e contribuire all’implementazione e al monitoraggio dell’accordo, “possibilmente anche con dei soldati”.
Nel documento ottenuto da Politico si legge che un maggiore coinvolgimento europeo in Libia rafforzerebbe “la credibilità dell’Ue quale operatore di sicurezza nel vicinato meridionale”. La credibilità europea è in gioco anche in un’altra crisi, stavolta interna al continente: quella in Bielorussia.
Secondo un documento ottenuto dal giornale Politico, l’Unione europea avrebbe elaborato un piano per schierare degli osservatori militari in Libia nel caso in cui venisse raggiunto un accordo per il cessate-il-fuoco.
Le tre opzioni europee
Le opzioni pensate da Bruxelles per rafforzare la tenuta di un’eventuale tregua sono in tutto tre.
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