Le dimissioni di due Primi Ministri nel giro di poco tempo potrebbero avere delle conseguenze sulla politica estera del Regno Unito che andranno al di là degli scontri interni al Partito conservatore
Dopo soli quarantacinque giorni dalla data di insediamento, la Prima Ministra britannica Liz Truss si è dimessa giovedì dall’incarico di leader del Partito conservatore e dunque da premier del Regno Unito. Il suo è stato un Governo brevissimo – considerati i dieci giorni di lutto per la morte della regina Elisabetta II, Truss ha guidato davvero il Paese per poco più di una settimana – che è stato condannato innanzitutto dalla proposta economica del “mini-budget”: ovvero grandi tagli alle tasse (da 45 miliardi di sterline) sui redditi più alti e più aiuti a famiglie e imprese da finanziare con il debito.
Il piano, secondo Truss, avrebbe dovuto permettere una forte crescita dell’economia britannica. Ma, visto il contesto di alta inflazione, rischio concreto di recessione e debito alto, i mercati hanno temuto una crisi delle finanze pubbliche: i titoli di stato sono crollati e la sterlina pure, costringendo la banca centrale a intervenire per salvare i fondi d’investimento e le società finanziarie.
Foreign Policy ha scritto che le dimissioni di due Primi Ministri nel giro di poco tempo potrebbero avere delle conseguenze sulla politica estera del Regno Unito che andranno al di là degli scontri interni al Partito conservatore. La Russia, ad esempio, ha festeggiato l’uscita di scena di Truss (l’ex Presidente Dmitrij Medvedev, molto vicino a Vladimir Putin, l’ha salutata con un ironico “Bye, bye”) perché Londra è stata finora una delle maggiori sostenitrici dell’Ucraina, anche dal punto di vista militare. Mosca potrà sfruttare i problemi interni del Regno Unito per rafforzare la sua propaganda anti-occidentale, o cercare di inserirsi in un’eventuale campagna elettorale per influenzarla a suo favore.
Le dimissioni di Truss, inoltre, mettono in dubbio i suoi piani per la difesa in un momento complicato per la sicurezza europea. Voleva portare la spesa per il comparto al 3% del Pil entro il 2030, un punto percentuale al di sopra dell’obiettivo minimo della Nato, ma l’impegno potrebbe venire cancellato. Anche i piani del predecessore di Truss, Boris Johnson, sulla cosiddetta “revisione integrata” della difesa (il documento era intitolato Global Britain in a Competitive Age), finiranno probabilmente in secondo piano.
Il successore di Truss alla leadership dei Conservatori – che diventerà automaticamente Primo Ministro, essendo a capo del partito di maggioranza – potrebbe essere proprio Johnson, ma non sembra essere questo l’esito più probabile. Tra i favoriti c’è piuttosto Rishi Sunak, ex Cancelliere dello Scacchiere (una carica paragonabile a quella di Ministro dell’Economia) che si candidò in estate dopo le dimissioni di Johnson ma perse il confronto con Truss. La sua popolarità è però cresciuta di recente, avendo previsto l’impatto negativo del “mini-budget” della prima ministra.
Un altro nome che sta circolando molto è quello di Penny Mordaunt, leader della Camera dei comuni e già Ministra della Difesa, posizionatasi al terzo posto nella competizione estiva per la leadership del Partito conservatore.
Le dimissioni di due Primi Ministri nel giro di poco tempo potrebbero avere delle conseguenze sulla politica estera del Regno Unito che andranno al di là degli scontri interni al Partito conservatore
Dopo soli quarantacinque giorni dalla data di insediamento, la Prima Ministra britannica Liz Truss si è dimessa giovedì dall’incarico di leader del Partito conservatore e dunque da premier del Regno Unito. Il suo è stato un Governo brevissimo – considerati i dieci giorni di lutto per la morte della regina Elisabetta II, Truss ha guidato davvero il Paese per poco più di una settimana – che è stato condannato innanzitutto dalla proposta economica del “mini-budget”: ovvero grandi tagli alle tasse (da 45 miliardi di sterline) sui redditi più alti e più aiuti a famiglie e imprese da finanziare con il debito.